ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA

 

 

Pubblicato in: Atti del I Incontro/Convegno delle Associazioni di Astrofili Liguri, Sestri Levante (GE), 27 marzo 2004.

 

 

ARCHEOASTRONOMIA MEDIOEVALE IN LIGURIA

 

Mario Codebò, Henry De Santis

 

 

Chiesa di S. Eugenio - Isola di Bergeggi
Lat. 44°14'05"N; long. 8°26'44"E, quota m. 53 s.l.m.

Della chiesa, edificata intorno al X° secolo, restano le absidi comprensive di monofore, i due altari, parte del muro meridionale ed il perimetro di fondazione, nonché gli adiacenti ruderi del monastero.

L'edificio è stato oggetto di studi atti a dimostrare l'esistenza di orientamenti particolari.

La ricerca ha dato risultati positivi in quanto:

La monofora SE della navata meridionale è orientata al sorgere del sole al solstizio d'inverno (21/12) e nel giorno del Santo Natale nel X secolo, avendo un azimut medio di 123,07° e una declinazione media di -23,36°. Altresì è possibile ipotizzare altri due orientamenti, verso l'alba dei giorni 28 e del 30 dicembre, dove si festeggiano rispettivamente un S. Antonio, monaco di Lérins del V sec. e un S. Eugenio, religioso milanese noto almeno dalla seconda metà del VIII secolo, forse vescovo o confessore, che alcuni studiosi identificano con il più famoso S. Eugenio vescovo di Cartagine a cui la chiesa sarebbe dedicata.

La monofora dell'abside settentrionale sottende un azimut di 90° con una declinazione del X secolo di 3,15° relativa al 28/03 ed al 14/09, dove nella prima data si ricorda San Godranno re dei franchi nel VI secolo e nella seconda la festa dell'esaltazione della Santa Croce, mentre è interessante notare che il 29/03 si festeggia S. Secondo Martire, patrono di asti e di Ventimiglia. Inquadrando la Liguria del X sec. in un ambito "Gallico", e data la provenienza dei monaci, l'orientamento della monofora, verso la festa del Santo franco e del patrono di Alb(i)um Intemelium, non può apparire casuale.

L'asse della chiesa invece non risulta essere orientato verso giorni particolari avendo un azimut di 81,6° e declinazioni sottese nel X sec. di 6,21° e di -3,78° nella direzione opposta.

 

 

Chiesa di S. Michele di Noli
Lat. 44°12'16"N; long. 08°24'43"E; q. m. 138,8 s.l.m.

Eretta e gestita dal potente ordine benedettino di Lérins nel X - XI sec. la chiesa è da considerarsi gemella di quella di S. Eugenio dell'isolotto di Bergeggi.
Inizialmente la chiesa aveva solo una navata con volta a botte ed abside semicircolare, solo nel XII secolo fu aggiunta la seconda navata. Attualmente è pressoché ridotta a rudere. L'edificio è posto sull'omonima collina di S. Michele ed è facilmente raggiungibile tramite un sentiero che parte da Noli. La misura dell'asse ha dimostrato che l'abside è posta verso l'alba del solstizio estivo (21/06) con un azimut di 58,5° e una declinazione dì 22,8° (22,9° nel XI sec.). La declinazione 22,9° è infine quella del sole intorno al 8-9 giugno quando anticamente veniva festeggiato ad Albenga S. Michele Arcangelo, santo tipicamente longobardo attualmente festeggiato il 29/09. Verso l'azimut opposto 238,5° la declinazione è di -13° corrispondente al 14/02 ed al 28/10, il 14/02 sono ricordati i SS. Cirillo e Metodio, più noti come Costantino e Michele evangelizzatori dei popoli slavi nel IX secolo. Si può ipotizzare un intento volontario dato il santo conosciuto anche con il nome di Michele. Il 28/10 sono ricordati i Santi Simone e Giuda apostoli, figure comunque molto importanti nella liturgia cattolica. Da quanto sopra si desume che la chiesa sia stata deliberatamente orientata verso l'alba solstiziale e dei giorni dedicati ai suddetti Santi.

