Convegno di Studi
ASTRONOMIA E ARCHEOLOGIA A CONFRONTO
Sabato 20 e domenica 21 marzo 2004
Villa Filangeri – Sala Basile
S. Flavia (Palermo)
La luce del cosmo nella cultura umana: astronomia e archeologia a confronto.
Astronomia e archeologia: quale sia il senso di un accostamento apparentemente
improbabile tra due scienze diverse per la natura degli oggetti da loro
studiati, si può determinare se si pensa che l’uomo ha originato
la sua evoluzione (ciò che studia l’archeologia), fissando
se stesso come elemento certo di un
cosmo costituito da punti realmente sicuri
(massima ambizione della astronomia).
Se si condivide l’idea che fra i tratti che segnano la fisionomia della
società, significativo rilievo assumono quelli religioso ed economico,
si capisce come mai tra le lontane stelle del cielo e il piccolo
invisibile uomo sulla Terra, il legame sia così forte.
Partendo da quest’ultimo aspetto si dirà infatti che il
navigatore di ogni tempo, commerciante pirata militare che
sia, e che solca le acque di questo o di quell’altro mare, ha trovato solo
negli astri della volta celeste, gli unici punti che coordinassero
i suoi spostamenti in quello spazio.
Tornando invece a quello religioso, l’essere umano
ha da sempre desiderato chiarire i misteri della natura e finchè
questi rimarrano tali e tale rimarrà l’origine della vita, quella
tanto sospirata chiarificazione prenderà il sembiante di esseri
sovrannaturali che l’uomo ha voluto collocare su di un piano
diverso ed opposto al suo, dell’orizzontalità,
quindi sulle alte montagne (vedi l’Olimpo
per gli antichi Greci), o ancora più su, tra le stelle.
E’ tipico infatti di molte religioni, anche laddove si esprima il culto
verso divinità telluriche (la grande madre prima fra tutte),
che gli dei siano raffigurati come astri, oppure in forma
antro- pomorfa ma comunque sempre sormontati dalla rappresentazione del
rispettivo astro.
I simboli ricorrenti sono la mezza luna, la stella a otto punte oppure
a punte e raggi. Così ad esempio è per le culture sumerica,
paleobabilonese ed assira.
Nella stele di Nabucodonosor, la scena è sormontata dalla luna
per il dio padre Sin, dalla stella per la dea madre Isthar, dal sole per
il dio Shamash loro figlio.
Del resto secondo il vangelo di Matteo, è una stella che guida
i Magi da Cristo appena nato, e come nei testi scritturistici si ripete,
il regno di Dio si trova nell’alto dei cieli. Se la singola stella
simboleggia un dio, le costellazioni tutte arrivano a raffigurare interi
apparati mitologici. I nomi delle costellazioni risalgono alla più
remota antichità. Popoli diversi assegnarono nomi diversi,
di eroi, di animali, di oggetti (l’Orsa dei Greci è il carro dei
Romani), che solo in minor parte sono pervenuti
sino a noi senza variazioni (specialmente per lo zodiaco). Molti altri
nomi oggi usati per le costellazioni sono infatti di origine araba.
Per il cielo australe poi, quasi sconosciuto
agli antichi occidentali, i nomi risalgono
in buon numero al XVIII sec. benchè il Bayer, quasi
due secoli prima, avesse disegnato un atlante celeste comprendendo l’emisfero
sud.
Si contempla così il cielo per penetrare i segreti della
natura tramite la conoscenza e il ricordo
degli dei. E’ proprio qui che trova la sua genesi l’astrologia, arte antichissima,
dispensatrice di un sapere da molti tacciato come superstizioso.
Il termine quindi, che spesso è stato usato dagli astronomi
dinnanzi ai fatti d’astrologia, non può che essere destituito di
qualsiasi fondamento qualora si desideri studiare i fenomeni culturali
per ciò che sono e rappresentano e non per quello si vorrebbe che
essi siano.
