ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA

 

 

Poster presentato al congresso internazionale "Save Rock Art - salvaguardia e studio dell’arte rupestre mondiale nei principali siti a rischio" organizzato dal CeSMAP, Centro Studi e Museo d'Arte Preistorica e dal Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo, il 22-23-24 ottobre 2004, e pubblicato nel cd-rom degli atti in formato elettronico.

 

 

ARCHEOASTRONOMIA E ARTE RUPESTRE:

PROBLEMI METODOLOGICI, STATO DELLA RICERCA E PROSPETTIVE FUTURE

 

Mario Codebò, Henry De Santis

 

 

E’ necessario che anche lo studio dell’arte rupestre, come già lo scavo archeologico, si avvalga dell’indagine archeoastronomica, perché eventuali orientamenti ed allineamenti astronomici, facendo parte della cultura di antiche popolazioni, sono a tutti gli effetti reperti di cultura materiale.

Finora l’indagine archeoastronomica applicata all’arte rupestre ha utilizzato la bussola che però è soggetta a varie anomalie magnetiche e va usata con adeguate precauzioni (Codebò 1997a, pp. 323-335; 1997b, pp. 735-751; 1997c) (foto n. 1).

Un notevole passo avanti è stato fatto da Giuseppe Brunod, Walter Ferreri e Gaudenzio Ragazzi utilizzando il teodolite nella misurazione degli assi della “Rosa di Carpene di Sèllero, Brescia” (Brunod, Ferreri, Ragazzi 1999).

Un altro problema archeoastronomico posto dall’arte rupestre sono i petroglifi rimuovibili: non si può essere sicuri che gli orientamenti rilevati siano originali (foto n. 2): la Rosa di Carpasio (IM) è posta su un instabile gradino di una rampa che dava accesso all’antico edificio comunale del borgo ed è orientata 17°↔197° e 105°↔285° (foto n. 3).(De Santis 2002, pp. 62-63).

Un terzo problema è costituito dalle ipotetiche rappresentazioni di costellazioni: ad eccezione di un petroglifo negli U.S.A. rappresentante probabilmente la costellazione di Ophiucus e di quella in Località Lavina (IM) rappresentante probabilmente la costellazione del Corvo (foto n. 3), quasi certamente di età medioevale o addirittura moderna (De Santis  2002, pp. 62-63; 2003), non si sono finora trovate prove convincenti di petroglifi rappresentanti costellazioni. Ciò è dovuto anche al fatto che ogni cultura tendenzialmente si crea differenti costellazioni.

Alcuni petroglifi sembrano rappresentare graficamente fenomeni celesti: il Petroglifo del Sole (foto n. 4) presso il Capitello dei Due Pini, datato al III millennio a. C., a Paspardo (BS), riproduce probabilmente il tramonto del Sole sull’orizzonte dell’antistante M. Concarena agli equinozi ed ai solstizi – cerchio centrale con tre fasci di raggi verso il basso – ed il movimento circumsolare della Luna – due cerchi minori laterali - durante il suo ciclo mensile e diciottennale -(Codebò, Barale, Castelli, De Santis, Fratti, Gervasoni 1999b, 2004, pp. 209-221; 2005, pp. 9-28).

Il Petroglifo del Sole è riprodotto su numerose statue-stele – Borno 1, Caven 3, Cornal, Ossimo 2 lato C, ecc. - alle quali l’indagine archeoastronomica non può più applicarsi perché la loro esatta posizione non è più nota.

Gli studi finora condotti hanno dimostrato che le statue stele, soprattutto se allineate, indicavano precisi riferimenti astronomici. In passato questi allineamenti non venivano misurati, come nelle nove statue stele di Pontevecchio di Lunigiana (Ambrosi 1972, pp. 45-63). Ma dopo la scoperta degli allineamenti astronomici delle statue stele di S. Martins de Corleans (AO) (Cossard, Mezzena, Romano 1991; Romano 1992; Cossard 1993; Cossard e Romano 1994; Mezzena 1997) non si può più rinunciare ad indagarle astronomicamente.

Il futuro della ricerca archeoastronomica dovrà affrontare anche questi problemi, ma è fondamentale fin da ora che le piante dello scavo archeologico ed i rilievi di arte rupestre siano orientati con metodi astronomici - che sono gli unici precisi, mentre la bussola non da sufficienti garanzie - pena il rischio della perdita di dati.

L’archeologo che non applica le indagini archeoastronomiche allo scavo o allo studio dell’arte rupestre, quanto meno orientando esattamente le piante relative, si rende responsabile della potenziale distruzione di dati archeologici: non orientare le piante di scavo equivale a scavare senza stratigrafia!

 

 

Foto n. 1

Cruciforme orientato sui quattro punti cardinali al Ciappo de Cunche di Finale Ligure (SV)

(Foto M. Codebò).

 

Foto n. 2

Rosa dei Venti di Carpasio (IM) (Foto H. De Santis).

 

Foto n. 3

Presunta Costellazione coppelliforme del Corvo a Lavina (IM) (Foto ed elaborazione H. De Santis)

Il Petroglifo del Sole al Capitello dei due Pini – III millennio a. C. - di Paspardo (BS). Le due misure angolari indicate sul disegno coincidono con quelle tra i punti occasi solstiziali ed equinoziali del Sole sull’antistante profilo del M. Concarena (Rilievo di P. Barale e M. Codebò)

 

 

Bibliografia.

 

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