ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA
Pubblicato in: Atti del I Convegno Nazionale di Archeoastronomia in Sardegna, "Cronache di Archeologia", Vol. 9, Sassari, 2012, pp. 47-83,
ISBN
978-88-89502-48-8
LA PRECESSIONE DEGLI
EQUINOZI PRIMA D’IPPARCO: DALLA STELLA DI BETLEMME ALLA CREAZIONE DEL MONDO
Mario Codebò
ABSTRACT
This report is the synthesis and the revision
(with the latest data) of some partnership researches which
Since about the second century b. C. to about
the second century a. D. several eschatological hopes spread over the Asiatic,
African and European Mediterranean area among Latin, Greek, Jewish, etc.
peoples, sometimes being the cause of rebellions too: peoples were waiting for
a new age!
When
But another rare and meaningful heavenly phenomenon
took place in 7 b. C.: planets Jupiter and Saturn got their closest angular
separation three times in the same constellation in nine months, which was just
Pisces! We agreed partially with people who suggest that this threefold closest
angular separation between Jupiter and Saturn is the
Introduzione
Questo lavoro, presentato su
invito al primo convegno nazionale di archeoastronomia in Sardegna
Nel presente lavoro ripercorrerò, dalla nascita di Cristo alla data biblica della creazione del mondo, le tracce che ci hanno condotto a questa allora per noi sconcertante conclusione e ne mostrerò le "prove".
Il quadro storico
Ettore Bianchi, lo storico del nostro gruppo, ha messo bene in evidenza nei nostri precedenti articoli (Bianchi e Codebò 2005; Bianchi, Codebò, Veneziano 2005; 2009; 2010a; 2010b) come nel periodo tra la metà del II secolo a. C. e la metà del II secolo d. C. si siano verificate nel mondo mediterraneo ripetute rivolte di popoli, classi sociali e gruppi particolari contro l'ordine costituito (sostanzialmente il potere di Roma e dei suoi alleati) in nome di una liberazione posta sotto il segno di una nuova era prossima ventura o appena iniziata.
Cominciarono i Giudei che, sotto
la guida dei Maccabei, nel
Nel
Seguirono via via altre sommosse, fra cui le cosiddette guerre servili dei Romani e segnatamente la rivolta di Spartaco, le terribili guerre civili (tra Mario e Silla, tra Cesare e Pompeo, tra Bruto e Cassio da una parte e Marco Antonio ed Ottaviano dall'altra, ed infine tra Ottaviano e Marco Antonio), per culminare infine con le due guerre giudaiche del 66 – 70 e del 133 – 135 d. C., intraprese sotto la dichiarata e cosciente aspettativa di un Messia rinnovatore che avrebbe condotto infallibilmente alla vittoria. Sotto questo punto di vista assume particolare significato l'attesa, presso la comunità di Qumran, del conflitto finale fra i figli della luce ed i figli delle tenebre, accuratamente descritto nella Regola della Guerra (Moraldi 1994).
Con la fine delle guerre giudaiche, la distruzione di Gerusalemme e l'inizio della diaspora si conclusero i tempi dell’attesa escatologica (o millenaristica) nel mondo antico. Piano piano il Cristianesimo si affermò quale religione dominante vincendo la sfida che gli era stata lanciata non tanto dalla religione greco-romana tradizionale, che non aveva più credito, quanto dalle nuove religioni generalmente d'importazione orientale: mitraismo, culti di Iside[4], ecc.
L’ambiente culturale romano
Quest'attesa millenaristica trovò in Roma due importanti sviluppi.
Il vecchio calendario romano,
tradizionalmente risalente a re Numa Pompilio, alla metà del I secolo a. C.
mostrava una discordanza di ben 90 giorni con gli eventi astronomici che
avrebbe dovuto rappresentare, pare anche a causa di ripetute omissioni
d'intercalazioni (Cappelli 1998, p. 25; Bickerman 1963, pp. 37 – 48). Nessuno
però si era preoccupato più di tanto di tutto ciò. Perché allora Giulio Cesare,
al momento pontifex maximus, ritenne
necessario riformarlo radicalmente con l'aiuto dell'astronomo egiziano
Sosigene, introducendo il noto anno di 365,25 giorni? Secondo la nostra ipotesi
lo fece più per motivi politici che pratici: Cesare portava avanti da tempo un
progetto di riforma dello stato in senso monocratico perché aveva capito che il
vecchio regime repubblicano aristocratico dopo settecento anni non rispondeva
più alle esigenze di Roma. Occorreva iniziare una nuova repubblica in cui un princeps, nel quale si accentravano una
serie di poteri, agiva in sinergia con il senato come primum inter pares. L'uscita dell'equinozio vernale dalla costellazione
dell'Ariete ed il suo ingresso nella costellazione dei Pesci, che avveniva
proprio in quegli anni, significava la fine di una vecchia era e l'inizio di
una nuova, tanto nei cieli come nella res
publica. Riformando il calendario nel
In quegli stessi anni il giovane Publio Virgilio Marone scrisse la sua quarta Bucolica in cui celebrò il ritorno prossimo della mitica Età dell'Oro (Carea 1971, pp. 98-101):
<<Ultima Cymaei venit iam carminis
aetas,
magnus ab integro saeclorum nascitur
ordo;
iam redit et Virgo, redeunt Saturnia
regna,
iam nova progenies caelo demittitur alto>>
<<Tu modo nascenti puero, quo
ferrea primum
desinet ac
toto surget gens aurea mundo,
casta fave Lucina; tuus iam regnat
Apollo>>:
<<Teque adeo decus hoc aevi, te
consule, inibit,
Pollio, et incipient magni procedere menses:>>
Nella
nostra ipotesi,
Si noti qui il topos del parto miracoloso di una vergine, molto comune nelle mitologie antiche. Forse qui Virgilio riecheggia, secondo una consuetudine orientaleggiante divenuta di moda nella Roma imperiale, un antico mito isiaco egiziano già messo in evidenza da Nedim Vlora durante il convegno SIA del 2005. Vedremo più avanti quale importanza ha sia la costellazione della Vergine che il parto verginale nella religione zoroastriana.
L'ambiente culturale giudaico
La questione del messianismo in Israele è ben nota e non è certo il caso di svilupparla qui. Mi limiterò dunque a citare e descrivere solo quelle sue parti che s'intersecano con aspetti astronomici.
Secondo alcuni autori moderni il messianismo non sarebbe stato presente in modo così chiaro e netto nella religiosità ebraica fin dalle origini. I suoi prodromi andrebbero ricercati nella divisione del regno unitario di Salomone dopo la sua morte: a nord il regno d'Israele con capitale Samaria ed a sud il regno di Giuda con capitale Gerusalemme. Questi due regni svilupparono differenti teologie della salvezza (Sacchi 1990, pp. 199-219).
In Israele prevalse la tesi che era indispensabile la perfetta osservanza della legge mosaica da parte di ciascun israelita; bastava l’omissione di qualche osservanza da parte di un singolo, che il castigo divino si sarebbe abbattuto sull'intera comunità. Va da sé che una simile concezione "rigida" portava ad una maggiore moralità.
In Giuda prevalse la tesi che la salvezza sarebbe arrivata a tutti per i meriti di uno solo: quel discendente di Davide cui erano state dirette le promesse divine e che avrebbe dovuto prima o poi nascere. Egli era il Messia atteso.
La caduta di Samaria nel 722 –
Ma la caduta di Gerusalemme nel 598 – 597 una prima volta e nel 587 o 586 una seconda volta ad opera dei Babilonesi guidati da Nabucodonosor e la conseguente deportazione dei quasi tutto il popolo a Babilonia mise in crisi anche la teologia giudaica.
Gli esiti delle deportazioni furono però diverse: le dieci tribù del regno del nord scomparvero, probabilmente assimilate dalle popolazioni dell'Alta Mesopotamia, mentre le due tribù di Giuda e Beniamino resistettero all'assimilazione e conservarono l'identità e le tradizioni per tutti i circa settanta anni di durata dell'esilio. Pare anzi che fosse questo il periodo in cui si formò la nuova identità del futuro popolo di Giuda, che tornò in Palestina solo dopo l'avvento del regno persiano. Durante il periodo dell'esilio babilonese probabilmente si cominciò a mettere per iscritto quei testi che formarono molto più tardi il canone della bibbia ebraica, ma contemporaneamente gli esiliati vennero inevitabilmente a contatto con la cultura mesopotamica, con la sua teologia e con la sua astronomia, la quali sembrerebbero essere state influenzate da quelle zoroastriane del vicino altopiano iranico.
