ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA
Pubblicato in: Atti del IV Congresso Nazionale della
Società Italiana di Archeostronomia, ConTatto Edizioni, Lerici (SP), settembre
2006, pp. 38-49.
Bonòra
Vittorio, Codebò Mario, De Santis Henry, Gaspani Adriano, Marano Bonòra
Adriana, Medioli Diego
Abstract.
The ancient
Several archaeoastronomical investigations were
carried out by the Authors, both using GPS Survey as well as the traditional
topographic one, measuring the orientation of the axis of the main nave as well
as the lateral secondary lateral naves, looking for astronomical lines.
Same procedure was followed during the survey of the
crypt located under the floor of the main church.
The structure of the Romanesque church is almost
complex and difficult to measure and despite the high accuracy obtained in the
measuring sessions, the interpretation of the data obtained with the survey was
difficult and lacking of reliable results; in particular, difficulty occurred
in order to conciliate the measured orientation of the Romanesque building with
the known criteria followed by the “mystical” architects during the high Middle
Age.
We discovered some very interesting lighting phenomena
involving the penetration of the rays of the sun inside the nave, similar those
known in the Scrovegni Chapel (Romano 1992) and in a number of other churches.
From the end of February to the end of October a light beam coming from the
sunrays travelling across a cross-shaped window placed on the wall on the top
of the apse, projects the image of a bright sunny greek cross inside the main
nave of the church, running, day by day, from the ceiling, walking along the
internal wall of the façade and on the floor of the nave, along the axis of it.
At the summer standstill the image of the bright cross
arrives to the center of the floor of the nave, in front to the altar, reaching
the minimum distance from it, then in the following days, it recedes again
inverting its daily motion.
The light phenomenon splits the year in two well
definite segments, the summer time in which the bright cross is visible and the winter time in which
no sun-light is allowed to penetrate inside the nave. This time-splitting might
be related with the nautical division of the year in the Middle Age at Noli.
Another lighting phenomenon is relevant at the summer
standstill.
Since fifteen days before the midsummer sunset on
fifteen after it, a light ray from a cross window, top to the façade, goes for
about two hours along all the eastern aisle to the tabernacle which was given
by a Noli bishop nephew of Pope Julius II. Few seconds afterwards joined it,
the light ray goes out suddenly because the sunset on behalf of a local hill:
it seems a deliberate lighting effect to exalt the present of the nephew of
Pope Julius II to his cathedral.
Introduzione.
In epoca antica
l’edificazione di una chiesa cristiana doveva rispettare un certo numero di
regole di tipo simbolico in quanto, secondo la tradizione Cristiana, il Tempio
è un luogo che ripropone sulla terra la concezione mistica dell’Universo
cristiano. Durante il medioevo l’edificazione di una chiesa doveva soggiacere a
regole ben precise sia riguardo all’orientazione del suo asse ingresso-abside
che riguardo al periodo in cui il rito di fondazione doveva essere celebrato.
Guido Bonatti da Forlì, matematico, astronomo e astrologo attivo a Parigi
durante il XIII secolo, nel suo “Decem
continens tractatus astronomiae”, di cui si dispone di un’edizione
pubblicata a Venezia nel 1506 (Bonatti da Forlì 1506), mette in evidenza che le
chiese, essendo centri di potere divino, dovevano essere innalzate secondo
scrupolose regole rituali seguendo il corso dei cieli e che dovevano essere
edificate quando si verificano talune congiunzioni astrali favorevoli.
