ARCHEOASTRONOMIA LIGUSTICA
Pubblicato in: Rivista Italiana di Archeostronomia, IV, 2006, Edizioni Quasar, Roma, pp. 57-79, ISBN 88-7140-315-0.
ARCHEOASTRONOMIA IN VAL DI FASSA (TN)
Mario Codebò
Since some years I am surveying the Italian meridian mountains – i.e. those
mountains whose place-names show they were used to tell the time as natural
sun-dials. The first results of such investigation have been already reported
at the
meeting Astronomy and Archaeology
compared, held in S. Flavia (PM) in
2004. Here we report the results concerning seven mountains in Val di Fassa
(TN), invedtigated in the summer 2003, following a suggestion of my friend Ing.
Alessandro Veronesi. The location of some churches is also shortly discussed.
2)
Introduzione.
Nell'estate del 2003, stimolato da
una segnalazione dell'amico ing. Alessandro Veronesi, ho eseguito in Val di
Fassa (Provincia di Trento) alcune ricerche che si collocano nel quadro di una
più vasta indagine dedicata da alcuni anni alle montagne meridiane italiane (Codebò 1997a, pp. 323-335; 1997b, pp.
24-26; c.s.), ossia quei monti i cui toponimi rinviano all'uso dei rilievi come
meridiane naturali (Innerebner 1959). Qui presento i risultati di un'indagine
estesa a sette cime meridiane della
Val di Fassa (TN). Contestualmente ho misurato anche l'allineamento delle
chiese coinvolte nella suddetta funzione crono-calendariale e di alcune altre,
particolarmente antiche, allo scopo d'incrementare quel data base dei monumenti italiani astronomicamente orientati che è
necessario compilare.
Questo studio vuole anche dare una
prima traccia delle conoscenze e delle usanze astronomiche fiorite in valle e,
unendosi ad altri in corso, delle antiche popolazioni dell’intera area alpina.
3).
Le sette cime meridiane della Val di Fassa.
I nomi delle sette cime, le
rispettive altezze s.l.m. e le coordinate geografiche, come desunte dal foglio
1:100000 n. 11 M. Marmolada dell'I.G.M. e dalle Carte Topografiche Tabacco 1:
25000 nn. 6 e 14, sono, da S verso N (1):
Sas da Mesodì o da Mesdì (Sasso del
Mezzogiorno: m. 2301): 46°21'19"N;
11°40'15"E.
Sasso Vernale o M. Cirelle: (m.
3154) 46°25'15"N;
11°50'37"E;
Sas da le Dòudesc (Sasso
delle Dodici :m. 2428): 46°24'24"N;
11°42'05"E;.
Sas da le Undesc (Sasso delle
Undici : m. 2550): 46°24'05"N;
11°42'41"N (2).
Sasso delle Dodici della Marmolada:
(m. 2722) 46°26'41"N;
11°51'52"E (2).
Sasso delle Undici della Marmolada
(m. 2801): 46°26'37"N;
11°52'25"E (2).
Bec de Mezdì di Arabba: (m. 2734). 46°28'13"N;
11°52'38"E
Alcuni toponimi appaiono ladini ed
altri italiani; uno (Sasso Vernale) è, come vedremo, una voce dotta dal latino.
Le ricerche hanno dimostrato che alcuni di essi sono già presenti nell'Atlas
Tyrolensis di Peter Anich e Blasius Hueber, pubblicato nel XVIII secolo (Anich
1981, foglio XIV) o sono comunque presenti nella parlata ladina, mentre altri
sono riportati nelle mappe militari austro-ungariche ottocentesche. In
particolare, l'Atlas Tyrolensis riporta già i toponimi Sasso Vernale e Sas da
Mesodì (o da Mesdì), mentre il Sas da le Dòudesc è chiamato Sas da Aloch, che
P. Frumenzio Ghetta interpreta come ad
lucum=nel bosco (3). Gli altri quattro non vi sono nominati. Se ne trae che
almeno il Sas da Mesodì (o da Mesdì) ed il Sasso Vernale, che insistono, come
vedremo oltre, sul santuario di S. Giuliana, a differenza degli altri erano già
ben noti al principio del XVIII secolo.
3.1) Sasso Vernale, Sas da Mesodì (o da Mesdì) e santuario di S.
Giuliana.
E' il complesso fassano più
interessante. Il Sasso Vernale (M. Cirello nel foglio 1:100000 n. 11
dell'I.G.M.) è una delle cime che si staccano dalla famosa parete sud della Marmolada.