Fatto sta che in questa fase della storia ebraica si concretizzarono alcuni suoi caratteri: il messianismo raggiunge un pieno sviluppo e, probabilmente a ritroso, si vollero trovare spunti messianici in tradizioni di epoche precedenti o piuttosto si cominciò ad interpretare messianicamente passi prima di allora forse diversamente interpretati, come il famoso versetto 17 del capitolo 24 del libro dei Numeri (AA.VV. 1976):
<<Lo vedo, ma non ora;
lo contemplo, ma non vicino:
sorge un astro da Giacobbe,
si eleva uno scettro da Israele
che ferirà i fianchi di di Moav
e abbatterà tutti i figli di Schet.>>
dal quale si dedusse l'avvento, in un tempo escatologico, di un Messia liberatore. Anzi, esso genererò nei Qumraniani l'attesa di due Messia: uno religioso e l'altro militare.
La data della venuta del Messia viene “profetizzata” nel libro di Daniele (Dn 9,24-27):
<<Settanta settimane sono fissate
per il tuo popolo e per la santa città
per mettere fine all’empietà,
mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità,
portare una giustizia eterna,
suggellare visione e profezia ed ungere il Santo dei Santi.
Sappi ed intendi bene,
da quando uscì la parola
sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme
fino ad un principe consacrato,
vi saranno sette settimane.
Durante sessantadue settimane
saranno restaurati, riedificati piazze e fossati,
e ciò in tempi angosciosi.
Dopo sessantadue settimane,
un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui,
il popolo di un principe che verrà
distruggerà la città ed il santuario;
la sua fine sarà un’inondazione e, fino alla fine,
guerra e desolazioni decretate.
Egli stringerà una forte alleanza con molti
per una settimana e, nello spazio di metà settimana,
farà cessare il sacrificio e l’offerta;
sull’ala del tempio porrà l’abominio della desolazione
e ciò sarà fino alla fine, fino al termine segnato del devastatore>>[6].>>
La critica moderna è sostanzialmente d’accordo nel porre la composizione del libro di Daniele al tempo della persecuzione di Antioco IV Epifane nel III secolo a. C. e ad intendere le settimane come settenari di anni, per cui 70 settimane corrispondono a 490 anni. Il problema è la data iniziale da cui contare questo periodo alla fine del quale giungerà l’atteso Messia. Vi sono diverse datazioni[7]:
1) dalla distruzione del primo
tempio nel
2) dall’editto di Artaserse del
458 –
3) sempre dall’editto di Artasesrse,
ma collocato nel
4) dall’editto di Ciro del
5) dalla distruzione del primo
tempio nel
Come vedremo poco più avanti, le
ultime due date –
Parallelamente ad una teologia messianica più, per così dire, ufficiale e popolare, durante l'esilio babilonese prese forma l'apocalittica. Questa corrente di pensiero, tutt'oggi non definita in termini rigorosi, si riconosce facilmente per alcune sue caratteristiche inconfondibili: è una visione del futuro, fortemente simbolizzata, sviluppata in ambienti molto colti e tutt'altro che popolari (forse potrebbe essere paragonata alla gnosi cristiana) ed intrisa di conoscenze angeologiche ed astronomiche.
Si può ipotizzare che, a contatto con la cultura mesopotamica, molto ricca di figure angeliche e di astronomia, gli apocalittici giudaici abbiano voluto assumere nella Bibbia queste credenze allo scopo di mostrarle sottomesse al dio unico YHWH. Di fatto, nei testi apocalittici compaiono schiere di angeli, con tanto di nomi e con una loro personalità: alcuni sono fedeli a YHWH altri gli si sono ribellati. Tutti Gli sono sottomessi e sembrano in qualche modo legati agli astri.
I testi fondamentali dell'apocalittica giudaica che qui c'interessano sono i cinque libri di Enoch (Sacchi 1981, vol I): libro dei Vigilanti, Libro delle Parabole, Libro dell'Astronomia, Libro dei Sogni, Epistola di Enoch.
Il Libro delle Parabole non faceva parte del Pentateuco originale di Enoch; in suo luogo c'era il Libro dei Giganti, che però è andato perduto tranne pochi frammenti.
Dal punto di vista astronomico i più interessanti sono il Libro dell'Astronomia ed il Libro dei Vigilanti.
Del primo darò solo qualche cenno, sia perché esula in parte dal contesto specifico di questo articolo sia perché da solo richiederebbe un'apposita trattazione. Mi preme solo di fare sapere che in esso si trova una teoria dei moti solare e lunare apparenti sull'orizzonte: sei porte ad oriente e sei porte ad occidente consentono rispettivamente di entrare e di uscire al Sole. Questa "colorita" spiegazione ben si accorda con il raggiungimento della medesima declinazione due volte da parte del Sole ed il conseguente sorgere e tramontare ad uno stesso azimut due volte nel corso dell'anno. Per esempio, due volte all'anno, agli equinozi, il Sole raggiunge la declinazione 0°00'00", sorge a 90° e tramonta a 270°. Il moto della Luna è descritto in termini un po' più complessi, nel senso di luce che alternativamente aumenta e diminuisce di parti proporzionali della luce solare (1/7, 2/7, ecc.). Alcuni capitoli sono dedicati al calendario che, nella letteratura apocalittica, è costantemente di 364 giorni + 1. Vedremo più avanti l'estrema importanza che gli attribuirono i Qumraniani in opposizione al calendario lunisolare del tempio di Gerusalemme. Infine, come in tutti i libri di astronomia di un tempo, una parte è dedicata ai fenomeni atmosferici.
Più interessante per la nostra
tesi sulla stella di Betlemme è il Libro dei Vigilanti. Qui si descrive un
viaggio che il patriarca ante-diluviano Enoch avrebbe effettuato nei cieli per
disposizione divina prima della sua “scomparsa”. Enoch è una delle figure più
venerate dell'Antico Testamento perché è definito un giusto e perché secondo
<<Ho investigato tutte le operazioni che [si fanno] nel cielo, in qual modo le stelle non modificano il loro cammino nel cielo, come ognuna sorge e tramonta, sistemate ognuna nel proprio tempo e senza trasgredire il proprio ordine>> II, 1.
Vedremo fra poco quanto sia importante – e non solo nel pensiero apocalittico giudaico – quest'affermazione circa la regolarità dei moti stellari.
Egli poi incontra vari angeli, di cui sono riportati i nomi. Alcuni di essi, capeggiati da Semeyaza, al tempo del patriarca Yared hanno deviato dalla volontà divina ed insegnato agli uomini cose che non dovevano insegnare:
<<Baraqual [istruì] gli astrologi, Kobabel [insegnò] I segni degli astri; Temel insegnò l'astrologia e Asradel insegnò il corso della Luna>> VIII, 3-4.
Allora Michele, Gabriele, Suriele ed Uriele, rimasti fedeli a YHWH, accusarono presso di Lui gli angeli ribelli che, tra l'altro hanno <<…reso manifesti i segreti del mondo che si compiono nei cieli…>> IX, 6 ed Egli decretò la punizione dei ribelli:
<<Voi stavate in cielo e le cose misteriose non vi erano state rese manifeste. Avete appreso un segreto abominevole e, nella durezza del vostro cuore, lo avete raccontato alle donne e, per questo segreto, donne e uomini fanno aumentare la cattiveria sulla terra. Per voi, dunque, non vi sarà pace>> XVI, 3.
Enoch viene poi portato a visitare i cieli. Oltre alle cose "belle", gli vengono mostrate le punizioni inflitte ai ribelli:
<<E vidi una cosa terribile: colà [vidi] sette stelle come grandi montagne ardenti e come spirito che m'interrogava. E l'angelo mi disse: "questo è il luogo della fine del cielo e della terra. E' la prigione delle stelle del cielo e dell'esercito celeste. Le stelle che si rotolano sul fuoco, e queste, sono quelle che hanno trasgredito l'ordine del Signore fin da prima del loro sorgere perché non sono arrivate al tempo [stabilito per] loro. E [il Signore] si è adirato contro di esse e le ha imprigionate fino alla fine del loro peccato nell'anno del mistero>> XVIII, 13-16.
<<E colà vidi sette stelle del cielo legatevi sopra, insieme, come grandi montagne e come di fuoco ardente. Allora io dissi: "Per quale peccato sono state legate? E perché sono state gettate qui?". Ed Uriele, uno degli angeli santi, quello che era con me e mi guidava, mi disse: "O Enoch, perché domandi, t'informi, chiedi e ti preoccupi? Quelle sono, di fra le stelle, quelle che trasgredirono l'ordine di Dio Altissimo e sono state legate qui fino a che si compiano diecimila secoli, il numero [cioè] dei giorni [della pena] del loro peccato.>> XXI, 3-6.