Di certo non si sostiene l’idea dell’ateismo astronomico, né
che maghi indovini fattucchiere che si richiamano al ‘ potere
delle stelle’, siano in qualche modo da rivalutare
come scienziati speciali. Si tratta solamente di ricordare che la
forza dei simboli, di qualunque natura essi siano, matematici, celesti,
divini, è fondata sull’intensità con cui i credenti
rivolgono ad essi la loro fede. Anche se astrologia
e astronomia sono differenti è innegabile il contributo della prima
alla seconda.
Quando però l’osservazione degli astri
cominciò ad abbandonare le plaghe
della mera interpretazione, iniziò a servirsi di strumenti
sempre più sofisticati, capaci di rendere meglio visibile ciò
che all’occhio umano era sino allora sembrato un semplice punto luminoso,
oggetto di più o meno romantiche fabulazioni, alcuni
grandi misteri, primo fra tutti la quotidiana
resurrezione del sole, trovarono finalmente soluzione,
crollarono gli dei, ma la meravigliosa spettacolarità
intrinseca agli astri catturò l’uomo
nell’astronomia, il cui intento è
quello di mettere sempre più a fuoco i colori e i movimenti di quei
corpi immersi nel blu senza fine.
La Terra, solamente la Terra, è stata per millenni il
punto consentito all’uomo da cui potesse ammirare il cielo, e luoghi deputati
a tal fine erano circoscritti come sacri.
L’archeologia ci ha rivelato alcuni di questi luoghi (si pensi alle
costruzioni delle civiltà meso-americane precolombiane), insieme
con strumenti d’osservazione e raffigurazioni del nostro pianeta, del sistema
solare, del cosmo.
Caso stupefacente è il mosaico della sfera armillare, conservato
ancora in situ nell’antico insedia- mento ellenistico di Solunto (PA),
in Sicilia.
Grazie alle stelle l’uomo non ha
solo costruito lo spazio intorno a sé, ma pure ha realizzato
il concetto di tempo, ha imparato a calcolarlo, a
misurarlo, osservando l’ombra proiettata dallo gnomone
di un orologio solare, o considerando
magari il movimento diurno del sole
in riferimento a degli elementi del paesaggio, come nel caso
delle montagne meridiane dell’arco alpino.
Tramite gli studi di Archeoastronomia o di una disciplina ancora più
globale che si è sentito la necessità di definire in
modo specifico come ‘Astronomia culturale’, è così possibile
vivificare la luce che, del cosmo, ha illuminato lo sviluppo della cultura
umana.
Questo è emerso dal convegno di Studi “Astronomia e Archeologia
a confronto” tenutosi nei giorni 20 e 21 Marzo 2004 a Santa
Flavia (PA).
I più sentiti ringraziamenti vanno dall’Archeoclub
di questa sede rivolti: ai relatori: prof.ssa Maria Annunziata
Lima e prof. Salvatore Serio (Università di Palermo), dott.ssa Laura
Tartaglia (Università di Roma), prof.ssa Maria Luisa Tuscano,
dott.ssa Ileana Chinnici (INAF- Osserva- torio Astronomico di Palermo
G. S. Vaiana), prof. Nicola Lo Coco (Istituto Nautico di Palermo Gioeni
Lanza), prof. Fabrizio Bonoli (Università Bologna),
dott. Marcello Ranieri (Consiglio Nazionale delle Ricerche),
prof. Mario Codebò (Archeoastronomia Ligustica), prof. Sebastiano
Tusa (Servizio Archeologico Soprintendenza di Trapani); nella persona del
sindaco, dott. Pietro Sanfilippo, al comune di Santa Flavia, per il modo
tutto con cui ha accolto il convegno, mettendo a disposizione anche la
stupenda Sala Basile di villa Filangeri, sede comunale; al pubblico che
ha preso parte al convegno interagendo coi relatori nei
momenti deputati alla discussione dei temi trattati durante il convegno.