Nella Guida dei Monti d'Italia del C.A.I.-Touring, vol. Marmolada, ed 1937, il
toponimo vernale veniva interpretato
come invernale, perché il suo
versante settentrionale ospitava all'epoca (oggi non più!) un piccolo
ghiacciaio. Questa interpretazione è evidentemente infondata, sia perché in tal
caso ogni altra montagna in analoghe condizioni dovrebbe avere il medesimo
toponimo, sia perché la Marmolada, il cui ghiacciaio del versante nord è il più
esteso delle Dolomiti, avrebbe dovuto, a ragione ben maggiore, ricevere
l'appellativo vernale. E' evidente
che il senso del raro toponimo va cercato altrove e lo si trova facilmente
constatando che la montagna è esattamente ad est dell'abitato di Vigo di Fassa.
Il significato diventa allora quello di Sasso della Primavera, tenendo conto
del fatto che l'aggettivo vernale -
dal latino ver, veris = primavera -
indica in astronomia l'equinozio di primavera (dal Latino primum ver=primo giorno di primavera) o, appunto, equinozio vernale (4). Il toponimo
significa quindi Sasso – o Monte - della Primavera, volendo indicare
palesemente il punto dell'orizzonte apparente in cui sorge il Sole agli
equinozi, ossia quando la sua declinazione è 0°.
Poiché questa cima si
trova, come detto, sullo stesso parallelo di Vigo di Fassa, è quest'ultimo la
sede dell'osservazione. Il problema è individuare il punto preciso, essendo due
i candidati possibili: la Pieve di S. Giovanni ed il Santuario di S. Giuliana.
La visita alle due località ha permesso di dirimere immediatamente il dubbio,
perché dalla Pieve, ubicata sul fondovalle, il Sasso Vernale non è visibile,
causa altre montagne interposte. Basta invece salire a piedi verso il santuario
per verificare che la montagna diventa visibile già dalla stazione a valle
della funivia Mèida-Bufàure, ove però non vi sono attualmente tracce di abitato
antico. Proseguendo la salita, in particolare lungo il sentiero che passa
accanto al cimitero di guerra austro-ungarico, non si perde mai di vista il
Sasso Vernale.
Il Sas da Mesodì diventa
invece già visibile dal fondovalle, ma è solo sul piazzale del santuario che
entrambe le vette sono visibili. S. Giuliana è dunque il luogo da cui si può:
a) determinare
quotidianamente il mezzogiorno quando il Sole culmina sulla verticale del Sas
da Mesodì, posto a sud lungo il meridiano passante a nord per il santuario, la
cui costante locale è ore 0h13m20,36s W rispetto al meridiano centrale, del
fuso orario locale passante per l'Etna;
b) determinare annualmente
l'inizio della primavera e dell'autunno quando il Sole sorge all'alba con
declinazione 0° dietro al Sasso Vernale.
Le tabelle 1 e 2 riportano (5) i
valori di azimut magnetico (A), dell'altezza misurata dell’orizzonte visibile ho, della corrispondente altezza vera hv (ossia l’altezza osservata ho corretta per rifrazione, depressione
dell’orizzonte, parallasse e semidiametro) e della corrispondente declinazione
del Sole, prese dal piazzale del Santuario verso il Sasso Vernale e verso il
Sas de Mesodì, utilizzando una bussola prismatica Recta, un clinometro Suunto
ed un orologio radiocontrollato Oregon Scientific.
Tab. n. 1: Santuario di S. Giuliana
- Sasso Vernale (dodici misure di azimut magnetico medio e di altezza
osservata, con relative deviazioni standard)
Amm 91,5° σ
±0,6
ho 6,5° σ
±0,1
hv ☼↑ 5°
δ ☼ 2003 0°02’46”
Tab. n. 2: S. Giuliana – Sas da
Mesodì (sette misure di azimut magnetico e di altezza osservata, con relative
deviazioni standard)
Amm 179,5° σ ± 0,7
ho 6,5° σ
± 0,7
Ovviamente non si è calcolata qui
la declinazione del Sole poiché l’astro culmina sul meridiano ad altezze
diverse secondo la stagione e per l’identificazione del mezzogiorno vero locale
necessita e basta solamente l’azimut, che, indicando sempre il sud, deve essere
pari a 180°.