Da ciò risulta chiaro che la colpa delle stelle è stata quella di non essersi mosse secondo i tempi stabiliti da Dio. Possiamo capire ora perché la comparsa di una stella nuova (cometa, nova, ecc.) sia da sempre segno di sventura: perché è una trasgressione dell'ordine prestabilito dalla divinità. Ma perché le stelle trasgreditrici sono proprio sette? Il tema delle sette stelle votate al male è presente anche nella religione zoroastriana. Il testo post-islamico Datistan i Menome Khrat, meglio noto come Le decisioni della ragione celeste (Bausani 1962), cap. XII, dice:
<<E il creatore Ohrmazd, allora, diede in possesso del Sole e della Luna e di quei dodici segni zodiacali che nella religione sono chiamati "i dodici generali" tutto il bene di questo creato, ed essi lo accettarono da Ohrmazd per distribuirlo giustamente e secondo i meriti. Allora Ahriman creò i sette pianeti - detti anche i sette generali di Ahriman – per sottrarre quella bontà alla creazione di Ohrmazd, in avversione al Sole, alla Luna ed ai dodici segni dello Zodiaco. E ogni bene che quegli astri donano in sorte alla creazione di Ohrmazd, quei pianeti, per quanto possono, glielo tolgono e lo danno alla magica potenza dei demoni, agli spiriti mentitori ed ai malvagi>>
Questo testo ci chiarisce il
quesito: come nell'apocalittica, le stelle votate al male sono quelle dotate di
moto proprio, cioè quelle a declinazione variabile. Ma il Sole e
Ma perché gli astri a declinazione variabile sono "malvagi"? Il testo del Libro dei Vigilanti nasconde una polemica contro le credenze religiose mesopotamiche inconciliabili col monoteismo ebraico: fin dai tempi dei Sumeri, le civiltà della Mesopotamia ritenevano che i pianeti fossero non tanto immagini degli dei ma gli dei stessi del loro pantheon. Per esempio, nel MUL.APIN (Hunger e Pingree 1989) di Mercurio = UDU.IDIM.GU4.UD si precisa sempre che "è Ninurta". Il giudaismo monoteistico non poteva accettare questo politeismo; perciò, posto forzatamente a contatto con esso durante l'esilio babilonese, risolse il problema subordinando concettualmente tutti gli astri al dio unico YHWH, trasformando le stelle fisse in angeli da Lui creati[10] ed i pianeti in demoni ribelli: in un colpo solo, uguagliò l'ordine della natura ad espressione della volontà divina e demonizzò il politeismo.
Qumran
Qumran, qualunque cosa esso fosse, è il luogo dove l'apocalittica ed il messianismo raggiunsero i livelli estremi. La comunità di Qumran si era fisicamente ritirata dal mondo, praticava in larga misura il celibato (inviso agli ebrei ortodossi); viveva nella costante attesa del conflitto finale tra i figli della luce ed i figli delle tenbre; era guidata da un maestro giusto o maestro di giustizia che era stato perseguitato dagli avversari; si aspettava la venuta di due Messia: uno religioso, predominante, ed uno militare subordinato; seguiva rigorosamente un calendario di 364 + 1 giorni, diviso in quattro stagioni di tre mesi ciascuna, due dei quali di trenta giorni ed il terzo di trentuno; alla fine dell'anno si aggiungeva sempre un giorno. Un simile calendario, rigorosamente solare e tipico degli ambienti apocalittici, aveva il pregio che i giorni ricorrevano sempre alla stessa data, anno dopo anno, fugando il pericolo che una festività, per esempio uno shabat, potesse passare accidentalmente – ma non per questo meno colpevolmente – inosservata. Esso è accolto anche nel Pentateuco di Enoch e nell'apocrifo Libro dei Giubilei. Curiosamente costituisce ancora oggi una delle migliori proposte di riforma del calendario gregoriano (Bakulin, Kononovic, Moroz 1984, p. 53). Poiché l'Ebraismo ufficiale, del tempio di Gerusalemme, adottava invece un calendario lunare ed era fortemente osteggiato dai Qumraniani, sorge legittimamente il sospetto che questi ultimi intendessero i figli della luce, nei quali s'identificavano, come i seguaci del calendario solare di 364+1 giorni ed i figli delle tenebre, loro avversari, come coloro che seguivano il calendario lunisolare. Il conflitto finale descritto nel Rotolo della Guerra non sarebbe dunque che il conflitto tra il calendario solare e quello lunare. Non sembra perciò infondata l'ipotesi dell'ing. De Cesaris che identifica il Maestro Giusto in colui che sapeva effettuare correttamente i calcoli astronomici e calendariali (De Cesaris 2001, pp. 97-98).
I rotoli trovati a Qumran sono ricchissimi di problemi calendariali, soprattutto in relazione con i turni sacerdotali, ma uno dei frammenti, il 4Q318, ci fornisce una delle “prove” che la precessione degli equinozi era probabilmente nota ben prima d'Ipparco.
L'ambiente culturale cristiano
Prescindendo dal capitolo 2 del
Vangelo di Matteo, quel che interessa ai fini della tesi qui esposta è il fatto
che il più antico simbolo di riconoscimento tra i cristiani non furono né il
pane ed il vino né la croce ma il pesce. L'interpretazione più semplice ed
ovvia è naturalmente che esso richiamasse alla memoria il miracolo della
moltiplicazione dei pani e dei pesci di Mt 14, 13-21; 15, 32-39; Mc 6, 31-44;
8, 1-10; Lc 9, 10-17; Gv 6, 1-13: miracolo spettacolare, con il quale erano
state nutrite alcune migliaia di persone e perciò fortemente carico di quel
senso "sociale" che improntava a quel tempo le rivendicazioni di cui
ho accennato nel Quadro storico[11].
Neppure convincente risulta la nota spiegazione per la quale il vocabolo greco ἱχθύς = piscis è un acrostico della frase ’Ιησούς
Χριστός Θεου̃
’Υιός Σωτήρ = Gesù Cristo di Dio
Figlio Salvatore, perché essa è un'interpretazione dei ceti più colti parlanti
il greco, difficilmente alla portata dei primissimi cristiani che erano in
maggioranza schiavi e plebei, ed appare perciò piuttosto come una
re-interpretazione tardiva di un simbolo il cui significato era diventato
oscuro. Ritengo piuttosto che esso volesse simbolizzare il fatto che Cristo era
l'uomo della nuova Era Zodiacale dei Pesci, nella quale, come abbiamo visto più
sopra, tutti riponevano grandissime speranze. Infatti, proprio in quegli anni,
il punto ^ entrava nella
costellazione dei Pesci. Secondo De Cesaris (De Cesaris 2001, pp. 124 – 125;
319) ed altri autori esso entrò nei Pesci l'anno
Nel
21 d. C., secondo i miei calcoli eseguiti con le procedure descritte nei
capitoli 11, 14, 15 , 16 di Meeus 1990, il punto^ si trovò esattamente in linea retta tra ο e
η Piscium[12]. Questa
data corrisponde all’ingresso del punto ^ nella “figura” dei Pesci. In generale, preferisco
utilizzare o l'allineamento dei punti ^ ed d tra due stelle ove possibile, o l'ascensione retta
L’ambiente culturale
zoroastriano: i Magi e l’Avesta
Il Vangelo di Matteo ci dice che dei Magi vennero a Betlemme ad adorare il Bambino, Gli portarono doni e poi tornarono nelle loro sedi d’origine. Ma chi erano i Magi?
Sappiamo da fonti extrabibliche (Erodoto I,101.107.120.128.132.140; III,60.63-69.71.74-80.88.118.126.140.150.153; IV,132; VII,19.37.43.113.191; crf. anche Panaino 2005, pp. 84 – 101) che i Μάγοι furono i componenti di una popolazione meda particolarmente versata nelle conoscenze astrologico-astronomiche e che operarono presso i re persiani come sapienti e consiglieri, talora non alieni da intrighi di palazzo. La μαγεία era esattamente la loro scienza, ossia quel complesso di dottrine e di conoscenze astronomiche alla base delle religioni iraniche che trovò la sua più completa formulazione nello Zoroastrismo, il cui testo sacro, l'Avesta, andò quasi completamente perduto nel IV secolo a. C. durante la conquista macedone, tranne circa un quarto dell’originale che sopravvive ancora oggi come testo sacro del Parsismo, evoluzione dello Zoroastrismo.
Trascurando
per motivi di spazio una disamina sul vocabolo e sui suoi sinonimi, ci basti
qui rilevare che nel mondo latino l'equivalente della moderna magia era
espresso prevalentemente con il vocabolo veneficium
= avvelenamento e che solo in epoca cristiana la
μαγεία ed il veneficium
furono assimilati fino all'identificazione, in quanto opera demoniaca.
A
tal proposito è interessante notare come talune formule medioevali di veleni
usati a scopo omicida (Bertol e Mari 2001) riproducano quei supposti intrugli
magici, a base di vari prodotti vegetali ed animali, talora anche fantasiosi,
che secondo la voce popolare erano fabbricati da fattucchiere, streghe e maghi.
I
Magi di Mt 2 erano dunque esperti astronomi, non stregoni.
La
religione avestica (o zoroastriana, o mazdaica) è una riforma monoteistica
introdotta da Zarathustra tra le genti politeistiche di stirpe indo-europea
dell’altopiano iranico. Esistono tre ipotesi sulla data in cui egli visse ed
operò: VI – V secolo a. C. (tesi di età classica, che oggi non ha più molto
credito); X – IX secolo a. C. (che gode attualmente del maggior consenso); XV –
XIV secolo a. C. (moderna tesi “di punta”). Sembra però ormai certo che la
riforma zoroastriana debba farsi risalire a tempi più remoti di quanto fin’ora
creduto, soprattutto dagli autori classici.
