ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA
Pubblicato in: Atti del VI Seminario A.L.S.S.A. di Archeoastronomia, Genova 08 marzo 2003, pp. 4-8.
LA COSTELLAZIONE DEL CORVO
SU UNA ROCCIA INCISA: UN’IPOTESI DI ASTRONOMIA CULTURALE
Henry De Santis
1) Presentazione del sito.
La costellazione del Corvo è una piccola costellazione, non estremamente appariscente
e poco conosciuta, che sorge in direzione sud-est, sotto la Vergine, nel
periodo primaverile. (Figura nr.1).
(Figura nr.1, Elaborazione Henry De Santis)
Nella frazione di Lavina del Comune di Rezzo, in provincia di Imperia, su di un masso (coordinate geografiche: lat. 44°01’43”N; longitud. 07°53’51”E; quota mt. 400) posto all’inizio di una strada interpoderale che sale lungo il versante di valle sottostante la frazione di Cénova, sono incise sei coppelle, di cui: quattro molto evidenti, una rotta presumibilmente in fase d’incisione ed una appena abbozzata.
Le incisioni sono già state oggetto di studio da parte dello scrivente (De Santis 2002).
Le coppelle, sottoposte all’esame del geologo dott. Davide Gori, sono sicuramente antropiche e appaiono scolpite in tempi abbastanza recenti: medioevo o età moderna, come si deduce dalla mancanza di licheni ed altre impurità sulla superficie del masso, nonché dai contorni molto netti che non appaiono eccessivamente erosi dal tempo.
In fase di integrazione dello studio precedente, è apparso evidente che la posizione delle coppelle ricorda - con buona approssimazione e rispettando anche le proporzioni visibili delle distanze apparenti delle stelle - la forma della costellazione predetta, anche se adagiata su un fianco. (foto 1).
Foto n. 1 (Foto ed elaborazione Henry De Santis)
A sostegno dell’ipotesi, che appare labile se non supportata da altre prove, è stato effettuato uno studio pressoché completo, prendendo misure di direzione e di altezza, effettuando calcoli con un programma di simulazione stellare, effettuando varie ricognizioni di superficie, sottoponendo il manufatto al parere del geologo.
2) Studio del sito e misure effettuate.
Sono state misurate le direzioni degli assi dell’incisione mediante l’uso di una bussola prismatica Recta (a lettura diretta di 1° sessagesimale e stima del ½°), calcolando poi la media delle misure ottenute.
Purtroppo per la conformazione
particolarmente disagevole del terreno su cui si operava e la mancanza dello
spazio necessario, non è stato possibile utilizzare strumenti d’indagine
più rigorosi, quali teodolite o squadro sferico graduato, indispensabili per la
ricerca archeoastronomica (Codebò 1997 – De Santis 2001).
Essendo la bussola soggetta a varie anomalie magnetiche, non sempre
quantificabili, per ridurne al minimo l’errore è stata calcolata la
declinazione magnetica locale con il software I.G.M e I.N.G.V.¹ allegato alla
Carta Magnetica d'Italia al 2000.0 (Coticchia, De Santis, Di Ponzio, Dominici,
Meloni, Pierozi, Sperti 2001) e l'azimut così corretto è stato riportato sulla
tavoletta I.G.M.I. 1:25.000 (Foglio Pieve di Teco 91 II SE) con origine dalle
coordinate geografiche - rilevate mediante GPS² - del sito, riscontrando una
corrispondenza pressoché identica con l'orientamento ipotizzato sulla base
delle precedenti osservazioni visuali: il masso è effettivamente orientato, con
azimut 170°30’, in direzione della cima del monte su cui sorgono i ruderi della
chiesa di Santa Maria Maddalena.
In tale direzione è stata misurata l’altezza dell’orizzonte visibile, quantificandola in circa 20°, mediante un inclinometro Suunto a disco (con lettura diretta di 1° sessagesimale e stima del ¼°).
Successivamente, mediante l’uso del software simulatore del cielo “Red Shift 3”, è stato ricostruito il cielo visibile, alle coordinate del sito, nelle varie epoche storiche, ottenendo la posizione della costellazione.