Le misure verso il Sas da Mesodì sono
state inoltre effettuate osservando la posizione del Sole al mezzogiorno vero
locale il 24/08/2003. Con l’ausilio di un filo a piombo, l’astro è stato
osservato verticale sulla cima all’ora estiva 13h10m~13h12m, in buon accordo
con l’ora estiva calcolata 13h15m47s, essendo l’equazione del tempo +02m27s. La
minuscola differenza di circa 5 minuti tra i due orari può essere imputata ad
un modesto errore di longitudine del sito dal meridiano dell’Etna sul foglio
IGM 1:100000 usato (5), oppure ad una sorta di tolleranza degli antichi osservatori nella scelta del punto di
riferimento, considerato che il Sas da Mesodì è comunque l’unica cima nei
dintorni su cui dal santuario si vede culminare il Sole. Infatti esattamente
all’ora estiva 13h15m l’astro appariva sulla verticale della sella apparente
appena ad W - meno di 1° - della vetta: non c’è dubbio che il Sas da Mesodì
indica la culminazione del Sole sul meridiano di S. Giuliana.
Ritengo che la presenza di un
sistema di misurazione del tempo in grado di determinare il mezzogiorno e
l'inizio dell'anno tropico, sia giustificato dall'importanza del sito. In
un'area inferiore ad un chilometro quadrato si ergono infatti ben tre edifici
sacri: la piccola chiesa duecentesca di S. Maurizio, la chiesa gotica quattrocentesca
di S. Giuliana, il Capitello seicentesco. Quest'ultimo non è altro che un
altare coperto ma aperto alla vista, tale da permettere ad una moltitudine di
fedeli, assiepati sul prato circostante, di seguire la messa officiata al suo
interno dal celebrante. Fu costruito nel 1519, quando le due chiese divennero
insufficienti ad accogliere la sempre crescente massa dei fedeli in occasione
delle due memorie di S. Giuliana:
rispettivamente la nuova il 16/02
secondo il martyrologio romano e la vecchia
il 03/06 secondo il martyrologio geronimiano. S. Giuliana vecchia fu celebrata fin dalle origini; la successiva
annessione della diocesi di Sabiona-Bressanone, di cui la Val di Fassa faceva
parte, all’archidiocesi di Salisburgo impose l’adozione del rito romano e, di
conseguenza, la celebrazione di S. Giuliana il 16/2, che venne chiamata la nuova (Ghetta 1994, pp. 9-10).
A questi tre edifici tutt'oggi
visibili, si aggiunse nel XVII secolo un romitorio in cui vissero come eremiti
dal 1661 al 1681 Mattio Massar e Dom Domenico Pederiva (Baroldi e Ghetta 1966,
p. 126). Di questo edificio, oggi completamente scomparso, furono rinvenute le
tracce durante gli scavi condotti in loco da Piero Leonardi (Leonardi 1954, pp.
117-131). Ma già nel sec. XIV il sito era sicuramente abitato da altri eremiti,
fra cui un certo Giovanni (Baroldi e Ghetta 1966, pp. 126-127). Gli scavi
condotti nel 1989 (Cavada 1991, pp. 151-188) hanno dimostrato che la prima
presenza umana documentata risale al sec. III~IV a.C., probabilmente con funzioni
già cultuali anziché abitative. Successivamente fu costruita una primitiva
chiesa paleocristiana; più tardi una chiesa romanica ed infine nel 1452
l'edificio gotico attualmente visibile.
Dunque il sito riveste una forte
valenza sacrale pressoché ininterrotta da almeno 2400 anni ed è tutt'oggi il
principale santuario della Val di Fassa. In quest’ottica appare giustificabile
la necessità - forse degli stessi eremiti - di disporre dei due maggiori
marcatori del tempo: il mezzogiorno e l’equinozio di primavera.
Benché questo lavoro non sia uno
studio toponomastico, occorre dare un cenno su altri due oronimi locali molto
simili: Vernel, che compare nel Gran
(q. m. 3210) e nel Picol (q. m. 3098) Vernel e nella Pala del Vernel (q. m.
2836), tutte cime che appartengono alle propaggini occidentali della Marmolada,
e Vernai, che compare nel Sass Vernai
(q.m. 2173), sulla parete orientale della Marmolada, sopra la località Salere,
poco a NE della Punta Serauta. Due sono le ipotesi accreditate (Lorenzi 1932,
p. 1070): il fitonimo di origine provenzale verna
significante ontano; oppure una
derivazione dal latino hibernus
significante inverno, da cui
probabilmente l’ipotesi onomastica riportata nella citata Guida Cai-Touring 1937
(ringrazio vivamente il Dott. Chiocchetti per la Sua cortese e sollecita
assistenza). Si noti tuttavia che tutte queste cime hanno una relazione con il
punto cardinale est: Picol Vernel, Gran Vernel e Pala del Vernel segnano l’Est
rispettivamente da Pera di Sopra, Rualp e Muncion, sempreché siano visibili da
questi paesi; Sass Vernai può far parte del complesso Sasso delle Dodici -
Sasso delle Undici della parete nord della Marmolada come indicatore dell’est
e, quindi, delle ore sei, ma con le riserve più avanti espresse in merito a
queste due cime.