In particolare l’epoca di fondazione delle chiese
era scelta in accordo con la levata all’orizzonte, per la prima volta durante
l’anno, delle stelle della costellazione dell’Ariete; quindi il periodo scelto
era di poco successivo all’equinozio di primavera ed era in accordo con le
regole astronomiche della celebrazione della Pasqua cristiana. La ragione non
era solo mistica, ma rispondeva anche a due esigenze pratiche ben precise, la
prima delle quali era rappresentata dal fatto che quello era il periodo in cui
il gelo e le piogge invernali cessavano ed il terreno diventava più morbido
consentendo agli operai di lavorare agevolmente. L’altra ragione era quella di
avere a disposizione un lungo periodo di tempo, fino al successivo inverno, per
portare a termine i lavori di edilizia, soprattutto nel caso delle chiese più
piccole, che potevano essere completate o quasi prima dell’arrivo della brutta
stagione. Talvolta anche l’anno in cui i lavori dovevano iniziare era scelto
con cura in funzione di particolari eventi astronomici favorevoli ai quali gli
astrologi attribuivano grande significato. Nel 1406, Jean Ganivet scriveva: << Si velis aedificare
aedificium duraturum, considera in fundazione stellas fixas in primario et
conferas eis planetas benevolos >>.
[<<Se vuoi edificare un edificio
durevole, nella fondazione osserva primariamente le stelle fisse e paragona ad
esse i pianeti benevoli>>] (Ganivet
1406). Quindi non solo la levata eliaca delle stelle dell’Ariete definiva il
periodo stagionale più favorevole, ma le posizioni planetarie, soprattutto
quelle di Marte e Giove, nelle costellazioni zodiacali stabilivano gli anni più
favorevoli per l’edificazione degli edifici sacri, soprattutto di rilevante
importanza. La conseguenza è che
nessuno dei luoghi di culto antichi sorse secondo criteri casuali, ma ciascuno
venne edificato seguendo i canoni costruttivi, e soprattutto orientativi,
stabiliti già nelle Costituzioni Apostoliche redatte nei primi secoli del
Cristianesimo, le quali ribadivano la tradizione diffusa sin dagli albori di
orientare i templi, o più in generale i luoghi di culto, verso la direzione
cardinale est (Versus Solem Orientem) ed in particolare verso il
punto di levata del Sole agli equinozi. Per i Cristiani la salvezza era
tradizionalmente collegata alla generica direzione cardinale orientale; infatti
Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol
Justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata
dalla Croce, simbolo della vittoria. Nel Medioevo le chiese erano progettate
con l’abside orientato ad est: la direzione del sorgere del Sole. L’ingresso
principale dei luoghi sacri era quindi posizionato sul lato occidentale, in
modo che i fedeli, entrati nell’edificio, camminassero muovendosi verso oriente
a simboleggiare l’ascesa di Cristo sulla Croce. La direzione orientale
corrisponde a quel segmento di orizzonte locale in cui i corpi celesti sorgono,
dal punto di vista simbolico, analogamente alla stella della nascita di Cristo,
nota come la stella dell’est. Le
chiese dovevano assolvere agli aspetti puramente liturgici; quindi le
istruzioni che venivano date agli architetti in fase di progettazione si
basavano su una complessa serie di indicazioni tratte dalla simbologia
liturgica della religione cristiana. All’architetto era lasciato il compito di
impiegare Matematica, Geometria ed Astronomia al fine di esprimere
simbolicamente la funzione liturgica del culto. Il significato metaforico era
notevole: infatti la cupola stava sovente a rappresentare la volta del cielo,
mentre l’altare simboleggiava la cima della Croce di Cristo. L’architetto
sfruttava le proprie cognizioni di Astronomia di posizione per ricavare
mediante osservazioni, calcoli e costruzioni geometriche, la direzione di
orientazione più opportuna per verificare le specifiche simboliche richieste
dai committenti. L’Astronomia però era solo un mezzo per esprimere le funzioni
liturgiche e simboliche del monumento.
Le ragioni per cui vennero adottati criteri di
orientazione astronomici furono spesso dettate da esigenze mistiche più che
reali. Infatti è noto che
Cenni di
cronologia e fasi.
Nel quadro dello studio
archeoastronomico delle chiese nolensi, promosso da Vittorio ed Adriana Bonòra,
la misurazione di S. Paragorio segue quello degli edifici dell’isolotto di
Bergeggi (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1999) e delle chiese di S.
Michele, S. Lazzaro (Bonòra, Codebò, De Santis, Marano Bonòra 2000) e SS.
