ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA
Pubblicato in: C.A.I. Rivista della Sez. Ligure, ottobre 1994, n. 2, Genova, pp.
8-11.
LE CIME, I PROFILI, LE OMBRE
DEI MONTI: CALENDARI PREISTORICI
Mario Codebò
L' archeoastronomia è il
ramo della ricerca scientifica archeologica che studia le conoscenze astronomiche,
acquisite con metodi propri, dalle popolazioni preistoriche, protostoriche,
classiche, tardo‑antiche e medioevali. Nacque nel XVIII secolo, in Inghilterra, quando W. Stukeley e
J. Wood si accorsero che l'asse principale di Stonehenge è rivolto verso il
sorgere del sole al solstizio estivo.
Nel XIX secolo Sir J.N.
Lockyer e F.C. Penrose studiarono gli orientamenti, rispettivamente, dei
templi egizi e greci e, successivamente ed in collaborazione, di Stonehenge.
Nel XX secolo autori come G. Hawkins, F. Hoyle, C.A.
Newham, A. & A. Thom (rispettivamente padre e figlio), A. Aveni, hanno ampliato
enormemente le indagini, estendendole alla maggioranza delle strutture
megalitiche europee e mediterranee ed, in parte, a strutture di età più
recenti. Risultati particolarmente significativi hanno fornito le indagini
eseguite sulle civiltà pre‑colombiane, che conobbero un amplissimo
sviluppo dell'astronomia. Anche in Italia, dove le ricerche hanno forse un po'
stentato ad avviarsi, sono stati raggiunti lusinghieri risultati in Val d'Aosta
(Cossard, Mezzena, Romano 1991; Cossard 1993), nelle Venezie, in Puglia (Romano
1992) ed in Sardegna (Proverbio 1986 e 1991 in A.A. V.V.).
In Liguria da alcuni anni ormai, sono in corso
ricerche ad opera di L. Felolo, E. Calzolari e dello scrivente, i risultati
delle quali sono stati solo in parte pubblicati.
Di particolare interesse l'opera pionieristica
dell'Ing. G. Innerebner in Alto Adige. Le prime osservazioni astronomiche nacquero,
forse, nel paleolitico superiore, come ci testimonierebbero incisioni su ossa e
pietre rinvenuti in strati di culture cro-magnoidi (1) (Marshak, 1970).
Ma è soprattutto con l'avvento dell'agricoltura e
della pastorizia nel neolitico che si rese necessario disporre di mezzi che
consentissero la misurazione dei trascorrere dei tempo.
Poiché quest'ultimo è definito, ancora ai giorni
nostri, dal moto degli astri, in regioni montuose come la penisola italiana
bastò probabilmente utilizzare, quali punti di riferimento, i profili e le cime
dei monti, nonché le ombre da essi proiettate.
Approfondite ricerche, eseguite nel corso di
parecchi anni dal citato ing. Innerebner hanno permesso di evidenziare in Alto
Adige sistemi cronometrici e calendariali di questo tipo (Innerebner, 1959 et
alia).
Scorcio della trincea megalitica equinozial-solstiziale
del castelliere di Colle Joben (BZ)
(Foto Mario Codebò)
E' degno di nota il fatto che ricerche indipendenti
condotte attualmente da E. Boccaleri nella zona di Carnino confermerebbero
analoghe sopravvivenze in un'area alpina culturalmente diversa.
Differente fu invece l'evoluzione nelle pianure,
dove l'orizzonte, privo di punti di riferimento, impose l'innalzamento di
strutture anche molto poderose.
Nacquero così, accanto alle sepolture dolmeniche,
gli allineamenti megalitici dell'Europa nord-occidentale come Stonehenge,
Callanish, Carnac, per citare solo i principali. Nell'Europa dell'età dei
metalli l'osservazione pragmatica del moto degli astri si fuse da subito con il
loro culto.
Il megalitismo ebbe la sua massima fioritura nel
corso dell'eneolitico europeo (2) (III millennio a.C.) e si esaurì alle soglie
dell'età dei ferro (I millennio a.C.), sopravvivendo unicamente, in un certo
senso, nelle strutture murarie “ciclopiche” difensive delle nascenti città. Nel
frattempo l'accumulo plurisecolare di osservazioni celesti aveva consentito
l'elaborazione di veri e propri calendari, dei quali tutti i popoli
protostorici furono in possesso.
Mentre sui monti permasero a lungo, accanto agli
insediamenti rustici, i metodi arcaici di misurazione del tempo - come attesta
la sopravvivenza di significativi toponimi quali: Cima Undici, Bric del
Mezzogiorno, Sas del Meszdì - nelle pianure e nelle aree cittadine
l'osservazione astronomica venne inglobata nelle strutture urbanistiche: città
come Marzabotto, Alatri ed Elea furono orientate astronomicamente all'atto
della fondazione (Pallottino 1981; Romano 1992).