Il
libro sacro del Mazdeismo è l’Avesta (Alberti 2004), sostanzialmente costituito
da una lunga serie di canti: suddiviso in Avesta, Khordah Avesta, Yuvadevdat e
Vispe Ratavo (o Visperad), comprende settantré Yasna, ventidue Yast, ventidue
Fargard, ventiré Karda, dieci “preghiere”, due Sirozah, quattro Afrinagan e
cinque frammenti di Nask. Quel che ci rimane oggi è solo circa un quarto
dell’originale, perché il resto andò perduto soprattutto durante l’invasione
macedone del IV secolo guidata da Alessandro Magno che venne dipinto come una
specie di anticristo nei testi sacri post-avestici.
L’Avesta
è ricco di riferimenti astronomici, sia di tipo calendariale che astrale:
cinque canti sono dedicati a cinque stelle di prima magnitudine ed uno al Toro
celeste (di cui parlerò diffusamente più avanti), ma ciò che c’interessa qui
maggiormente è la sua dottrina escatologica.
Ahura
Mazda, dio unico attorniato da creature (gli Asa) a lui sottomesse e che di
fatto sono sue ipòstasi, creò il mondo per sconffigere il demone Angra Mainyu,
coadiuvato da una schiera di demoni (i Daeva). Questa creazione è destinata a
durare 12000 anni, divisi in quattro trimillenni: nel primo, una specie di Età
dell’Oro il bene regna supremo; nel secondo il male comincia ad infiltrarsi;
nel terzo esso dilaga e soverchia il bene; nel quarto sembra che il male
trionfi, fino al momento in cui, alla fine del quarto trimillennio, cioè dopo
12000 anni dalla creazione, un Saosyant nascerà da una vergine bagnatasi nelle
acque di un lago sacro in cui è conservato il seme di Zarathustra. Costui ha il
compito di guidare i fedeli di Ahura Mazda, che non si sono piegati ad Angra
Mainyu attraverso un giudizio tecnicamente chiamato “fusione del metallo”.
Nella successiva evoluzione i Saosyant divennero tre, ciascuno nascente alla
fine degli ultimi tre trimillenni oppure alla fine di ogni millennio
dell’ultimo trimillennio. Uno di essi sarebbe stato lo stesso Zarathustra ma il
terzo ed ultimo era atteso comunque dopo la sua predicazione.
Appare
quindi evidente che i Magi si recarono a Betlemme non per cercare il Messia
ebraico, estraneo alla loro cultura, ma il Saosyant, come del resto aveva già
sostenuto Giuseppe Messina s.j. (Messina 1933). Nei nostri precedenti articoli (Bianchi
e Codebò 2005; Bianchi, Codebò, Veneziano 2005; 2009; 2010a; 2010b) avevamo
ipotizzato che l’ingresso del punto d in Vergine fosse stato
il segno dell’attesa nascita: 13000 anni prima era il punto ^
ad essere in Vergine; dopo 12000 anni nasce e predica Zarathustra ed infine,
quando nuovamente
Prima
di chiudere questo breve excursus sullo Zoroastrismo è opportuno ricordare che
vi sono già presenti gran parte di quei concetti che diverranno poi patrimonio
delle tre grandi religioni monoteistiche: una sorta di inferno dei malvagi
(benché non eterno) ed una sorta di paradiso dei buoni, quindi una retribuzione
post-mortem; il peccato di “pensieri, parole ed opere” ed i comandamenti di
“buoni pensieri, buone parole e buone opere”; il giudizio finale; il
“salvatore” Saosyant; gli “angeli-asa” ed i “demoni-daeva”[14].
Se consideriamo l’antichità della riforma zoroastriana, la certa recenziorità
di Islam e Cristianesimo, la relativa antichità dell’Ebraismo, non si può evitare
il sospetto che queste tre religioni siano in qualche misura debitrici dello
Zoroastrismo.
il vangelo di
matteo, cap. II
Nel
nostro articolo precedente del 2005 (Bianchi, Codebò e Veneziano 2005) avevo
scritto: “Il testo greco[15]
– che per noi è l'originale perché un precedente in aramaico, molto
probabilmente esistito, non ci é pervenuto – ammette con riferimento alla
stella due interpretazioni ugualmente corrette.
Mt
2,2 <<…ε̉ίδομεν
γάρ αυ̉του̃
τόν α̉ςτέρα
ε̉ν τη̣̃ α̉νατολη̣̣̃̃…>>
può tradursi sia come stato in luogo <<…vedemmo in oriente la sua
stella…>>, sia come complemento di tempo <<…vedemmo la sua stella
al sorgere…>>. Il testo latino della Vulgata geronimiana (Nestle e Aland
1963; Weber 1969; Merk 1992) traduce il testo greco come complemento di luogo.
Mt 2,9 <<…καὶ ι̉δοὺ ‘ο α̉στήρ, ‘ον ε̉ίδον ε̉ν τη̣̃ ανατολη̣̃, προη̃γεν αυ̉τοὺς ‘έως ε̉λθών ε̉στάθη ε̉πάνω ο̉ύ η̃ν τὸ παιδίον…>> è tradotto nella Vulgata (Nestle e Aland 1963; Weber 1969; Merk 1992) nel modo seguente: <<...et ecce stella, quam viderant in oriente, antecedebat eos, usquedum veniens staret supra, ubi erat puer…>>.
Tuttavia,
poiché il vocabolo greco ἕως può
ugualmente significare tanto l'avverbio temporale "finché" quanto il
sostantivo "aurora" - entrambi scritti esattamente nello stesso modo,
con le stesse lettere e gli stessi accento e spirito - la frase del testo greco
può parimenti tradursi correttamente e letteralmente, ancorché un po'
forzatamente, come segue: <<…ed ecco la stella, che avevano visto al
sorgere, li guidava; l'aurora, sopraggiunta, stette [= sorse] sopra il luogo
ove era il bambino…>>, ad indicare che i Magi arrivarono presso il
bambino quando sorse l'aurora. Ammettendo che la stella vista dai Magi fosse il
sorgere del Sole agli equinozi nelle allora nuove costellazioni dei Pesci e
della Vergine, Mt 2,9 significherebbe che essi riconobbero il luogo dove era il
bambino perché vi giunsero da Gerusalemme giusto all'alba.
Queste
considerazioni restano valide, ma oggi sono più incline a credere che il
vocabolo ἕως sia qui usato come avverbio di tempo che
come sostantivo. Tuttavia quell’interpretazione, tecnicamente possibile, mi ha
fatto comprendere un dato fondamentale: la stella non si muove – quindi non è
una cometa – ed i Magi sono da essa guidati come
Ed
ecco la sequenza cronologica degli avvenimenti secondo la sua ipotesi (e da me
parzialmente riadattata):
01/03/7
a.C.: congiunzione planetaria multipla di Giove, Saturno, Mercurio, Venere,
Luna e Urano (quest’ultimo ovviamente invisibile ed ignoto);
01/03-29/05:
Giove e Saturno emergono progressivamente dalla luce del Sole, di moto diretto;
formazione della “stella”;
29/05:
prima congiunzione;
29/05-18/07:
Giove e Saturno non si separano e rallentano il moto diretto;
18/07:
arresto del moto diretto dei due pianeti sempre uniti ed inizio del moto
retrogrado;
07/08:
la stella manifesta chiaramente il moto retrogrado; i Magi decidono di partire;
22/08-22/10:
i Magi partono alla volta di Gerusalemme e arrivano dopo circa due mesi;
30/09:
seconda congiunzione; possibile data di nascita di Gesù;
22/10:
i Magi arrivano a Gerusalemme e sono accolti da Erode;
23/10:
eclisse totale di Sole visibile all’alba da Libia, Egitto, Arabia ed Oceano
Indiano; da Gerusalemme è visto come parziale con magnitudine 73%;
23/10-13/11:
Giove e Saturno rallentano il moto retrogrado; i Magi partono per Betlemme;
13/11:
cessa il moto retrogrado e riprende quello diretto; la stella si è “fermata”
mentre i Magi sono giunti a Betlemme;
05/12:
terza ed ultima congiunzione Giove - Saturno; da oggi in poi i due pianeti si
allontaneranno definitivamente l’uno dall’altro.
Indipendentemente
dall’affascinante ricostruzione di Veronesi, la nascita di Gesù avvenne sotto
il duplice segno della triplice cogiunzione di Giove - Saturno in una
costellazione in cui sta entrando il punto ^: Egli è dunque nacque all’inizio dell’Era Zodiacale
dei Pesci.