Giulia e Margherita (Bonòra, Codebò, De Santis, Marano Bonòra 2004). Di questo
insigne edificio, stante la vasta letteratura in materia, si forniscono di
seguito solo i cenni essenziali delle fasi costruttive al fine di rendere
comprensibili le nostre argomentazioni archeoastronomiche, e si rinviano i
lettori interessati alle numerose pubblicazioni specialistiche menzionate nella
bibliografia minima da noi citata (Frondoni 1988, 1998; Di Dio Rapallo 1998).
Come già ipotizzato dal
Prof. N. Lamboglia, proprio in questa zona nasce e si sviluppa la storia più
antica di Noli. Dopo la presenza di età romana, le ricerche hanno evidenziato
un primo luogo sacro cristiano composto di due sacelli memoriali il cui
orientamento ad Est ha condizionato in seguito la pianta della chiesa romanica.
Attorno a quest'area sacra si sviluppò una necropoli a sarcofagi e fu costruito
il battistero paleocristiano, primo edificio di culto. Parallele al battistero
sono state rinvenute, durante gli ultimi scavi all'interno dell'edificio
romanico, strutture murarie che fanno ipotizzare l'esistenza di una chiesa
primitiva affiancata all'aula battesimale. I reperti rinvenuti permettono di
datare le murature paleocristiane tra la fine del V e gli inizi del VI secolo.
All'età bizantina-altomedievale risale il muro orientato Nord-Sud che taglia il
battistero e che risulta essere una nuova struttura di culto. A questo edificio
corrisponde l'abitato rinvenuto a ridosso della facciata della chiesa dopo
l'asportazione del terrapieno dell'ex ferrovia. L'esame al C14 ha fornito una
datazione calibrata alla metà dell'VIII secolo (±120). Su quest'ultima
struttura fu costruita la chiesa romanica, prima cattedrale della diocesi indipendente
di Noli (1239-1820). L'aspetto attuale della costruzione si deve ad Alfredo
D'Andrade che, in seguito ai lavori di consolidamento e ripristino della fine
del XIX secolo, mise in luce 1'originaria struttura protoromanica.
Il rilievo archeoastronomico.
L’orientazione delle
strutture murarie facenti parte della chiesa di S. Paragorio a Noli, rispetto
alla direzione nord del meridiano astronomico locale, è stata oggetto di
svariate sessioni di misura, condotte tra il 1999 e il 2003 indipendentemente
dagli autori, utilizzando metodi satellitari GPS ai fini della
georeferenziazione del sito (Gaspani 2003) uniti a rilievi astronomici e
topografici convenzionali (Codebò 1997), eseguiti utilizzando uno squadro
sferico graduato, un teodolite MEOPTA T1c e bussole magnetiche
prismatiche Wilkie e Recta.
I rilievi satellitari sono stati eseguiti in
modalità statica, cioè lasciando fisso in un singolo punto l’apparato
ricevente, acquisendo dati al ritmo di un calcolo di posizione al secondo e
raffinando i risultati mediante la media di tutte le determinazioni di
posizione ottenute nel tempo in cui il ricevitore ha acquisito i dati dai
satelliti ed ha calcolato le sue coordinate geografiche locali tridimensionali
rispetto all’elissoide geocentrico WGS84. Una successiva fase di
post-elaborazione ha permesso di raffinare i dati raccolti arrivando ad una
maggiore precisione. Il ricevitore utilizzato è stato un GPS III GARMIN
equipaggiato con un’antenna esterna ad alto guadagno del tipo GA29
posta su treppiede in modo che il suo centro di fase fosse sulla verticale del
punto da determinare e lontano da ostacoli in toto od in parte ostruttivi del
segnale proveniente dai satelliti. Il ricevitore, operando su dodici canali
indipendenti, è in grado di tracciare simultaneamente ed in maniera
indipendente fino a dodici satelliti e di eseguire il calcolo della posizione
usando simultaneamente tutti i satelliti utili, cioè quelli il cui segnale
mostra il rapporto segnale/rumore (SNR) più favorevole. La fase di rilevamento
è stata preceduta da una fase di pianificazione. Le esigenze, dal punto di
vista archeoastronomico, erano principalmente due:
I) georeferenziare il sito ottenendo l’accurata
posizione geografica e altimetrica della chiesa;
II) determinare una o più direzioni di riferimento,
di azimut astronomico noto con accuratezza, cui riferire tutti gli angoli
orizzontali misurati in loco per convertire questi ultimi nei corrispondenti
azimut astronomici misurati rispetto alla direzione nord del meridiano
astronomico locale.