Tuttavia, mentre ritengo vi siano
ben pochi dubbi sulla derivazione dell’oronimo Sasso Vernale dal latino ver, veris in relazione alla sua
funzione d’indicatore equinoziale, gli oronimi Vernel e Vernai necessitano
evidentemnte di ulteriori accertamenti.
3.2) Sas da le Dòudesc, Sas da le Undèsc, parrocchia di Mazin, I PiguI.
E' il secondo complesso orario
fassano da sud verso nord ma anche in ordine di complessità archeoastronomica.
Il meridiano tracciato verso nord dal Sas da le Dòudesc passa prima sul sito
archeologico de I Pigui e poi sulla parrocchiale di Mazin. Vista da questi due
luoghi, la cima del Sas da le Undèsc dista dall'altra molto approssimativamente
15° = 1 ora.
Un sopralluogo presso la parrocchia,
la cui costante locale (Zagar 1984, pp. 115-116) è ore 0h13m11,69s W dal
meridiano dell'Etna, ha permesso di verificare visivamente, tramite filo a
piombo, la verticalità del Sole sul Sas da le Dòudesc il 22/08/2003 al momento,
preventivamente calcolato, del suo passaggio al meridiano superiore all’ora
estiva 13h16h10s. Dalla chiesa però non è visibile il Sas da le Undèsc, per
vedere il quale occorre spostarsi oltre l'estremo occidentale dell'abitato di
Mazin.
Un sito alternativo di osservazione
potrebbe teoricamente essere stato l'insediamento retico detto I Pigui. Si
tratta di un castelliere del V-III secolo a.C. arroccato sulla sommità di una
collina a quota m. 1550 (Leonardi 1969, pp. 3-9; Alberti e Bombanato 1993, pp.
113-122). Curiosamente i dati di scavo tendono a dimostrare che l'insediamento
era perenne nonostante le palesi difficoltà climatiche invernali dipendenti sia
dalla quota, sia dalla sua collocazione sulle pendici settentrionali di una
cresta, con andamento SSW-NNE, che supera i m. 2100 di quota.
Dalla cima più bassa, dove si
affollavano le capanne, è visibile solo il Sas da le Dòudesc; ma da un piccolo
spiazzo della cima più alta, a quota m. 1622 ed a pochi minuti di cammino, è
visibile anche il Sas da le Undèsc. L'affascinante ipotesi che proprio questo
sia il centro osservativo cozza per altro contro alcune gravi difficoltà:
a) nulla ci è noto delle cognizioni
astronomiche dei Reti protostorici; non sappiamo neppure se avevano dei sistemi
di misurazione del tempo;
b) anche nella migliore delle
ipotesi, resta comunque il problema delle ore diurne irregolari dovute alla
diversa lunghezza del giorno e della notte nelle quattro diverse stagioni. Se
infatti il mezzogiorno si verifica sempre alla stessa ora nel corso dell'anno -
con la trascurabile differenza dell'equazione
del tempo - non altrettanto avviene per le altre ore di luce, più lunghe
d'estate e più brevi d'inverno. Perciò le ore 11:00 non corrispondono affatto
alla verticalità del Sole su una stessa cima in tutti i giorni dell'anno. Di
conseguenza le varie cime 9, 10, 11, ecc. hanno di fatto una funzione del tutto
approssimativa. Gli studi condotti mi hanno fin'ora dimostrato che, mentre
l'oronimo relativo al mezzogiorno ha una corrispondenza piuttosto precisa con
il passaggio del Sole al meridiano superiore, gli altri oronimi orari devono
generalmente essere considerati come dipendenze e conseguenze analogiche dei
primi: se una cima corrisponde realmente al mezzogiorno, perché non battezzare
le cime viciniori con i nomi delle altre ore?
c) Dovremmo infine ipotizzare che
in origine le popolazioni locali chiamasero il monte mons meridianus=monte di mezzogiorno, o piuttosto mons o saxus horae sextae, e che, attraversando orizzonti culturali
retico, romano, alto e basso medioevale, rinascimentale, ecc., tali oronimi,
mai localmente attestati si fosse conservati e trasmessi per circa duemila anni
fino a trasformarsi nell'attuale forma dialettale Sass da le Doudèsc.