 

 

S. Lazzaro di Noli

Lat. 44°11' 56" N; long. 8°25'12" E; q.m. 62,5 s.l.m. [I.G.M.I. 1:25000]

Salendo lungo la mulattiera che inizia in via XXV Aprile e che conduce al "semaforo" sopra Capo Noli, si raggiungono i ruderi di due edifici: il lazzaretto e la cappella annessa, intitolata a S. Lazzaro. Gli edifici, purtroppo in stato di particolare rovina, con 1’abside della chiesetta gravemente danneggiato e pericolante, risalgono ai secoli X-XIII e servirono come ricovero per i marinai nolesi che ritornavano in patria affetti da malattie contagiose o come luogo di quarantena e contumacia per quelli che provenivano da località infette. Dalla filza n. 19 dell'Archivio Storico Comunale di Noli sappiamo che nel 1587 vi fu ricoverato l'ultimo appestato "...un certo Francesco Ferro, il quale fu messo in quarantena nell'antico lazzaretto con quattro uomini di guardia e col solo infermiere Dominico Lagasio, che aveva l'incarico di dargli la purga...".

Da quell'anno in poi gli appestati - che pare non furono mai molti, perché la peste sostanzialmente risparmiò la piccola repubblica marinara - ed i sottoposti a quarantena vennero rinchiusi nel castello di Monte Ursino. Il lazzaretto e la chiesa annessa caddero progressivamente in rovina.

Anche di questa chiesa la prima descrizione si trova nella citata relazione della visita. apostolica di Mons.  Niccolò Mascardi: "...Caratterizzata dalla sua esiguità. L'altare nella parete orientale non è conforme alle prescrizioni, spoglio e privo del necessario.  Non vi si celebra messa.  Il reddito è di circa lire 6, derivanti da pochi alberi di olivo che sono assegnati ad un chierico della cattedrale...".

Lo storico nolese Can. Descalzi attribuisce l'erezione del complesso ai Cavalieri di Rodi (già Cavalieri Gerosolimitani, poi Cavalieri di Malta, oggi Sovrano Ordine Militare Gerosolimitano di Malta) verso la metà del XII secolo, essendo allora Gran Maestro Fabrizio Del Carretto, marchese di Finalborgo (oggi: Finale ligure).

Allo stato attuale della ricerca archivistica, non sono stati rinvenuti altri documenti riguardanti questo complesso di edifici. In mancanza di orientamenti chiaramente significativi, riteniamo che S. Lazzaro dì Noli sia stata più probabilmente costruita unicamente in funzione della morfologia del suolo, senza alcun orientamento astronomico particolare e con un generico orientamento absidale a levante: l'abside rivolto a mare e l'ingresso rivolto a monte.  Ciò potrebbe essere connesso 'con la sua funzione più modestamente "pratica" di cappella di lazzaretto per il conforto spirituale degli internati.

 

 

Santa Margherita e Santa Giulia in Capite Nauli.

Lat. 44°11'49"N; Long. 8°25'32"E; q.m. 120 s.l.m.

Le notizie storiche in merito a questi edifici sono scarsissime, e la loro origine, nonché l’Ordine edificante, sono sconosciuti.

Oggi le due chiese - che hanno subito gravi demolizioni nel corso del secondo conflitto mondiale - si presentano addossate l’una all’altra, ad oriente S. Giulia e ad occidente S. Margherita (e/o S. Abbondio secondo uno storico nolese),  a picco sul mare sullo sperone roccioso di Capo Noli, lungo un antico percorso congiungente la Repubblica Marinara di Noli al finitimo Marchesato del Finale.

Il complesso, costruito con mattoni e pietre in stile romanico, fu sede di un romitorio dei Cavalieri Gerosolimitani, e già nel 1191 viene citata una chiesa di Santa Giulia “in capite Nauli”.