M. Castello allo Sciliar (Alpe di Siusi, BZ) luogo di
culti astrali dall'Età del Ferro all'Età Romana Imperiale (Colli 1986)
(Foto M. Codebò)
Il Cristianesimo si preoccupò di sostituirsi al
paganesimo non soltanto innestando le proprie festività su quelle pagane, che
erano vere e proprie ricorrenze solari e lunari, ma anche orientando
astronomicamente i propri luoghi di culto; ottenne così il duplice scopo di
perpetuare il servizio calendariale a vantaggio delle anime di cui si prendeva
cura e di impressionarle con "effetti" scenografici.
Colle S. Pietro di Fié - La sommità
"crisitianizzata" del castellliere di Colle S. Pietro di Fié (BZ).
Sullo sfondo l'altopiano dello Sciliar, dietro al quale
sorge il Sole agli equinozi ed al sosltizio d'inverno.
(Foto M. Codebò)
Ne sono buoni esempi le chiese medioevali entro la
cerchia muraria di Treviso, la cappella degli Scrovegni a Padova e, in campo
laico, Castel del Monte, l'edificio ottagonale fatto costruire in Puglia da
Federico II Hohenstaufen. La cultura umanistica del rinascimento impose
l'orientamento degli edifici secondo le esigenze del progetto urbanistico,
mentre, d'altra parte, l'accumulo ormai plurimillenario di osservazioni esitava
nella riforma gregoriana dei calendario prima e nella rivoluzione copernicana
poi: nasceva la moderna astronomia strumentale galileiana.
Le primitive osservazioni astronomiche si riferivano
soprattutto ai movimenti apparenti del sole e della luna, meno frequentemente
delle stelle fisse e dei pianeti.
La terra, come è noto, compie un'intera rivoluzione
intorno al sole in 365,2422 giorni solari medi (3).
Sulla volta celeste il fenomeno si manifesta come il
sorgere od il tramontare del sole dietro uno stesso punto di riferimento
dell'orizzonte - in genere un rilievo orografico - ogni 365 giorni: è questo
l'anno tropico (4) che differisce dall'anno siderale (5) non solo per durata,
ma anche per il fatto che, in esso, il ritorno del sole dopo un anno allo
stesso punto di levata o di tramonto sono osservati in riferimento ad una
stella fissa; perciò l'anno siderale è più lungo di quello tropico di circa
20'24".
Oltre a ciò il sole sembra spostare il suo punto di
levata o di tramonto sulla linea dell'orizzonte entro un'ampiezza di gradi
sessagesimali che variano in funzione della latitudine, ad eccezione dell'alba
o del tramonto agli equinozi che avvengono sempre, a qualunque latitudine ed in
qualunque epoca, rispettivamente a 90° e a 270°.
Se consideriamo l'orizzonte visibile come un cerchio
orizzontale al centro del quale sta l'osservatore avendo il nord alle spalle ed
il sud di fronte, alla latitudine della Liguria (circa 44°30' N) gli estremi
settentrionali e meridionali toccati dal sole nel suo moto apparente sono:
all'alba 57° al solstizio d'estate (intorno al 21/6)
e 123° al solstizio d'inverno (intorno al 21/12); al tramonto 303° al solstizio
estivo e 237° al solstizio invernale. A latitudini diverse questi estremi
variano molto.
I movimenti della luna sono più complicati di quelli
solari, perché la sua orbita è inclinata di circa 5° sul piano dell'eclittica
(l'orbita sulla quale si spostano apparentemente tutti gli astri mobili,
suddivisa in dodici parti dalle costellazioni zodiacali), la quale, a sua
volta, è inclinata di 23° 27’ sul piano dell'equatore celeste (che è una
proiezione nello spazio dell'equatore terrestre); di conseguenza la sua
declinazione (cioè l'altezza dall'orizzonte nel sistema delle coordinate
equatoriali) (6) massima è di + 28° 36' e quella minima di - 28° 36', per cui
essa in questi due momenti sorge e tramonta più a N del punto ove sorge e
tramonta il sole al solstizio d'estate alla stessa latitudine e 15 giorni dopo
più a S dei punto ove sorge e tramonta esso alla stessa latitudine al solstizio
d'inverno: sono questi i cosiddetti punti d'arresto maggiori, rispettivamente
superiore ed inferiore. Ciò si verifica ogni 18 anni e 7 mesi circa quando i
nodi dell'orbita lunare (cioè i punti d'incontro dell'orbita lunare con
l'eclittica), che ruotano intorno alla Terra in 6793 giorni medi, vanno a
coincidere con il punto d'Ariete e il punto di Bilancia (rispettivamente 21
marzo e 23 settembre) dell'eclittica.
In questo mese lo spettacolo che si manifesta è
veramente straordinario: dapprima la luna compie il semicerchio più alto e più
settentrionale di tutto il suo ciclo diciottennale e 15 giorni dopo descrive invece
quello più basso e più meridionale.