Per fare questo è necessario che gli estremi della
base - o delle basi - GPS siano collimabili con il teodolite o con lo squadro
o, ancora meglio, che uno degli estremi della base o di due vettori di una rete
GPS - ossia un vertice - coincida con
il punto di stazione del teodolite rilevatore. Stabilito il conveniente punto
di stazione - generalmente ma non necessariamente ubicato sul prolungamento
dell’allineamento da rilevare - vi si colloca l’antenna del ricevitore GPS
ricavandone le coordinate geografiche locali rispetto all’ellissoide
geocentrico WGS84: questo punto è uno
degli estremi della base di riferimento. Il secondo estremo sarà ubicato ad
alcuni chilometri di distanza, ma non oltre km. 15 al fine di rimanere all’interno
del Campo Topografico, nel quale sarà
stata posta un’altra antenna connessa ad un altro ricevitore GPS dello stesso
tipo che opererà simultaneamente al primo determinando le coordinate
geografiche di quel punto. Utilizzando due ricevitori gemelli, si eliminano
quasi tutti gli errori sistematici, perché s’impiegano, nelle due soluzioni,
gli stessi satelliti e di fatto una base stabilita usando due ricevitori
operanti simultaneamente agli estremi di essa corrisponde ad un uso differenziale del GPS. Alternativamente,
è possibile occupare i due punti di stazione in tempi differenti, ma poco
distanti tra di loro, con lo stesso ricevitore. Gli estremi della base avranno
coordinate rispettivamente geografiche (λ1,φ1)
e (λ2,φ2), dove λ è la longitudine e φ è la latitudine. L’azimut
geodetico del secondo estremo osservato dal primo può quindi essere valutato in
maniera semplice dalle coordinate geografiche rilevate nei due estremi della
base mediante la formula seguente:
Az = arctan{(λ2 - λ1)
cosφ1) / (φ2 - φ1)}
mentre l’errore con cui quell’azimut sarà stato
valutato dipenderà dagli errori e1 ed
e2 con cui sarà stata valutata la
posizione dei due punti estremi posti a distanza d l’uno dall’altro e sarà stimabile (in gradi) con:
e(Az) ≈ 28°.7 ∙
(e1 + e2) / d
La distanza planimetrica d sarà facilmente valutabile dalle coordinate geografiche misurate.
Dopo aver determinato l’azimut di orientazione Ab della base GPS è necessario collimare, con il teodolite o con lo
squadro, il secondo estremo facendo stazione esattamente nel primo e misurare
l’angolo orizzontale Hb riferito allo
zero del cerchio azimutale dello strumento; questo permette di stabilire la
corrispondenza tra gli angoli forniti dallo strumento e gli azimut astronomici.
Generalmente un buon teodolite, manovrato da un operatore capace, raggiunge
senza difficoltà l’accuratezza di 0.01 gradi nella misura degli angoli
orizzontali, mentre uno squadro sferico graduato può arrivare ad una
accuratezza pari a 0.1 gradi. A questo punto si procede a rilevare l’angolo
orizzontale Ha dell’allineamento da
misurare. Ora l’azimut astronomico A*
dell’allineamento sarà facilmente valutabile con:
A* = Ab + Ha – Hb
mentre le leggi standard di propagazione degli
errori permetteranno di valutare il grado di incertezza sull’azimut astronomico
calcolato risolvendo completamente ed efficacemente il problema. Nel caso di
più allineamenti da misurare è possibile operare trasportando una direzione di
riferimento nei nuovi punti di stazione mediante le usuali procedure topografiche.