Tab.
n. 1: la triplice congiunzione Giove – Saturno del
data |
Ora di Greenwich UT |
Minima separazione angolare
apparente tra i due corpi |
Ascensione Retta A.R. di Giove |
Declinazione di Giove |
Angolo di posizione di Saturno
rispetto a Giove contato da S verso N |
04/06/7 a.C. |
UT |
1,04769° |
352,94° |
-4,58° |
180° |
23/09/7 a.C. |
UT |
1,05376° |
350,10° |
-6,24° |
180° |
13/12/7 a.C. |
UT |
1,15389° |
347,98° |
-6,76° |
180° |
Contrariamente
a quel che pensa De Cesaris (De Cesaris 2001, pp. 76-91), secondo Meeus la
triplice congiunzione di Giove - Saturno non avrebbe una periodicità regolare (Meeus
2000, p. 251). Il calcolo che io ho eseguito col programma Solex 11.0 di Aldo
Vitagliano (e che Meeus esalta ripetutamente nei suoi cinque volumi Mathematical Astronomy Morsels) su una
distanza di tempo compresa tra il
1)
nel
2)
nel
3)
nel
Tab.
n. 2: la triplice congiunzione Giove – Saturno del
data |
Ora di Greenwich UT |
Minima separazione angolare
apparente tra i due corpi |
Ascensione Retta A.R. di Giove |
Declinazione di Giove |
Angolo di posizione di Saturno
rispetto a Giove contato da S verso N |
05/07/4038 a.C. |
UT |
1,25779° |
004,31° |
+0,71° |
180° |
21/11/4038 a.C. |
UT |
1,48524° |
001,22° |
-0,68° |
180° |
17/01/4037 a.C. |
UT |
1,49704° |
359,98° |
-0,93° |
180° |
Oltre
al raro evento astronomico, che cosa rende queste due triplici congiunzioni
Giove – Saturno, all’inizio di un’Era Zodiacale, così significative? Il fatto è
che secondo il Vecchio Testamento la creazione sarebbe avvenuta proprio circa
4000 anni avanti l’avvento dell’atteso Messia: secondo il vescovo anglicano
James Ussher, operativo a Dublino nel XVII secolo, esattamente nel
Riteniamo
così di potere rispondere alla domanda implicita che l’enciclopedia cattolica
si pone alla voce Cronologia. VIII La
cronologia del diluvio e dei tempi precedenti, p. 1014:
<<...Le genealogie sono dunque da considerare
come schemi fatti dal s. Autore per esprimere qualche idea religiosa o
culturale, la quale però ora ci sfugge.>>.
Quest’idea
culturale è la precessione degli equinozi. Essa è anche religiosa perché, come
abbiamo visto, per gli antichi popoli del Medio Oriente il cielo era la sede
degli dei, gli astri – e specificamente
i pianeti – erano gli dei stessi ed il monoteismo ebraico dovette affrontare,
come già detto, il problema di sottomettere questi ultimi all’unico YHWH, che,
non a caso, è detto ripetutamente Tsevaoth, cioè Dio degli eserciti terreni e
celesti (AA.VV. 1978, p. 98, n. 4; AA.VV. 1964, p. 7, n. 5)
Ma
c’è un secondo dato importante: la data della creatio mundi circa nel
tab.
n. 3: differenze cronologiche nella generazione del primogenito da parte
dei patriarchi da Adamo ad Abramo.
Numero progressivo
|
Patriarca |
Testo Masoretico |
Vulgata |
Versione greca dei LXX |
Antichità Giudaiche |
Libro dei Giubilei |
Bibbia di Gerusalemme |
Bibbia del Diodati |
Testimoni di Geova
|
01 |
Adamo |
0130 |
0130 |
0230 |
0230 |
|
0130 |
0130 |
0130 |
02 |
Seth |
0105 |
0105 |
0205 |
0205 |
|
0105 |
0105 |
0105 |
03 |
Enos |
0090 |
0090 |
0190 |
0190 |
|
0090 |
0090 |
0090 |
04 |
Kenan |
0070 |
0070 |
0170 |
0170 |
396- |
0070 |
0070 |
0070 |
05 |
Mahalaleel |
0065 |
0065 |
0165 |
0165 |
|
0065 |
0065 |
0065 |
06 |
Jared |
0162 |
0162 |
0162 |
0162 |
|
0162 |
0162 |
0162 |
07 |
Enoch |
0065 |
0065 |
0165 |
0165 |
|
0065 |
0065 |
0065 |
08 |
Matusalemme |
0187 |
0187 |
0167 |
0187 |
|
0187 |
0187 |
0187 |
09 |
Lamech |
0182 |
0182 |
0188 |
0188 |
701- |
0182 |
0182 |
0182 |
10 |
Noè |
0500 |
0500 |
0500 |
0500 |
|
0500 |
0500 |
0500 |
|
I subtotale |
1556 |
1556 |
2142 |
2162 |
|
1556 |
1556 |
1556 |
|
DILUVIO |
|
|
|
|
|
|
|
|
11 |
Sem |
0100 |
0100 |
0100 |
|
|
0100 |
0100 |
0100 |
12 |
Arpaxad |
0035 |
0035 |
0135 |
0135 |
|
0035 |
0035 |
0035 |
13 |
Kainan |
|
|
0130 |
|
|
|
|
|
14 |
Selach |
0030 |
0030 |
0130 |
0130 |
|
0030 |
0030 |
0030 |
15 |
Eber |
0034 |
0034 |
0134 |
0134 |
|
0034 |
0034 |
0034 |
16 |
Peleg |
0030 |
0030 |
0130 |
0130 |
|
0030 |
0030 |
0030 |
|
BABELE |
|
|
|
|
|
|
|
|
17 |
Reu |
0032 |
0032 |
0132 |
0130 |
|
0032 |
0032 |
0032 |
18 |
Serug |
0030 |
0030 |
0130 |
0132 |
|
0030 |
0030 |
0030 |
19 |
Nakor |
0029 |
0029 |
0079 |
0120 |
|
0029 |
0029 |
0029 |
20 |
Thera |
0070 |
0070 |
0070 |
0070 |
|
0070 |
0070 |
0070 |
|
NASCE ABRAMO |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
II subtotale |
0390 |
0390 |
1170 |
1081 |
|
0390 |
0390 |
0390 |
|
TOTALE |
1946 |
1946 |
3312 |
3243 |
|
1946 |
1946 |
1946 |
|
DIFFERENZE |
|
|
+1366 |
+1298 |
-70 -1436 -1367 |
|
|
|
|
Abramo |
0100 |
0100 |
0100 |
|
|
0100 |
0100 |
0100 |
|
Isacco |
0060 |
0060 |
0060 |
|
|
0060 |
0060 |
0060 |
|
Giacobbe |
0130 |
0130 |
0130 |
|
|
0130 |
0130 |
0130 |
1500-1367=133
Thera muore a 205 anni in Haran (Gen 11,32). Secondo il Pentateuco Samaritano, egli muore a 145 anni.
Thera genera Abramo a 70 anni (Gen 11,26) ed Abramo parte da Haran a 75 anni (Gen 12,4): 70+75=145, come l’età della morte di Thera secondo il Pentateuco Samaritano.
205-145=60: mancano 60 anni ai
Posto
che l’intervallo di circa 4000 anni tra la data della creatio mundi e quella dell’inizio dei tempi messianici corrisponde
alla velocità reale del punto ^ e, quindi, della precessione degli equinozi, pari a
circa
Stimolato
da queste inaspettate coincidenze, su suggerimento di Ettore Bianchi ne ho
cercate altre eventuali nelle date degli eventi fondamentali della Torà: il
diluvio, la “vocazione” di Abramo e l’esodo.
Prendendo
come “data” di questi eventi quella calcolata dai Testimoni di Geova (AA.VV.
1991, pp. 294-298), per altro pochissimo dissimile da quella calcolata dal
vescovo Ussher, ecco i risultati che ho trovato:
1)
la data convenzionale del diluvio è il
2)
nel
3)
nel
4)
nel
5)
nel mentre sto scrivendo questo testo, è emersa un’altra correlazione che
sembrerebbe potenzialmente significativa o, quanto meno, interessante. Non ho
potuto approfondirla e mi limito perciò a citarla: all’epoca della rivolta dei
Maccabei,
Un
discorso a parte va fatto sul Toro e sulla sua Era Zodiacale. Esso è presente
in molteplici culti del mondo protostorico. L’Avesta lo cita ripetutamente e lo
considera uno yazata, cioè un’entità spirituale
degna di onore di preghiera. Come Gav o
Geus, rappresenta la conoscenza
religiosa che conduce a Dio. Fa il paio con Geus
Urvan, l’anima della vacca, essenza della dottrina mazdea nelle Gatha e
protettore divino del bestiame[22]
(Alberti 2004, p. 632). Nell’apocrifo Testamento
ebraico di Neftali un Giuseppe “malvagio” cavalca un toro alato (Sacchi
1993, p. 520). Nelle varie versioni della saga mesopotamica di Gilgamesh la dea
Istar (o Inanna) si innamora dell’eroe ma ne viene sdegnosamnete respinta. Per
vendicarsi ottiene dal suo padre celeste Anu[23]
d’inviare il toro celeste a devastare
Sumer. Ma Gilgamesh ed Enkidu lo uccidono. Mentre ne stanno squartando la
carcassa Istar/Inanna si affaccia ed Enkidu per spregio le scaglia in faccia un
quarto dell’animale (Pettinato 2004, pp. XLI-XLIV, 62-71, 196-198, 347-361,
442): ciò spiega perché la costellazione del Toro è formata solo dalla parte
anteriore dell’animale. Elementi fondamentali di questa saga sono confluiti nel
libro biblico del Genesi: oltre alla nota vicenda del diluvio, Enkidu viene
creato dagli dei come un “primitivo” che pascola insieme agli animali ed è da
essi ben accetto; perderà la sua “innocenza” dopo essere stato sedotto dalla
prostituta sacra Samhat che – dopo un accoppiamento durato sei giorni e sette
notti, dopo che gli animali non lo accettarono più come uno di loro, dopo che
ebbe perso agilità ma acquisito in cambio “intelligenza”, tanto che “...il suo sapere era diventato vasto...” –
gli dirà: <<Tu sei diventato buono,
o Enkidu, sei diventato simile a un dio>> (Pettinato 2004, pp. 8-18).