L’asse abside-facciata della chiesa trecentesca di Santa Margherita ha un azimuth di 241°14' 51" e  sottende la declinazione equinoziale - 0° 19', raggiunta dal sole tramontante dietro l'alta rupe antistante. In questa circostanza i suoi raggi probabilmente penetravano attraverso il rosone, oggi solo parzialmente individuabile, e illuminavano la mensa dell'altare.

L’azimuth opposto 61°14'51" sottende la declinazione 19°40'39" che il sole assume intorno ai giorni 19/05 e 25/7. Intorno alla prima data ricorre il martirio in Corsica di S. Giulia Vergine, il cui nome è presente in tutti i martirologi, compreso quello Geronimiano, che colloca la data al 22/5, desumendola da un martirologio non posteriore al V secolo. Vicino alla seconda data ricorre il martirio di S. Marina o Margherita di Antiochia di Pisidia, celebrato in data 17 o 18 o 20 luglio, a seconda dei martirologi consultati.

Inoltre, il 27 luglio, secondo il martirologio Geronimiano, si celebrano santa Giulia e Gioconda martiri di Nicomedia, anche se la loro esistenza è dubbia, potendo trattarsi la prima di Giuliana Martire di Nicomedia e la seconda essendo sconosciuta ad altre fonti.

La monofora semidistrutta dell'abside della chiesa di S. Margherita, con azimuth 105°42', sottende la declinazione -11°39', raggiunta dal sole nei giorni intorno al 18/2 e 24/10. La seconda data corrisponde, con buona approssimazione, alla memoria di S. Margherita di Roskilde,  vissuta in Danimarca nel XII secolo, circa duecento anni prima della costruzione di questo edificio.

Nessun allineamento rinvia invece a S. Abbondio.

Il numero discretamente elevato di allineamenti significativi sembra escludere la loro casualità, mentre alcune loro peculiarità ci inducono ad ipotizzare gli edificatori delle due chiese nei Benedettini di Leryns, notoriamente molto attivi nell'antica Repubblica Marinara di Noli e nella Liguria di ponente.

 

 

La Benedicta
Lat. 44°33'52,70" N; Long. 08°46'38,98"E; q.m.694 s.l.m.

Priorato benedettino del XI secolo, posto nell’odierno comune di Capanne di Marcarolo, lungo la Strada Cabanera, divenne successivamente di proprietà degli Spinola e fu raso al suolo nel 1944 per vicende belliche. Non si riscontrano, allineamenti significativi, benché verso E la declinazione sottesa si avvicini, per eccesso, a quella del Sole al solstizio d’estate e verso S, per difetto, alla minima stazione Lunare.

 

 

Il Cenobio di San Tomaso di Rapallo
Lat.: 44°21'38,11"N; long.: 9°12'00"E; q.m.75 s.l.m. [I.G.M.I. 1:25000]

I ruderi del Cenobio, posti in località Santa Maria del Campo, rispecchiano ancor oggi lo splendore che caratterizzava la struttura a due navate di questo monastero benedettino prevalentemente femminile. Secondo lo storico Arturo Ferretto il monastero fu fondato intorno al 1160, il monastero fu sconsacrato nel 1582 ed i suoi beni furono improrogabilmente alienati nel 1597, e da allora il convento fu destinato ad una lenta rovina.

L'asse maggiore della struttura (verso l'abside) è orientato verso il sorgere del sole agli equinozi (21/03-23/09) con azimut 97°20' (ho 6°30') e declinazione - 0°44'.

 

 

Monastero di Santa Maria in Valle Christi (Rapallo)

Lat. 44°21’23,51”N; long. 9°12’10,65”E; q. m. 18 s.l.m. [I.G.M.I. 1:25000]

L’edificio era un imponente monastero femminile di clausura, edificato dall’ordine cistercense tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII, su donazione di due nobildonne genovesi. Alle dirette dipendenze della Santa Sede, ospitò la preziosa reliquia di San Biagio, poi conservata fino ad oggi nella Basilica di Rapallo.