Questo metodo è stato applicato a S.Paragorio con alcune varianti obbligate
dalla topografia locale. In primo luogo la base GPS è stata stabilita in
maniera indipendente e non connessa con qualche linea significativa relativa
alla chiesa, ma è stata materializzata tra l’antistante pennello litoraneo e
l’isola di Bergeggi. In secondo luogo si è proceduto a rilevare con grande
precisione l’azimut magnetico di orientazione della base e, per confronto con
l’azimut geodetico stabilito dalle misure GPS, è stata costruita una funzione
di calibrazione del tipo seguente:
Agps = Am + DA
che ha permesso di trasformare gli azimut magnetici Am nei corrispondenti geodetici Agps dopo che DA è
stato sperimentalmente deteminato. Nel caso di S. Paragorio di Noli, esistendo
sul territorio una reale mancanza di spazi adatti a stendere una base GPS, si è
optato per definire la base GPS sul mare. La procedura adottata è stata quella
di stabilire un punto di stazione sull’antistante pennello litoraneo (PT01) e
l’altro sulla sommità dell’isola di Bergeggi (IGMI01), realizzando quindi una
base ibrida. Quest’ultima è stata materializzata il 12 Settembre 2000 da
Adriano Gaspani. L’impossibilità pratica di raggiungere l’isola è stata
superata riconoscendo il punto estremo della base sulla cartografia IGMI,
rilevando le opportune coordinate geografiche (accurate a m. ±15) ed
altimetriche e procedendo alla correzione richiesta dal differente “DATUM”
utilizzato dal sistema GPS (WGS84) e dalle tavolette IGMI (ED50). La base
ibrida è stata utilizzata per calibrare tutte le misure di orientazione
ottenute mediante i vari strumenti di misura degli angoli di azimut. I tempi di
acquisizione sono stati decisi con l’obbiettivo di realizzare un’accuratezza
della definizione della posizione del punto di stazione posto sull’antistante
pennello litoraneo intorno ai cm 10, eccezion fatta per il punto IGMI01 che è
caratterizzato da un’approssimazione stimata pari a m. 15 lineari. Durante la
sessione di rilevamento eseguita il 21 Giugno 2003 è stata misurata con
precisione la posizione geografica della chiesa (PT176) e stabilita nuovamente
la base ibrida GPS che è servita da riferimento per la misura degli azimut
astronomici di orientazione (PT1-IGMI01).
Ai fini della rilevazione dell’orientazione degli assi
delle navate della chiesa e degli assi delle monofore è stata eseguita la
misura di un certo numero di angoli azimutali (cioè l’angolo formato da una
determinata direzione, rappresentata ad esempio dall’asse della navata della
chiesa, con la direzione del meridiano astronomico locale) ottenuti misurando
angoli orizzontali rispetto ad una direzione arbitraria di riferimento,
generalmente quella dello “zero” del
cerchio orizzontale del goniometro e poi trasformandoli in azimut astronomici
utilizzando la base GPS e le tecniche descritte in precedenza. Ciascun angolo è
stato misurato da
I)
uno interessa il tabernacolo fatto realizzare dal nipote di papa Giulio
II;
II)
l’altro interessa la navata centrale.
Il tabernacolo del Nepos Julii Secundi.
Il tabernacolo
ha mostrato di essere oggetto di un particolare fenomeno luminoso che si
verifica ogni anno a partire da circa quindici giorni prima e fino a circa
quindici giorni dopo il solstizio d'estate.
Ne
siamo stati casuali testimoni durante la campagna di misurazioni del
21/06/2003. Prima di allora era, a quanto ci risulta, del tutto ignorato. Si
tratta dunque di un fenomeno inedito del quale resta da chiarire la casualità o
l'intenzionalità. È altresì opportuno ricordare che analoghi fenomeni luminosi (Incerti
1999) sono stati riscontrati nella cattedrale di Upssala (comunicazione
personale di Kurt Njieberg), nella citata Cappella degli Scrovegni di Padova
(Romano 1992, pp. 57-67), nel duomo di Parma (Incerti 2001, pp. 345-384), nella
cattedrale di Genova (Codebò e De Santis i. p.), nella tomba di Margherita di
Brabante (Balestrieri c.s.). Come potemmo verificare con precisione al successivo solstizio d'estate
del 2004, il fenomeno comincia circa alle ore 17:05 locali e termina circa alle
ore 19:00 locali. Esso consiste in un raggio di luce solare che:
a)
penetra attraverso la finestra a croce greca aperta nel timpano della facciata;
b)
percorre, sotto forma di macchia di luce, tutta la parete orientale
sopraelevata della navata centrale e la parte iniziale di quella dell'abside
centrale;
c)
arriva ad illuminare pienamente il tabernacolo per uno/due minuti e poi si
"spegne" perché il Sole scompare dall'apertura della finestra.