Come si vede, sono presenti tutti gli elementi della creazione e del peccato di
Adamo (Gen 1 – 3): l’innocenza primordiale e l’armonia con la natura[24];
la perdita di questa innocenza per la seduzione di una donna; l’acquisto, in
cambio, di “sapienza”; l’assimilazione a Dio.
Abramo
è descritto come un esule dalla città mesopotamica di Ur: è naturale quindi che
si porti dietro le leggende e le tradizioni della sua terra d’origine, salvo
poi interpretarle, diluvio compreso, in chiave etica e monoteistica. In altre
parole, i primi undici capitoli del Genesi non sarebbero altro che il residuo
delle tradizioni sumeriche che una tribù di esuli, il cui eponimo si sarebbe
chiamato Abramo, si portò dietro quando migrò verso occidente dalla Mesopotamia
alla Palestina, forse per sfuggire alla grave crisi del potere politico che
proprio nel
La
tabella n. 4 mostra i rapporti tra date bibliche ed eventi astronomici.
Tab.
4: date bibliche e corrispondenti eventi astronomici
Date Bibliche (in parte
secondo i Testimoni di Geova TG) |
Fenomeni Astronomici |
|
|
|
|
|
|
|
|
23/10/4004 a.C. ore 12
creazione secondo James Ussher |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
133- |
|
|
|
|
|
7 - |
|
29 d.C. (?) battesimo di
Gesù |
21 d.C. punto ^, η e ο Piscium in linea retta |
30 d.C. (?) morte e
resurrezione di Gesù |
|
70 d. C. fine della I
guerra giudaica |
|
135 d. C. fine della II
guerra giudaica |
|
|
237 |
mentre la tabella n. 5 mostra la datazione sinottica dei principali eventi biblici:
Tab. n. 5: date dei principali eventi biblici
EVENTI |
PERSPICACIA[25] |
BIBBIA GERUSALEMME |
CRONOLOGIA EBRAICO-LATINA |
CRONOLOGIA EBRAICO-GRECA |
Giubilei |
James Ussher |
ALTRE FONTI |
DATE STORICHE |
ALTRI EVENTI |
Creazione |
|
|
|
|
|
23/10/4004 |
|
|
|
Diluvio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Patriarchi in Egitto |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Esodo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Yksos |
Ingresso in Canaan |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Presa Samaria |
|
722- |
|
|
|
|
|
|
|
I deportazione (Daniele) |
|
|
|
|
|
|
|
|
Inizio 70 anni di schiavitù
in Babilonia |
II deportazione (Ioiakìn) |
|
16/03/597 a.C. |
|
|
|
|
|
|
|
III deportazione (Sedecìa) |
|
19/07/586 a.C. |
|
|
|
|
|
|
|
IV deportazione (Geremia) |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Editto di Ciro |
538- |
|
|
|
|
|
|
|
|
Nascita di Cristo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Ipparco,
Tolomeo e
Da
quanto sopra descritto si evince inequivocabilmente che la precessione degli
equinozi doveva essere nota nelle culture medio-orientali assai prima della
tradizionale scoperta attribuita ad Ipparco.
Innanzi
tutto è bene chiarire che la lettura diretta del testo greco dell’almagesto di
Tolomeo mostra che Ipparco non affermò affatto che la velocità della
precessione è di 1° ogni cento anni, ma che questa è solo la conclusione di
Tolomeo[27]!
Ipparco affermò invece esattamente che tale velocità non è minore di 1° ogni
cento anni. Quindi nel suo pensiero poteva essere, come di fatto è, superiore[28].
Ecco
il testo greco del cap. VII, par. 2 dell’Almagesto (Heiberg 1903):
<<Ει̉ γὰρ παρὰ ταύτην
τὴν
αι̉τίαν
αί τε
τροπαὶ
καὶ
ι̉σεμηρίαι
μετέβαινον
ει̉ς τὰ
προηγούμενα τῶν ζω̣δίων
ε̉ν τῷ ε̉νιαυτῷ μὴ ἔλασσον
ἢ
ἑκαστὸν μιᾶς μοιρας,
ἔδει
ε̉ν τοι̃ς
τριακοσίοις
ἔτεσιν
μὴ ἔλασσον
ἢ
γ¯ μοίρας
αυτα
μεταβεβηκεναι>>,
la cui traduzione latina (Ptolemaeus 1528; foto n. 1)[29]
è:
<<Si enim -
inquit - propter hanc causam solstitia & aequinoctia ad precedentia
signorum non minus per annum quam centesimam unius gradus partem mouerent. In
300 certe annis non minus quam per tres gradus transgressa fuissent>>
e quella italiana[30]
<<Se infatti per queste cause i solstizi e gli
equinozi si muovevano verso i segni zodiacali precedenti non meno di un grado
all’anno, in trecento anni si sono mossi non meno di tre gradi>>.
Il punto fondamentale è il passo μὴ ἔλασσον ἢ che significa non minus quam, cioè non meno di.
Non
è questo l’unico punto in cui Tolomeo si mostra inaccurato, per non dire
errato.
Già
negli anni ’50 Otto Neugebauer scriveva nel suo testo Le scienze esatte nell’antichità che <<Questi parametri dimostrano che
Più
recentemente Dennis Duke ha sostenuto che, usando i dati posizionali e gli
algoritmi dell’Almagesto per Marte, Giove e Saturno, si ottengono posizioni
diverse da quelle ivi riferite ed essendo indubitabilmente Tolomeo un esperto
matematico, l’unica conclusione cui si può giungere è che egli abbia “forzato”
intenzionalmente i dati per far tornare i conti, visto che comunque la teoria
generale funzionava (Codegoni 2004, p. 117).
Anche
nell’ultimo seminario A.L.S.S.A. di archeoastronomia, tenutosi a Genova nel
2012, sono emersi ulteriori “errori” di Tolomeo.
Ne
consegue che l’illustre astronomo egiziano non è, tutto sommato, un testimone
affidabile.
Oltre
alla scarsa affidabilità di Tolomeo, sono emersdi altri dati che mostrano come le culture pre-ipparchiane
fossero a conoscenza, anche se forse incompletamente, della precessione degli
equinozi:
1)
Si
tratta di un manufatto di ambito culturale aramaico datato all’VIII secolo a.
C. e descritto ampiamente da Maria Giulia Amadasi Guzzo e Vittorio Castellani
(Amadasi e Castellani 2005; 2006). Nel suo interno è riprodotto un cielo
stellato – completo di comete, Sole e Luna – al cui centro sta un personaggio
incedente da destra verso sinistra. Vi si riconoscono alcune costellazioni fra
cui le due Orse situate quasi simmetricamente al “polo” occupato dal
personaggio incedente, come effettivamente erano nel IV – III millennio a. C.,
quando la stella polare era Thuban (α Draconis)[31].
Ai quattro vertici sono rappresentate, entro cerchi, le costellazioni zodiacali
del Toro e del Leone e probabilmente dello Scorpione. Purtroppo la quarta
costellazione è stata cancellata da un’incisione sovrappostavi: questa era,
ancora una volta, la posizione dei quattro punti tropicali durante il IV – III
millennio a. C.: l’equinozio di primavera in Toro, il solstizio d’estate in
Leone, l’equinozio di autunno in Scorpione, il solstizio d’inverno in Acquario
(che dovrebbe essere la costellazione cancellata dall’incisione sovrapposta).
Dunque la coppa, inequivocabilmente databile alla prima metà del I millennio a.
C. grazie a sette iscrizioni aramaiche in essa riportate, riproduce una configurazione
tropicale del IV – III millennio a. C. anzichè quella del II – I cui
appartiene, durante il quale l’equinozio di primavera era in Ariete, il
solstizio d’estate in Cancro, l’equinozio d’autunno in Bilancia ed il solstizio
d’inverno in Capricorno. Gli autori stessi concludono che la coppa Foroughi è
“...la prima rappresentazione grafica di
un cielo del passato ove risultano manifesti gli effetti della precessione”
(Amadasi e Castellani 2006, p. 5).