Essendo l’equinozio di primavera uno degli eventi fondamentali per l’astronomia generale e soprattutto per l’astronomia culturale (Codebò 1997 – De Santis 2001), è stata particolarmente indagata la posizione della costellazione in quella data nei seguenti anni:
Anno 0: azimut*
costellazione corvo: 178°30’; altezza sull’orizzonte: 37°30’; *Note: per il calcolo dell’azimut e dell’altezza
sull’orizzonte si è considerato il quadrilatero, centro dell’asterismo
principale della costellazione. |
Dai dati ottenuti appare evidente che la data corrispondente alla direzione 170°30’, dove la costellazione aveva un’altezza tale da poter essere vista integralmente, è quella relativa alla mezzanotte del 21 marzo dell’anno 1600. Benché sia certamente impossibile e scorretto attribuire con sicurezza il petroglifo a questa data sulla sola base archeoastronomica - poiché quasi tutte le altre dell’arco temporale studiato si avvicinano comunque parecchio alla direzione predetta - essa è la più interessante.
Infine in data 22.03.2003 è stata effettuata, insieme all’amico archeologo Marco Greco di Lerici (SP), una ricognizione sul posto, dove si è potuto verificare, intorno alla mezzanotte, l’effettivo sorgere della costellazione - leggermente spostato verso Nord come previsto dal software per i giorni nostri - dalla cima del monte antistante, spiccando, con evidenza, pochi gradi sopra la sua sommità.
La costellazione è sorta integralmente dal monte intorno alle ore 00:20 T.M.E.C.³ del giorno 23.03.2003.
3) Conclusioni.
Ovviamente non è possibile affermare con certezza che il quadrilatero rappresentato sulla roccia sia davvero la costellazione del Corvo, ma dallo studio effettuato sicuramente l’ipotesi ne esce rafforzata per i seguenti motivi:
a. la disposizione delle coppelle, sicuramente antropiche, e la distanza fra esse rispettano abbastanza la forma e le proporzioni della costellazione;
b. l’incisione è orientata nella direzione del sorgere della costellazione intorno alla mezzanotte del giorno in cui cade l’equinozio di primavera di vari periodi storici, quando ha un’altezza tale che permette di osservarla integralmente sopra la cima del monte;
Quanto alla datazione delle coppelle, non si può attribuirla con certezza al 1600, in quanto le misure magnetiche, sia pur controllate allo scopo di ridurre al minimo l’errore, non danno garanzie assolute di affidabilità, essendo un errore dell’ordine di 2 o 3 gradi sempre possibile. Tuttavia è l’ipotesi più suggestiva.
Note ed abbreviazioni.
1. I.G.M.I.: Istituto Geografico Militare Italiano; I.G.N.V.: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
2. Le coordinate geografiche sono state determinate mediante l’uso di GPS modello Magellan 310.
3. T.M.E.C.: Tempo Medio Europa Centrale.
Ringraziamenti.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno prestato il loro aiuto nella ricerca ed in
particolare: Mario Codebò per i consigli datomi nella stesura del presente
testo, Marco Greco per il supporto logistico fornitomi durante la ricognizione
di superficie, Davide Gori per le consulenze geologiche, i proprietari del
ristorante-albergo
“La Lavinella” di Lavina e tutte le fonti orali locali.
Bibliografia.
· Coticchia, De Santis, Di Ponzio, Dominici, Meloni, Pierozi, Sperti (2001). Carta Magnetica d'Italia al 2000.0 – I.G.M.I. Firenze.
· De Santis Henry (2001). Strumenti e calcoli per l’archeoastronomia. su notiziario “News Polaris” (1° parte dicembre 2000 - 2° parte giugno 2001), Associazione Ligure Astrofili Polaris.Genova
· De Santis Henry (2002). I petroglifi di Carpasio e Lavina (IM). In R' nì d' àigura, n. 37, Genova pp. 62-63.
· I.G.M.I.. Foglio Pieve di Teco 91 II SE. Tavoletta 1:25.000.
·
Maris
Multimedia (2001). Software Red Shift 3.