Approfondiamo sull'archeoastronomia
Spett. redazione,
consentitemi alcune ulteriori precisazioni a margine dell'articolo
«Archeoastronomia dans la vie» pubblicalo sul n. 1-2-3/'95
di Archeologia.
L'archeoastronomia è una disciplina pressoché neonata
in Italia, benché fin dagli anni Trenta l'ing. Georg Innerebner
di Bolzano avesse condotto in Alto Adige approfonditi studi, che però,
stranamente, non sono usciti dall'ambito regionale. All'estero, invece,
essa è di età ben più vecchia: a.D. 1740.
Nata e sviluppata soprattutto nei paesi anglosassoni, dove il megalitismo
abbonda, è di fondamentale importanza per la comprensione delle
civiltà precolombiane.
Le sue metodiche e le sue tecniche affondano le radici nell'astronomia
teorica e sferica, altrimenti detta "di posizione" di consolidala scientificità.
Ciò che appare nuovo, almeno da noi, è l'applicazione
di questi metodi matematici alle strutture archeologiche e l'idea che le
popolazioni preistoriche si fossero rese conto dei più (ma, talora,
anche dei meno...) elementari fenomeni celesti, quali il moto ciclico del
Sole e della Luna, e li misurassero, per ragioni che sono presumibilmente
legate ad un tempo alla religiosità ed alle esigenze stagionali
dell’agricoltura, oltreché all'innata curiosità dell'uomo.
Essa, pertanto, non ha nulla a che fare con talune ipotesi di visitatori
extraterrestri giunti da un lontano passato sul nostro pianeta e dei quali
rimarrebbero tracce più o meno palesi in petroglifi, leggende, miti,
ecc.
Perciò, per non rischiare di fuorviare i lettori, meglio sarebbe
stato affiancare al buon testo di Arnaldo Bavicchi qualche pianta (facilmente
reperibile) di strutture archeoastronomiche già studiate quali,
per esempio parti del notissimo Stonehenge o la meno nota - ma a mio parere
ancora più interessante - necropoli eneolitica di Saint Martin de
Corléans in Aosta (sulla quale non viene stranamente citato, nella
bibliografia, l'importante
libretto di G. Cossard, F. Mezzena, G. Romano "Il significato astronomico
del sito Megalitico di Saint Martin de Corléans ad Aosta" Ed.Tecnimage,
Aosta 1991).
In Italia non uno ma tre congressi di archeoastronomia sono stati tenuti,
tutti patrocinati, oltreché dagli Enti ospitanti, dalla Società
astronomica Italiana S.A.It.):
a) nel 1985 a Brugine (Padova) presso il Centro internazionale A. Beltrame
(atti nel Giornale di Astronomia 1986-1987);
b) nel 1989 presso il Dipartimento di Scienze storico-archeologiche
ed orientalistiche dell'università di Venezia in cooperazione del
Dipartimento di Astronomia dell'università di Padova (atti nella
Rivista di Archeologia, 1991, supplemento n.9);
c) nel 1994, come citato, a Roma presso l'Accademia dei Lincei (atti
da pubblicarsi).
Per il futuro sono previsti congressi con cadenza biennale, corsi di
formazione ed altro.
Mario Codebó