In sostanza, in assenza di
prove consistenti ed adeguate, per il principio del rasoio di Occam è doveroso
ipotizzare che l'insediamento da cui si osservava il Sole passare in meridiano
sul Sas da le Dòudesc era la parrocchia di Mazin e che l'oronimo Sas da le
Undesc è stato dato alla cima vicina per analogia. In questo contesto il limite
ante quem essi non risalgono potrebbe essere il 1573, data di erezione della
chiesa, ma non si deve trascurare il fatto che nessuno dei due compare nel
citato Atlas Tyrolensis del XVIII secolo, dove invece il Sas da le Dòudesc è
chiamato Sas da Aloch.
3.3) Sasso delle Undici e Sasso delle Dodici sul versante nord della
Marmolada
Queste due cime non sono
altro che costoloni di roccia che emergono dal moribondo ghiacciaio della
Marmolada e corrono quasi paralleli e rettilinei verso il Piano Fedaia, sul
quale la tracciatura del meridiano e della linea oraria delle ore 11:00
imporrebbe l'esistenza del centro di osservazione. Ma il piano sembra essere
sempre stato soltanto un pascolo stagionale privo di abitati permanenti e la
recente costruzione di un invaso artificiale lo ha trasformato in lago. Di
conseguenza l'unica ipotesi plausibile mi era parsa a lungo che i due oronimi
fosssero nati durante la prima guerra mondiale per esigenze militari. Qui
infatti correva, come è noto, il fronte italo-austriaco dal 1915 al 1917 e
nello spessore del ghiacciaio, allora di proporzioni ben maggiori, e proprio ai
piedi delle due cime meridiane, gli Austriaci ricavarono una decina di
chilometri di gallerie note come la Città del Ghiaccio, che dava rifugio a
uomini e cannoni. La loro linea si estendeva poi attraverso il Piano Fedaia fin
sullo spartiacque tra l'Alta Val di Fassa e il Livinallongo del Col di Lana (la
valle di Arabba), proprio a nord delle due cime meridiane. Gli Italiani invece
erano arroccati sulla Punta Serauta (sul versante est della Marmolada), sul
passo Fedaia e sulla Mésola. Sul ghiacciaio della Marmolada si svolsero per due
anni furiosi combattimenti per la conquista e la riconquista di microscopici
spazi geograficamente insignificanti - perciò forse fino ad allora rimasti
senza nome - ma strategicamente fondamentali, quali per esempio la cosiddetta
Forcella a V. Mi era perciò parso probabile che l'esigenza di tenere sotto
controllo operativo ogni metro di terreno avesse costretto i militari di ambo le
parti a creare nuovi toponimi per rocce fino ad allora innominate. Lo stesso
meridiano passante per il Sasso delle Dodici cadeva a nord sui baraccamenti
austriaci di Porta Vescovo e del Belvedere. Ma una successiva indagine su carte
militari austriache del XIX secolo conservate presso l'Archivio Provinciale di
Bolzano (6) ha dimostrato che almeno dal 1869 i due toponimi erano già in uso.
Ciò non esclude necessariamente la loro origine militare (ma ciò non sembra
valere, per esempio, per le Cime Dieci,
Undici e Dodici della val Roja (BZ), sempre rimaste lontane da fronti militari
e che saranno oggetto, con altre, di un prossimo studio), ma impone che sia
anteriore alla I guerra mondiale. Sarebbe quanto mai opportuno uno studio
approfondito su questi problemi topografici "militari", magari sotto
forma di tesi di laurea.
3.4) Bec de Mezdì di Arabba.
Questa cima si trova sullo
spartiacque tra la Val di Fassa e il Livinallongo del Col di Lana, dove correva
il fronte austriaco tra il 1915 ed il 1917.