L'effetto
scenico complessivo è quello di porre l’edicola sotto le luci di una ribalta,
concentrandovi l’attenzione dei fedeli-spettatori dopo avervela lentamente
portata attraverso tutta la chiesa.
Questo
tabernacolo a tempietto, in marmo bianco, costituisce un arredo speciale. Esso
fu infatti donato alla chiesa agli inizi del XVI secolo da Vincenzo Boverio,
vescovo di Noli tra il 1506 ed il 1534 e nipote di Papa Giulio II, al secolo
Giuliano della Rovere. Evidentemente il pastore nolense teneva molto
all'augusta parentela perché in lettere capitali umanistiche fece incidere la
seguente frase dedicatoria: "Vinc[ent]ius de Ast[i] Ep[iscop]us
Naulen[sis] (sul basamento)" e " Nepos Iulii/Secundi" (in una
tabella sottostante e tra due cornucopie) (Anna Dagnino in: Frondoni 1988, pp.
180-181). Questa tabella è appunto l'ultimo oggetto illuminato dal pennello di
luce solare immediatamente prima di "spegnersi".
Degli
elementi architettonici interessati, i profili della metà inferiore della
finestra a croce sopra menzionata appartengono all'originaria struttura
romanica del secolo XI, come dimostra l'analisi mensiocronologica del 1997 (Di
Dio Rapallo 1998, p 12). Possiamo perciò dedurre che l'ingresso del raggio di
luce attraverso di essa risalga già a tale periodo, pur con i modestissimi
anticipi orari dovuti all’allora maggiore azimut del Sole in conseguenza della
maggiore obliquità dell'eclittica: 23°26'21,448" al J2000.0 e 23°34'07,52" al J1000.0 d.C.. Il
problema fondamentale è dato dal fatto che la collocazione odierna del
tabernacolo è opera del D'Andrade, che ve lo pose "...tra il 18 ed il 24
gennaio 1891...", durante i suoi restauri del XIX secolo (Anna Dagnino in
Frondoni 1988, p. 180). Non sappiamo però se per caso o se per ricollocazione
nella sede riconosciuta come originaria.
Per
dirimere il dubbio è necessario visionare la documentazione del restauro
D'Andrade, parte depositata a Genova e parte a Torino, ed al momento non
accessibile. Ci ripromettiamo comunque di esaminarla non appena possibile e di
riferirne in un prossimo lavoro insieme al vaglio critico delle memorie di
Santi riscontrate in connessione con gli azimut misurati.
Una chiesa calendario?
Il fenomeno luminoso che interessa il Tabernacolo non è l’unico che si
verifica al solstizio d’estate, ma esiste un altro interessante gioco di luce
che probabilmente non è di origine casuale.
Nel
giorno del solstizio d’estate, il Sole alle 9:30 del mattino (ora solare
locale) si trova esattamente allineato lungo l’asse della navata principale nel
senso che il suo azimut è pari a quello di orientazione
dell’asse
della chiesa. A Noli l’astro diurno sorge alle 4h 42m (T.U.) e passa lungo
l’asse della chiesa alle 9h 30m ad un’altezza pari a 48°14’; ciò fa si che i
suoi raggi attraversino la finestrella a forma di croce praticata nel muro
posto al di sopra dell’abside e si proiettino sul pavimento quasi al centro
della navata principale, in mezzo alle 4 colonne che sono poste alla base della
scalinata che scende dall’altare maggiore, disegnando l’immagine della croce.