Il fenomeno colpì molto la fantasia dei nostri
progenitori che vi dedicarono numerose strutture megalitiche sia a scopo di
misurazione (per esempio le 4 pietre di riferimento di Stonehenge I) che di
culto (per esempio la maggior parte delle strutture della necropoli eneolitica
di Saint Martin de Corléans).
A metà del suo ciclo diciottennale invece la luna, a
causa del sottrarsi dell'inclinazione della sua orbita rispetto a quella
dell'eclittica (+ 18°18' e – 18°18'), descrive in cielo un semicerchio molto
prossimo alla linea equinoziale E-W: sono questi i due punti d'arresto minori,
rispettivamente superiore ed inferiore. Per tutti questi motivi la luna sorge e
tramonta allo stesso azimut una volta ogni 18 anni e 7 mesi circa.
Molto più semplici sono i movimenti delle stelle
fisse le quali, però, essendo dotate di un moto proprio, se pur lentissimo,
dopo qualche migliaio di anni modificano irreversibilmente i loro azimut di
levata e tramonto.
Inoltre particolari fenomeni quali le supernovae (7) rimangono a noi
sconosciuti a meno che gli antichi non ce ne abbiano lasciata esplicita
menzione scritta, come nel caso della supernovae del 1056 d.C. nella
costellazione del Toro, registrata dagli astronomi cinesi.
Per tutte queste ragioni gli allineamenti stellari
sono da valutare con prudenza. Tuttavia la loro estrema importanza è
dimostrata, oltre che da alcuni reperti (Callanish, Saint Martin de Corléans,
etc.), dal fatto che la ripartizione del
giorno in 24 ore deriva proprio dalla suddivisione, da parte degli antichi
Egizi, della notte in 12 parti, scandite dalla levata di 12 stelle luminose.
Infine i moti planetari, per ora assenti dall'ambito
europeo, hanno avuto una parte primaria nelle civiltà precolombiane. In taluni
siti poi (per esempio nella tomba IV di Saint Martin de Corléans), sono stati
identificati allineamenti con azimut solari in particolari giorni dell'anno
coincidenti con antiche festività, la più celebrata delle quali fu Beltàne,
corrispondente al nostro Calendimaggio.
Essi testimoniano della estrema antichità di tali
feste tramandatesi di generazione in generazione per millenni.
Tutti questi allineamenti si misurano di regola con
metodi archeoastronomici che implicano l'uso di strumenti di precisione, quali
il teodolíte, e complessi calcoli. Ciò perché il geomagnetismo varia
imprevedibilmente nel tempo, soprattutto sulla scala geologica e paletnologica.
Perciò le misurazioni ottenute con la bussola sono
da considerarsi potenzialmente affette da gravi errori, anche quando si è avuta
l'accortezza di eseguirle fuori da aree di anomalia, lontano da oggetti
metallici e correggendo la declinazione magnetica. Nonostante ciò il suo uso e
quello della carta topografica a grande scala, nei modi noti ad ogni escursionista,
può risultare utile in via preliminare, specialmente nel corso di una campagna
esplorativa.
N O T E
·
Cro-Magnon = tipo umano, caratterizzato da alta statura e cranio
dolicocefalo (ossia allungato in senso antero-posteriore). appartenente alla
specie Homo sapiens-sapiens, comparso in Europa circa 35.000 anni fa, in
concomitanza della estinzione della specie Homo sapiens neanderthalensis. Da
esso deriva l'uomo contemporaneo.
·
Eneolitico = età dei rame; sinonimo di calcolitico (preferito dagli
autori francesi: calcolithique). Cronologicamente inquadrabile, in Italia, nel
III millennio a.C..
·
Giorno solare medio o Giorno medio = media esatta di tutte le durate
dei giorni veri in un anno. Questi ultimi corrispondono all'intervallo di tempo
fra due passaggi (superiori od inferiori) successivi del sole (più precisamente
dei centro del disco solare) al meridiano. Pur oscillando intorno alle 24 ore.
hanno variazioni di durata anche cospicue nel corso dell'anno. Perciò si
ricorre al giorno medio.
·
Anno tropico = periodo di tempo intercorrente tra due successivi
passaggi del sole all'equinozio di primavera (o Punto vernale). Differisce
dall'anno siderale perché quest'ultimo dura 365,2564 giorni solari medi, mentre
il primo ne dura 365,2422; ossia l'anno tropico è più breve di 20 minuti e 24
secondi rispetto all'anno solare.
·
Anno siderale = periodo di tempo impiegato dal sole a percorrere
apparentemente l'intera eclittica rispetto ad un Punto fisso di essa. Per la
sua durata si veda nota n. 4.
·
Coordinate equatoriali = uno dei quattro sistemi di coordinate
astronomiche.
·
Supernovae = stelle che, a causa di processi esplosivi al loro interno,
aumentano improvvisamente la loro magnitudine (ossia la loro luminosità) da 18
a 20 volte, per poi diminuirla lentamente, Fino a scomparire. Si distinguono
dalle novae perché quest'ultime aumentano la loro magnitudine (o luminosità) di
sole 7-8 volte.
BIBLIOGRAFIA
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