Il complesso fu abbandonato per decreto 3 ottobre 1568 di Papa Pio V, che ne dispose la chiusura.

L’asse centrale della chiesa, misurato il 29/05/1999, risulta orientato nelle seguenti direzioni:

AaM: 101,56°<>281,56° (e.q.m. ±0,06<>0,06); hv 4,70°<>13,80°; decl.M sec. XII –5,36°<>17,95° (e.q.m. ±0,32<>0,48).

La declinazione –5,26° era raggiunta dal Sole il 28/02 ed il 29-30/09, feste, queste due ultime, di S. Michele Arcangelo (in antico festeggiato in data 08/06) e S. Girolamo Dottore della Chiesa.

La declinazione +17,95° era raggiunta dal Sole il 04/05 ed il 26/07, feste, rispettivamente, di S. Monica, madre di S. Agostino, e S. Anna, madre della B. V. Maria. Trattandosi di un monastero fin dall’inizio femminile è possibile che si sia voluto deliberatamente orientare la chiesa verso il tramonto del Sole nella ricorrenza di queste due insigni Sante.

Sono state infine prese le altezze e gli azimut di tutte le monofore della struttura da tre punti di stazione differenti: il limite interno dell’abside, il limite esterno dell’abside (presunto transetto) e l’atrio della chiesa. L’unico dato interessante è la declinazione –23,43° fornita dalla finestra E della navata S che permetteva l’ingresso della luce del sole al solstizio d’inverno.

 

 

Chiesa di S.Lorenzo al Caprione (SP)

Lat. 44°05'23"N; Long. 9°55'48"E; q.m. 230 s.l.m. (foglio  I.G.M.I. 1:50.000)

La chiesa di S. Lorenzo ai Monti sul promontorio spezzino del Caprione (o Carpione, nella dicitura più moderna) viene citata per la prima volta nell'anno 1297 nei Registri Vaticani delle Decime. Successivamente, nell'Estimo della Chiesa Lunense 1470-1471 è citata fra le dipendenti della pieve di Trebbiano come "chiesa de Carpiono".
Di essa abbiamo pochissime notizie storiche, sembra che essa non sia mai stata pieve e forse neppure autonoma, ma sempre dipendente da qualche chiesa maggiore; non sappiamo se fosse officiata dal clero diocesano o da quello regolare; non conosciamo la data della sua costruzione ne quello del suo abbandono. Attualmente è ridotta ad un rudere, circondato da resti di costruzioni ancora meno leggibili (un villaggio? un monastero?): restano l'abside, l'intero muro settentrionale, il campanile inglobato nel corpo dell'edificio con una sorta di corridoio o ambulacro d'accesso, circa un terzo del muro meridionale. Sull'abside si notano tracce di affreschi e tre monofore. Manca completamente l'altare del quale, stranamente, non si notano neppure le tracce. La navata è unica.
In queste condizioni di conservazione abbiamo potuto misurare con precisione l'orientamento azimutale della navata e, con molta maggiore incertezza, ipotizzando il centro dello scomparso altare al centro dell'apertura dell'abside, quello delle monofore.

Sono state eseguite serie di misurazioni in tre giorni diversi e per i calcoli sono state utilizzate le medie dei valori ottenuti.

L'azimut medio delle prime due serie di misure è pari a 89,99° con e.q.m. ±1,24; se consideriamo anche la terza, risulta pari a 90,6° con e.q.m. ±1,9.

L'edificio giace, quindi, esattamente sull'asse equinoziale. Il fatto è stato verificato anche visivamente.

 

 

Bibliografia.

 

 

 

 

·        Bonòra V., Codebò M., De Santis H., Marano Bonòra A. (2004 b). Gli orientamenti astronomici delle chiese di S. Giulia e S. Margherita di Capo Noli. In atti del II° Convegno S.I.A., Monte Porzio Catone (Roma) 27-28/09/2002.

 

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