Il
moto diurno apparente del Sole fa gradualmente spostare l’immagine luminosa
perpendicolarmente attraverso il pavimento, ma lo spessore del muro in cui la
finestrella cruciforme è praticata fa sparire l’immagine proiettata dopo poco
tempo, in quanto l’inclinazione dei raggi solari non permette più alla luce di
filtrare attraverso la finestrella. Il fenomeno è stato direttamente osservato
durante la campagna di rilievo archeoastronomico del 2003 ed è stato ampiamente
documentato fotograficamente.
Di
fatto i raggi solari entrano nell’apertura a forma di croce dalla fine di
febbraio (all’alba) alla fine di ottobre e l’immagine luminosa cruciforme
proiettata dal Sole si muove gradualmente, giorno dopo giorno, dal soffitto
della navata giù lungo il muro occidentale fino al pavimento e muovendosi verso
l’abside fino a raggiungere la posizione più avanzata al solstizio d’estate
verso le 9h e 30m del mattino.
Dopo
il giorno del solstizio, il moto della figura luminosa si inverte: all’alba
della fine di ottobre il fenomeno appare per l’ultima volta nuovamente sull’estremo
occidentale del soffitto della navata principale. Non è noto per ora quale
fosse il significato simbolico di questo fenomeno, ma esso stabiliva un specie
di dicotomia dell’anno: presente solo d’estate ed assente completamente durante
il periodo invernale; forse poteva essere connesso con il periodo più adatto
alla navigazione, realizzando in tal caso la chiesa una sorta di calendario
astronomico a fini simbolici.
È
possibile che la chiesa di S. Paragorio sia stata edificata ed orientata in
origine in funzione del fatto che all’interno di essa potessero verificarsi
alcuni fenomeni luminosi di cui quello osservato è uno di questi; altri
potrebbero essere ancora da rilevare.
Declinazioni, date e memorie dei Santi corrispondenti.
Diamo nelle tabelle sottostanti:
a) le declinazioni sottese dagli azimut da noi
misurati;
b) le corrispondenti date, sia nel calendario
gregoriano attuale sia in quello giuliano del secolo XI - epoca di erezione
dell'edificio romanico tutt'oggi visibile - e del secolo VI, epoca di erezione
dell'edificio paleocristiano;
Le memorie dei
Santi corrispondenti a tali date e desunte dall'emerologio della
Bibliotheca Sanctorum non hanno rivelato nessuna coincidenza particolarmente
significativa. In particolare, la data della memoria dei SS. Paragorio, Parteo, Partenopeo e Severino è da
sempre il 07/09; perciò non coincide con nessuno degli azimut misurati. Se ne
deve concludere al momento che la chiesa, nel suo complesso, non è orientata
astronomicamente, almeno dal punto di vista delle festività religiose. Tuttavia
in corrispondenza dell'asse principale della navata centrale, si nota qualche
concentrazione di memorie di Santi
irlandesi e bizantini, per esempio alla data 17/02/1000. Inoltre la monofora E
della chiesa è orientata verso il Sole al solstizio d’estate e l’asse della
navata W è diretta verso l’equinozio.
Se ciò sia puramente casuale o rispecchi
un'intenzionalità che al momento ci sfugge dovrà essere approfondito nel
prossimo futuro unitamente all'eventuale significato astronomico del
disassamento reciproco delle tre navate e delle rispettive absidi e ad un
allineamento su una congiunzione planetaria apparente multipla precedente
all’erezione dell’edificio romanico.
Tab. n. 1: chiesa
protoromanica.
Asse |
Azimut |
Decl. 21/06/2003 d.C. |
Data |
Decl.