Dalla disposizione sulla carta
topografica, Arabba risulta essere il centro osservativo, ma una ricognizione
in loco in data 27/08/2003 ha dimostrato che il Sole è sulla verticale della
cima meridiana circa un'ora prima del mezzogiorno vero. Anche l'azimut magnetico,
misurato in 165°, risulta incoerente. Ciononostante, sono incline a credere che
il rilievo sulla carta sia veritiero e di avere commesso io un errore all'epoca
del mio sopralluogo ad Arabba, probabilmente scambiando un'altra cima più
orientale con il Bec de Mezdì. Infatti un errore d'identificazione, più che un
errore di calcolo, giustifica entrambe le differenze tra ore ed azimut sulla
carta e sul terreno ed è spiegabile con lo scarsissimo tempo – un’ora al
massimo, in luogo dei giorni per gli altri siti qui descritti - che ebbi allora
a disposizione per i rilievi e con l'impossibilità di tornare sul posto per
verifiche e controlli. Pertanto i dati relativi a questa cima meridiana devono
essere presi con il beneficio di un'ulteriore verifica in loco, ma l'identificazione
di Arabba - ed in particolare della sua parrocchiale - con il centro di
osservazione ha le maggiori probabilità di corrispondere al vero.
4) Gli
orientamenti degli edifici ecclesiali.
Nel corso dell'indagine sulle montagne meridiane, ho
colto, come sempre, l’occasione di misurare anche l’orientamento degli assi
maggiore e minore delle seguenti chiese della valle, al duplice scopo di meglio
indagare l’applicazione dell’astronomia nella cultura fassana e di aumentare il
data base italiano dei monumenti
misurati:
S. Giuliana, S. Maurizio, il Capitello di S. Giuliana e la pieve di S. Giovanni a Vigo di Fassa; S. Maria Maddalena, parrocchia di Mazin; S. Vigilio e S. Volfango, rispettivamente attuale ed antica parrocchia di Moena di Fassa; SS. Pietro e Paolo Apostoli, parrocchia di Arabba.
Con la bussola prismatica Recta ho preso più misure
dei muri esterni e, ove possibile, dei colonnati interni in entrambe i sensi
(cioè dal punto A al punto B e viceversa, sia nel senso della lunghezza che
della larghezza dell’edificio); la media di tutte queste misure ha definito,
con il minor errore possibile, l’azimut magnetico medio Amm dei due assi
maggiore e minore con relative deviazioni standard; infine con l’inclinometro
Suunto ho misurato le altezze dell’orizzonte visibile di fronte alle reciproche
direzioni azimutali di entrambi gli assi ottenendo così quattro azimut e
quattro altezze d’orizzonte visibile ho.
Con questi dati ho calcolato le corrispondenti altezza vera hv declinazione δ del Sole. Trovate
le due date di quest’ultima per mezzo delle Effemeridi Nautiche, ho
identificato le corrispondenti memorie
di Santi sulla Bibliotheca Sanctorum
e le eventuali festività liturgiche sulla Cronologia
del Cappelli (Cappelli 1998) sia nel calendario giuliano che in quello
gregoriano. Infine ho trovato gli eventuali allineamenti sosltiziali,
equinoziali e lunistiziali, ove presenti. L’intera procedura di misurazione e
di calcolo è descritta dettagliatamente in Codebò 1997.
Di seguito sono dati solo i risultati e le
considerazioni su queste misurazioni.
4.1) S.
Giuliana (sec. XV).
Anche dal punto di vista dell'orientamento
dell'edificio, S. Giuliana (Tab. n. 3) è la più significativa.
L’azimut 245,25° della facciata della chiesa
corrisponde, nel calendario giuliano e con ottima approssimazione, alle
ricorrenze del 16/02, memoria di S. Giuliana martire di Nicomedia nel 308 a.D.,
e del 07/10, memoria di S. Giulia martire di Augusta nel IV secolo. Con
approssimazione decisamente minore, corrisponde a questo azimut anche la
ricorrenza del 01/10, memoria dei SS. Giulia, Massima e Verissimo martiri nel
IV secolo, mentre la direzione verso la quale guarda l’abside, con Amm 62,5°,
si avvicina, con modesta approssimazione, alla data della festa di S. Giuliana vecchia il 03/06.
La conseguenza materiale di questi allineamenti è
che il Sole al tramonto alla metà di febbraio e ai primi di ottobre dovrebbe
illuminare l'intera navata della chiesa fino all'altare maggiore quando viene
aperto il portale della facciata, mentre il Sole sorgente dai primi di giugno
fino al solstizio d'estate dovrebbe illuminare l'ingresso attraverso il portale
laterale aperto: osservazioni queste che non mi è stato possibile fare de visu, ma che mi auguro possano essere
fatte quanto prima a conferma o smentita di quanto sopra.