2) Il
Brontologion
E’
il frammento 4Q318 di Qumran, trovato appunto nella grotta n. 4 (Eisenman e
Wise 2006, pp. 258 – 267). Come dice il nome, si tratta di un testo di
divinazione basato su fenomeni naturali (tuoni, fulmini, ecc.), contenente però
anche un “calendario” dei dodici mesi dell’anno religioso ebraico, che, come
noto, inizia dal mese di Abib o Nisan, cioè marzo/aprile[32].
Ogni giorno (od ogni gruppo di 2 – 3 giorni) dell’anno è posto sotto un segno
zodiacale. Trattandosi di un testo di Qumran, la cui operatività si colloca tra
il I secolo a. C. ed il I secolo d. C,. ci si aspetterebbe che il primo segno
zodiacale del primo giorno del primo mese siano i Pesci o al massimo, invocando
il solito ritardo tipico dell’astrologia rispetto all’astronomia, l’Ariete.
Invece Nisan 1 e 2 cominciano sotto il segno del Toro e Tisri 1 e 2 sotto il
segno dello Scorpione. Si può dedurre facilmente che Tammuz – cioè
giugno/luglio – 1 e 2 e Tebet – cioè dicembre/gennaio – 1 e 2 cominciassero
rispettivamente sotto il Leone e l’Acquario: ancora una volta siamo di fronte alla
configurazione tropicale del IV – III millennio a. C.
3) Due
zodiaci babilonesi
Sono
due elenchi di costellazioni zodiacali aventi la caratteristica di contenere la
sequenza classica dei segni, ma con inizio uno dal Leone e l’altro dalla
Vergine (Pettinato 1998, pp. 113 – 115). Il primo contiene soltanto dieci segni
zodiacali, mancando i Gemelli ed il Cancro; il secondo invece li contiene tutti
e dodici. Il fatto che la sequenza sia quella canonica induce a supporre che
l’inizio con Leone e con Vergine indichino un’epoca in cui questi segni
contenevano l’equinozio di primavera. Se così fosse, saremmo di fronte a
configurazioni tropicali addirittura del X – IX e del XII – XI millennio a.C.!
Quest’ultima, in particolare, sarebbe quella in cui, come detto sopra, parrebbe
datata dall’Avesta la creazione di Ahura Mazda.
Un’alternativa
potrebbe essere che questi due zodiaci inizino non dall’equinozio di primavera
ma da un altro evento tropicale. Se questo fosse il solstizio d’estate, essi
descriverebbero la configurazione tropicale rispettivamente del IV – III e del
VI – V millennio a. C.
Resta
la possibilità che lo zodiaco principiante dalla Vergine si riferisca alla
configurazione tropicale del I millennio a. C., con inizio dall’equinozio di
autunno, ma l’altro comunque non può essere cronologicamente avvicinato più del
VI – V millennio a. C..
Infine
un inizio dal solstizio d’inverno ci porterebbe indietro nel tempo assai più
del XII millennio a. C.
Naturalmente
è sempre possibile che questi due inizi anomali nulla abbiano a che vedere con
le configurazioni tropicali, ma trattandosi di zodiaci e per di più babilonesi
appare un’ipotesi molto fragile.
Da
notare che la presenza di soli dieci segni nello zodiaco iniziante dal Leone
potrebbe deporre per una sua relativa antichità, quando forse lo zodiaco
canonico non era ancora del tutto formato. nella tabella n. 6 sono date le
posizioni zodiacali “schematiche” dei quattro punti tropicali dal XII millennio
a. C. al II d. C.[33]
Tab.
n. 6
Millennio |
Equinozio
vernale |
Sosltizio
d’estate |
Equinozio
d’autunno |
Solstizio
d’inverno |
I
– II d. C. |
Pesci |
Gemelli |
Vergine |
Sagittario |
II
– I a. C. |
Ariete |
Cancro |
Bilancia |
Capricorno |
IV
– III a. C. |
Toro |
Leone |
Scorpione |
Acquario |
VI
– V a. C. |
Gemelli |
Vergine |
Sagittario |
Pesci |
VIII
– VII a. C. |
Cancro |
Bilancia |
Capricorno |
Ariete |
X
– IX a. C. |
Leone |
Scorpione |
Acquario |
Toro |
XII
– XI a. C. |
Vergine |
Capricorno |
Pesci |
Gemelli |
4) I
simboli del culto di Mithra[34]
Come
noto, l’evento centrale del culto di Mithra è l’uccisione del toro, ma nel suo
mito sono presenti altri simboli che potrebbero avere significato zodiacale: il
leone, l’anfora ed il serpente, rispettivamente riferibili, piuttosto che a
quelle della Coppa e dell’Idra Femmina a mio parere, alle costellazioni del
Leone, dell’Acquario e di Ophiucus (quest’ultimo, come è noto, s’incunea tra
Scorpione e Sagittario e, secondo l’archeologo americano Jeffrey Rose, l’uomo
avvolto nelle spire del serpente o manipolante in qualche modo il serpente è
molto comune nell’iconografia delle culture dell’Arabia antica). Potremmo
quindi trovarci ancora una volta di fronte alla configurazione tropicale del IV
– III millennio a. C.: equinozio di primavera in Toro, solstizio d’estate in
Leone, equinozio d’autunno in Scorpione/Ophiuco, solstizio d’inverno in
Acquario e la tauromachia di Mithra potrebbe rappresentare la fine dell’era
Zodiacale del Toro e l’inizio della nuova Era dell’Ariete. Non si dimentichi
che Mithra, prima di acquisire autonomia devozionale, soprattutto in epoca
imperiale romana[35], era
stato uno yazata nell’Avesta, cioè
uno spirito fedele del dio unico Ahura Mazda o meglio una sua ipòstasi[36],
e che probabilmente nella religione arya pre-zoroastriana (turanica?) era una
delle divinità del pantheon politeistico. Potrebbe quindi avere conservato
caratteristiche “celesti” di un’epoca arcaica. Un’interessante e dettagliata
disamina delle relazioni tra simbolismo mithraico ed astronomia è presente
nell’articolo L’antro di Mithra di
Serena Massa, in cui soprattutto sono descritte le “funzioni” astronomiche del
mitreo (Massa 2009, pp. 350 – 357) [37].
conclusioni
Riassumo
i dati salienti risultanti da questa lunga indagine, partita dal vangelo di
Matteo cap 2 e tutt’oggi ancora non conclusa:
1)
il fenomeno Stella di Betlemme fu una
triplice congiunzione del
2)
questo rarissimo fenomeno era già avvenuto nel
3)
la cronologia biblica pone la creazione del mondo proprio quattromila anni
prima dell’era cristiana;
4)
tutti i popoli del bacino mediterraneo e del medio-oriente aspettavano questa
nuova era di pace e liberazione dai mali del mondo;
5)
i Magi si misero in movimento alla ricerca non del Messia ebraico ma del
Saosyant mazdeo;
6)
sembra dunque che il fenomeno della precessione degli equinozi fosse noto,
almeno nelle sue manifestazioni anche se forse non nelle sue cause, qualche
millennio prima d’Ipparco;
7)
prove ulteriori di ciò ed “esterne” alla cronologia biblica sono: la coppa
Foroughi, il Brontologion 4Q318, due zodiaci babilonesi e forse alcuni simboli
del culto di Mithra.
Ipparco
rimane il primo ad avere “spiegato” in termini scientifici il fenomeno della
precessione e ad averne dato la misura cronologica (arbitrariamente deformata
da Tolomeo): se mi è concesso un paragone, Ipparco giuoca un ruolo simile a
quello di Cristoforo Colombo, che fu il primo a rendere formalmente nota al
mondo intero l’esistenza del continente americano ma non certamente il primo a
giungervi né a conoscerne l’esistenza.
A quanto pare, la precessione degli equinozi fu dunque una sorta di “orologio” o calendario o “grande anno” utilizzato da più culture per definire lunghissimi periodi di tempo. Certamente le culture antiche non ne compresero la dipendenza dal movimento dell’asse terrestre, né forse ne determinarono l’esatta velocità annuale – o almeno non vi sono ad oggi né indizi né prove in tal senso – ma pensare che non si fossero accorti del lento spostamento dei punti tropicali lungo la fascia dello zodiaco è quanto meno ingenuo.