21/06/1000 |
Data |
Decl. 21/06/500 |
Data |
Navata centrale |
104,36° |
-10°16’12” |
22/02 e 20/10 |
-10°23’58,08” |
17/02 e 15/10 |
-10°27’01,81” |
21/02 e 19/10 |
Monofora W |
159,58° |
-42°13’12” |
|
-42°20’58,08” |
|
-42°24’01,81” |
|
Monofora centrale |
108,9° |
-13°25’48” |
16/02 e 29/10 |
-13°33’34,08” |
11/02 e 24/10 |
-13°36’37,81” |
15/02 e 28/10 |
Monofora E |
53,25° |
+25°25’48” |
|
+25°33’34,08” |
|
+25°36’37,81” |
|
Abside navata W |
113,58° |
-0°47’24” |
22/23/03 e 25/09 |
-0°55’10,08” |
17/03 e 20/09 |
-0°58’13,812 |
21/03 e 24/09 |
Monofora abside W |
111,79° |
-11°19’48” |
19/02 e 23/10 |
-11°30’37,81” |
14/02 e 18/10 |
-11°27’34,08” |
18/02 e 22/10 |
Abside navata E |
105,86° |
-16°40’48” |
03/02 e 09/11 |
-16°48’34,08” |
04/11 e 02/02 |
-16°51’37,81” |
02/02 e 08/11 |
Monofora abside E |
91,09° |
-15°26’24” |
07/02 e 04/11 |
-15°34’10,08” |
01/02 e 30/10 |
-15°37’13,81” |
06/02 e 03/11 |
Muro chiesa bizantina |
114,6° |
-17°21’36” |
31/01 e 11/11 |
|
|
-17°32’25,81” |
30/01 e 10/11 |
Tab n. 2: cripta
protoromanica.
Asse |
Azimut |
Decl. 21/06/2003 d.C. |
Data
|
Decl.
21/06/1000 |
Data |
Decl. 21/06/500 d.C. |
Data |
Navata principale |
106,22° |
-11°32’24” |
18/02 e 24/10 |
-11°40’10,08” |
13/02 e 19/10 |
-11°43’13,81” |
17/02 e 23/10 |
Monofora W |
141,54° |
-34°07’48” |
|
-34°15’34,08” |
|
-34°18’37,81” |
|
Monofora centrale |
103,91° |
-11°43’48” |
18/02 e 24/10 |
-11°51’34,08” |
13/02 e 19/10 |
-11°54’37,81” |
17/02 e 23/10 |
Monofora E |
68,93° |
-14°57’36” |
08/02 e 03/11 |
-15°05’22,08” |
03/02 e 29/10 |
-15°08’25,81” |
07/02 e 02/11 |
Ringraziamenti.
Ringraziamo sentitamente tutti coloro che ci hanno aiutato, in qualsiasi
modo, nello svolgimento di questo studio ed in particolare i Sigg.:
Aurora
Cagnana, Alessandra Frondoni, Brigitte Guercio, Luca Ivaldi, Chiara Masi, don
Franco Pastorino, Rosa Pesce, don Pietro Pinetto, Marta Puppo, Alessandro
Vinai.
Avvertenza: non sono state inserite immagini per motivi legali.
Bibliografia.
·
Gaspani Adriano (2003) Applicazione
di Tecniche Satellitari GPS al Rilievo Planimetrico di Siti Archeoastronomici.
In: Atti del primo Convegno Nazionale S.I.A. di Archeoastronomia, Astronomia Antica
e Culturale e Astronomia Storica, pagg.33-35.
·
Incerti Manuela (1999) Il disegno
della luce. Edizioni Certosa Cultura, Firenze.
· Incerti Manuela (2001) Architettura sacra medioevale ed archeoastronomia. In: Atti del III convegno Internazionale Linceo di Archeologia e Astronomia “L’uomo antico e il cosmo”, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma.
·
Romano Giuliano (1992a) Archeoastronomia italiana. C.L.E.U.P., Padova.
·
Romano Giuliano (1995) Orientamenti
ad sidera. Essegi, Ravenna.
·
Teodorico di Chartres, Guglielmo di Conches, Bernardo Silvestre, Il Divino e il Megacosmo, Testi filosofici e scientifici della Scuola
di Chartres. Ed. Rusconi, Milano, 1980.
·
Vitruvio Pollione, De
Architettura, a cura di Piero Gros, Edizioni Einaudi Torino, 1997.