A proposito di queste “coincidenze e
sovrapposizioni” di memorie di Santi,
è interessante osservare che:
1)
come già evidenziammo nel nostro precedente studio dedicato alla doppia
chiesa di S. Margherita e S. Giulia di Capo Noli (Bonòra, Codebò, De Santis,
Maràno Bonòra 2004, pp. 87-94), le commemorazioni di ben tre omonime si
concentrano pressappoco nello stesso periodo di tempo: 16/02 Giuliana m. di
Nicomedia; 01/10 Giulia, Verissima e Massimo mm. di Lisbona; 07/10 Giulia m. di
Augusta;
2)
ciò, oltre a causarci oggi problemi nell’identificazione del Santo
Patrono verso cui si vollero orientare questi edifici, può risalire ad antichi
errori di omonimia e sovrapposizioni di ricorrenze, come indubitabilmente nel
caso del patrono della chiesa di S. Procolo di Naturno (Codebò 2001, pp.
125-129; 2003, pp. 45-50) e come è probabilmente nel caso di S. Eugenio di
Bergeggi (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1998, pp. 285-292).
Risulta così evidente come il massimo santuario
fassano, oltre ad essere al centro di un doppio sistema crono-calendariale
montano, sia anche orientato in pianta verso più di una festività patronale
dedicata a S. Giulia o Giuliana. Dal che è lecito dedurre che tale orientamento
non è casuale ma intenzionale.
Una curiosità: nel cassone centrale dell’altare sono
rappresentate Maria con il Bambino Gesù in braccio e, ai suoi lati, le SS.
Giuliana e Margherita. Anche in Liguria, sul Capo Noli (SV), restano i ruderi
della summenzionata doppia chiesa trecentesca dedicata a S. Giulia e S.
Margherita. Evidentemente queste due Martiri appartengono a quel gruppo di
Santi sempre citati in coppia, come i SS. Nazario e Celso, Cosma e Damiano,
ecc. Come quella fassana, anche la chiesa ligure si è rivelata ricca di
orientamenti astronomici significativi (Bonòra, Codebò, De Santis, Marano
Bonòra 2004, pp. 87-94).
4.2) S. Maurizio (sec. XIII).
La cappella duecentesca di S. Maurizio (Tab. 4) non
presenta alcun allineamento convincente.
Solo il suo asse minore, in direzione 123,5° e con ho 17° sottende la declinazione –9,9°
che il sole raggiunge intorno al 23/02. Nei sinassarii bizantini alla data del
21/02 e nei menei bizantini a quella del 22/02 è celebrato il sacrificio di S.
Maurizio e LXVII compagni, soldati e martiri in Apamea. Tuttavia la coincidenza
non è per nulla persuasiva, sia perché la data è quella gregoriana in luogo di
quella giuliana; sia perché questi martiri, secondo quanto riportato nella
Bibliothecha Sanctorum, nel Medioevo erano del tutto sconosciuti all’Occidente;
sia perché è l’asse minore, cui non corrisponde neppure una finestra, a
sottendere la relativa declinazione solare. Tutti gli altri Santi omonimi
celebrati dalla Chiesa Cattolica hanno le loro ricorrenze in altre date, fra
cui il più noto S. Maurizio, martire della Legione Tebea in Agaunum,
commemorato il 22/09 (Bibliothecha Sanctorum; Cappelli 1998, p. 176). Più
convincente sarebbe l’allineamento dell’asse maggiore, quindi del portale
d’ingresso, verso il tramonto del Sole al solstizio d’inverno, ma in tal caso si
dovrebbe ipotizzare un modesto errore di misurazione d’azimut – 219° invece di
225,5°, per altro plausibile nel rilevamento magnetico – poiché l’azimut
misurato di 219°, con un ho misurato
di 8°, sottende una declinazione solare di 26,8°, mentre nel XII secolo la
declinazione del Sole era –23,54°, ottenibile appunto con un azimut di –225,41°
e ho 8°.
Allo stato attuale e con i dati di cui sopra, si
deve concludere che la piccola chiesa non mostra allineamenti
astronomico-calendariali intenzionali significativi.
4.3) IL CAPITELLO DI S. GIULIANA (sec. XVI).
Il cinquecentesco Capitello di S. Giuliana (Tab. n.
5), dedicato a N.S. delle Grazie ed ai SS. Cosma, Damiano e Rocco, presenta un
solo allineamento potenzialmente significativo: l'azimut magnetico medio 133,875°
del lato orientale dell’asse minore, che, con un ho 14,5° sottende una declinazione δ –17,6° raggiunta dal Sole
nelle date gregoriane 30/01 e 12/11 ed in quelle giuliane 17/01 e 30/10. Perciò
questo lato orientale dell’asse minore potrebbe essere orientato verso le
seguenti commemorazioni del calendario giuliano:
a) assunzione della B. V.