E’ stata assai gradita la presenza del Consigliere Nazionale Archeoclub
d’Italia, prof. ssa Giusi Liuzzo, del pres. Archeoclub Palermo, Dott. Piero
Giordano, del pres. Archeoclub Trapani, prof. re Vito Zarzana,
del pres. Archeoclub Ragusa, Vincenzo Piazzese, del pres.
Archeoclub di Centuripe, geom. Carmelo Palmisciano.
Nei giorni del convegno organizzato dall’Arch.
Maria D’Amico, Coordinatrice Archeoclub Regione Sicilia e pres.
Archeoclub Santa Flavia Solunto (PA), è stato possibile visitare
anche: una interessante mostra sugli strumenti antichi di navigazione dell’Istituto
Tecnico Nautico di Palermo Gioeni Lanza, organizzata dal Prof. Nicola Lo
Coco docente presso lo stesso ed il comune di Santa Flavia; una delle stupende
ville del centro di Bagheria (PA), villa Valguarnera, godendo della gentilissima
ospitalità della principessa Alliata; alla conclusione del convegno,
il Parco Archeologico di Solunto, fruendo della utile e preziosa guida
della Prof.ssa Marianna D’Acquisto.
Programma del'incontro
Sabato 20 marzo 2004, Villa Filangeri – Sala Basile
Ore 9:00 Indirizzi di Saluto e Inaugurazione Mostra
Dott. Piero Sanfilippo, Sindaco di S. Flavia
Dott. Mauro Li Muli, Assessore alla Cultura
Dott.ssa Francesca Spatafora, Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo
Prof. Vincenzo Tusa, Accademico dei Lincei
Ore 9:15 Introduzione dei Lavori
Arch. Maria D’Amico, Archeoclub d’Italia
Prof. Salvatore Serio, Università di Palermo
Ore 9:30 Prof. Maria Annunziata Lima (Università di Palermo):
I SIMBOLI DEL CIELO. ICONOGRAFIE ANTICHE E TRASFORMAZIONI IN ETA’ MEDIOEVALE
Ore 10:15 Prof. Salvatore Serio (Università di Palermo):
ASTRONOMIA E MITOLOGIA
Ore 11:00 Dott.ssa Laura Tartaglia (Università di Roma):
L’EMBLEMA VERMICULATUM CON SFERA ARMILLARE A SOLUNTO
Ore 11:45 Dott.ssa Caterina Greco (Servizio per i Beni Archeologici,
Soprintendenza di Enna):
IL RESTAURO MUSIVO DELLA SFERA ARMILLARE
Ore 12:30 Prof. Maria Luisa Tuscano
GLI ANTICHI OROLOGI SOLARI NELLE VILLE DELLA BAGARIA
Ore 13:30 Pausa pranzo
Ore 16:00 Dott.ssa Ileana Chinnici (INAF – Osservatorio astronomico
di Palermo G.S. Vaiana):
ASTRONOMIA E ARCHITETTURA DELL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO
Ore 16:45 Prof. Nicola Lo Coco (Istituto Nautico di Palermo Gioeni Lanza):
ASTRONOMIA E NAVIGAZIONE
Ore 17:30 Prof. Fabrizio Bònoli (Università di Bologna):
ARCHEOASTRONOMIA O ASTRONOMIA CULTURALE?
Domenica 21 marzo 2004, Villa Filangeri – Sala Basile
Ore 9:00 Dott. Marcello Ranieri (CNR):
INDAGINE PRELIMINARE SUI CONTENUTI GEOMETRICI, NUMERICI E METRICI DELLE
STRUTTURE ARCHITETTONICHE PREISPANICHE MESOAMERICANE
Ore 9:45 Sig. Mario Codebò (Archeoastronomia Ligustica):
MONTAGNE MERIDIANE DELL’ARCO ALPINO
Ore 10:30 Prof. Sebastiano Tusa (Servizio Archeologico Soprintendenza
di Trapani):
ARCHEOASTRONOMIA NELLA SICILIA PREISTORICA
Ore 11:30 Conclusione dei lavori e visita al Parco Archeologico di Solunto.