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[1] A theory about the dynamics of
Jupiter and Saturn conjunctios is debatet in De Cesaris 2001 cap. III e
[2] According to the software Solex
11.0 by
[3] L’inizio
di questa ricerca merita di essere menzionato: nel 2005 Veneziano fece
osservare a Bianchi ed a me che il testo di Mt 2 autorizza l’interpretazione
che i Magi soltanto avessero “visto” la stella. Mi chiesi dunque quale potesse
essere un fenomeno astronomico che, ad occhio nudo, fosse invisibile ai più e
visibile solo ad esperti astronomi. Trovai un’unica risposta: la posizione del
punto ^
sull’eclittica. In quell’anno Bianchi ed io avevamo appena pubblicato uno
studio su un’epigrafe bizantina di una chiesa di Grado che avevamo interpretato
come un ciclo precessionale di 2160 anni (Bianchi e Codebò 2004) ed eravamo
perciò “freschi” deel problema. Oggi sappiamo che quella nostra ipotesi era
errata perché il numero 2172 che avevamo interpretato come un ciclo
precessionale di 2160 anni + 12 è in realtà una citazione dai libri di Esdra e
di Neemia ed indica il numero dei primi rimpatriati a Gerusalemme da Babilonia
dopo l’editto di liberazione di Ciro del
[4] Si veda, in tal senso, la conclusione del romanzo "L'asino d'oro" di Lucio Apuleio, in cui il protagonista, riacquistate finalmente le sembianze umane grazie all'intervento d'Iside, si converte al culto della dea e ne diviene un fervido apostolo: la precedente trasformazione in asino è da leggersi come una metafora dell'imbestialimento e dell'”asininità” dei non credenti in Iside e, quindi, di tutti i seguaci delle vecchie religioni non più capaci di risolvere i problemi esistenziali dell'uomo di età imperiale. Non si dimentichi che pure Luciano di Samosata, nei suoi Dialoghi dei Morti, si fa beffe degli antichi dei.
[5] Secondo
la mitologia greco-romana, la vergine rappresenta Δίκη = Ἁστραία =
Iustitia,
[6] Versione CEI in Vattioni 1977.
[7] a quanto pare trenta prima del XVI secolo (Garofalo 1960, p. 1097 vol. II)
[8] Si rammenti che, nella concezione degli antichi, chi era gradito agli dei moriva presto. Il favore divino si manifestava col sottrarre l'amato alle sofferenze della vita quanto prima possibile. Il dio Sileno dirà al re Mida che la cosa migliore per l'uomo è non essere mai nato e, in subordine, morire presto. Una madre chiese agli dei di concedere ai suoi figli, che l'avevano particolarmente onorata, il massimo dono cui gli umani potessero aspirare ed essi fecero passare i due giovani dal sonno alla morte quella notte stessa. Tanto era pessimistica la weltanshauung del mondo antico!
[9] Tutte le citazione dei testi degli Apocrifi dell'Antico Testamento sono tratte da Sacchi 1981.
[10] Nel pentateuco di Enoch ogni stella è guidata da un angelo o da un demone.
[11] Questo simbolismo dei
pesci è ricorrente e notevole nella teologia biblica:
a) essi sono miracolosamente moltiplicati con i pani - a loro
volta simbolo dell'Eucarestia - per nutrire il popolo di Dio (passi citati);
b) il Risorto appare agli Apostoli e mangia con essi pesce
arrostito, a dimostrazione della Suo essere vivo (Lc 24,42);
c) quattro dei dodici apostoli sono pescatori. Ad essi Gesù
aveva promesso di farli diventare "pescatori di uomini" quando li
aveva chiamati al proprio seguito (Mc 1,17; Lc 5,10);
d) Gesù preannuncia la sua resurrezione (Mt 12,39-40; Lc
11,29-30) rifacendosi espressamente alla permanenza del profeta Giona nel
ventre di un enorme pesce (Gn 2,1-11);
e) infine Tobia usa un pesce come rimedio farmacologico per
guarire suo padre Tobi dalla cecità e come rimedio esorcistico contro un
demonio (Tb 6,1-19);
[12] Ascensione Retta e Declinazione delle stelle sulle quali ho eseguito i calcoli con le procedure di Newcomb come descritte da Meeus 1990, pp. 61-73, sono tratte dal catalogo FK4 B1950.0 dello Smithsonian Observatory Catalogue consultabile sul sito www.alcyone.de/SIT/bsc/html.index . Si faccia attenzione che in esso il moto proprio in A.R. è erroneamente indicato come arcosecondi, mentre invece si tratta di cronosecondi, come risulta evidente anche dal confronto con altri cataloghi consultabili sulla rete.
[13] Sono
consapevole del fatto che i conti non tornano esattamente: tra i 12000 anni
della creazione di Ahura Mazda ed i 13000 del tempo intercorso tra le due
presenze equinoziali in Vergine c’è un millennio di troppo. Sono altresì
consapevole che
[14] E’ interessante notare, a comprova della diffusione delle religioni indoeuropee in Europa e nell’Estremo Oriente, che gli dei della mitologia nordico-eddica sono definiti Asi e che tutt’oggi nell’Induismo le divinità femminili sono definite Devi.
[15] Poiché il nostro programma informatico di scrittura non supporta il Greco antico, non è stato sempre possibile scrivere spiriti e pedici correttamente. Di ciò ci scusiamo vivamente con i lettori e li rimandiamo a Nestle e Aland 1963 ed a Merk 1992.
[16]
Prossimamente cercherò di stabilire anche la data in cui ζ Tauri raggiunse A. R.
[17] Nel
[18] Ringrazio Ettore Bianchi per l’informazione.
[19] Il testo ebraico, così detto perché il suo canone fu definitivamente stabilito dai maestri masoreti circa nel X secolo d. C. ed è quello tutt’ora vigente.
[20] L’apocrifo veterotestamentario che conta la cronologia dall’anno I della creatio mundi, in ragione di gruppi 49 anni + uno giubilare.
[21]
0°00’50,290966” è la velocità del punto ^ alla data del
[22] Si confronti ciò con la sacralità della vacca nell’Induismo.
[23] Si noti che Anu, arcaico dio del pantheon sumerico, è, con Enlil ed Ea, il custode di uno dei tre sentieri celesti in cui il MUL.APIN divide la volta celeste (Hunger e Pingree 1989, pp. 137-138).
[24] Siamo qui in presenza di una versione biblica dell’Età dell’Oro di Esiodo della quale, come detto più sopra, Virgilio canta il ritorno nella IV Bucolica.
[27] Ringrazio Ettore Bianchi di avermelo segnalato.
[28] Cioè 1° ogni 72 anni.
[29]
Ringrazio
[30] Traduzioni mie.
[31] Una campagna di misurazioni archeoastronomiche in corso da parte di Archeoastronomia Ligustica (Codebò, de Santis, Frenez c.s.), in collaborazione con l’università di Bologna, sta mostrando che gli assi della città di Lothal, nella valle dell’Indo, erano orientati verso Thuban. Si ringrazia il Dipartimento di Archeologia dell’università di Bologna, ed in particolare il prof. Maurizio Tosi, direttore della missione, per averci consentito le misurazioni.
[32] Il calendario ebraico conosce anche un anno civile iniziante dal mese di Etanim o Tisri, cioè settembre – ottobre.
[33] In realtà, muovendosi i punti tropicali alla velocità di 0°00’50,290966” annui, a percorrere 30°, cioè un intero “segno” zodiacale, impiegano non 2000 anni ma 2147,5. Qui però ho voluto dare solo uno “schema” e non l’esatta cronologia delle loro posizioni nel corso di 14000 anni.
[34] Per il culto di Mithra vedere De Marinis, Massa e Pizzo 2009, pp. 350 – 357
[35] I culti di Mithra e d’Iside furono i principali contendenti del Cristianesimo al primato religioso. Il romanzo L’asino d’oro di Lucio Apuleio è un vero e proprio apologo della religione isiaca: il protagonista Lucio si riduce a condizione bestiale, trasformato in asino, finché la fede nella dea Iside non gli fa riacquistare le sembianze umane. Apuleio e Luciano di Samosata, entrambi attivi durante il II secolo d. C., rappresentano molto bene nelle loro opere la crisi religiosa del mondo romano imperiale, quando la fede negli antichi dei tradizionali era venuta pressoché completamente meno e si era alla ricerca di nuove religioni. In questo ambito il Cristianesimo conquistò il suo primato sui numerosi altri “pretendenti”.
[36] Tutte le “divinità” benefiche del mazdeismo, piuttosto che divinità autonome come nei politeismi, sono da intendere come ipòstasi del dio unico Ahura Mazda.
[37] Ringrazio l’archeologa e consulente museale Giovanna Marini e l’archeologa Serena Massa per i loro suggerimenti sulla religione mithraica.
[38] Con AA.VV. 1976, 1978, 1964 e 1967 s’intendono i quattro volumi della Bibbia Ebraica – rispettivamente: Pentateuco e Haftaroth, Profeti anteriori, Profeti Posteriori, Agiografi – curati da un gruppo di rabbini italiani e stampati con i tipi dello Stabilimento Grafico Marietti.
foto
n. 1
|
Ptolemaeus
Claudius: Almagestum seu magnae
constructionis mathematicae opus...Venezia, Giunta, 1528
(cinquecentina
della Civica Biblioteca Berio di Genova, Sezione di Conservazione, n. C.C.99).