Maria, celebrata anticamente in data 18/1 (Cappelli 1998, p. 147);
b) il martirio, affrescato
all’interno, di S. Sebastiano il 20/01 (Cappelli 1998, p. 184);
c) tutti i defunti il 02/11.
Tuttavia, poiché questo allineamento corrisponde ad
un lato chiuso del Capitello, è più probabilmente casuale che intenzionale. Non
convince neppure un orientamento - identificato dall’azimut 222,5°, con ho 8,5° - del lato occidentale dell’asse
maggiore verso il tramonto del Sole al solstizio invernale. E’ assai più
probabile che il capitello sia stato posizionato tenendo unicamente conto della
pura morfologia del terreno circostante al fine di consentire la partecipazione
della massima quantità possibile di fedeli alla celebrazione della S. Messa
“…poiché in quel giorno concorrono processionalmente molte comunità, che la
detta chiesa [S. Giuliana] non può contenere, pertanto si canta Messa in detta
cappella [il Capitello], e per questo motivo al posto del muro hanno messo
soltanto le grate di legno, affinché in tal modo tutti i fedeli possano vedere
dentro il celebrante. Vi è pure il pulpito, eretto fuori della cappella, poiché
in quel giorno si tiene anche la predica” (Ghetta 1994, p. 58).
4.4) Pieve
dei S.S. Giovanni Battista ed Evangelista della Val di Fassa (sec. XV).
La pieve della Val di Fassa (Tab. n. 6), dedicata ai
SS. Giovanni Battista ed Evangelista, ha avuto origine da una prima chiesa
carolingia del 962 (Cristel 2001, p. 1, e cortese comunicazione della dott.ssa
March), sulla quale ne fu impostata una romanica successiva ed, infine, una
terza: l’attuale, consacrata nel 1489.
Presenta due allineamenti degni di nota:
1)
l’azimut 128,9, con ho
24,5°,° dell'asse minore e dell’ingresso della cripta, corrispondente alle date
giuliane del 22~23/02 e 01/10, prossima la prima alla ricorrenza della I
Inventio Capitis e meno prossima la seconda alla Concezione di S. Giovanni B.,
celebrate nell'attuale calendario liturgico rispettivamente alle date
gregoriane 24/2 ed il 23 e 24/9. Si noti che:
a)
quest'ultima festa è stata soppressa dopo il 1478 per evitare
confusioni con la ricorrenza della Concezione di Maria SS.;
b)
nei calendari mozarabici in data 24/09 era commemorata la decapitazione
del Santo (Bibliothecha Sanctorum pp. 600-624);
2) l’azimut 217,2°, con ho 5,5°, dell'asse maggiore verso la facciata e l'ingresso
principale, corrispondente alla declinazione -29,59°, superiore di soli 1° al
lunistizio minimo (o inferiore) raggiunto dal nostro satellite ogni 6798 (in
tabella 6 sono riportati gl’importi per le quattro date 2003, 1482, 1200 e
962).
Delle tre ricorrenze qui citati:
a) quanto alla terza, è
certamente convincente il suo importo numerico, ma personalmente e a differenza
di altri colleghi ritengo assai più discutibili nelle chiese cristiane gli
allineamenti lunari di quelli solari, perché mentre il Cristo era notoriamente
paragonato al sol invictus, nessuna figura neotestamentaria è esplicitamente
paragonata alla Luna, nonostante la citazione di Apocalisse 12,1;
b) quanto alla prima e forse
anche alla seconda, non sembrano casuali, ancorché si riferiscano all’asse
minore ed al solo S. Giovanni Battista e ne manchino invece di relativi a
commemorazioni di S. Giovanni Evangelista. Forse questi allineamenti giovannei
dell’asse minore, come tali poco giustificabili, ricalcano l’asse maggiore
delle precedenti costruzioni, qualora esse fossero state ortogonali a quella
odierna.
4.5) cripta di S.
Michele ARCANGELO DELLA PIEVE DEI SS. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA DELLA
VAL DI FASSA.
Anche l'attuale cripta romanica (Cristel 2001, p.
1), dedicata a S. Michele (Tab. n. 7) ed eretta su una preesistente chiesa di
età carolingia, presenta due allineamenti interessanti:
1)
l'asse minore in direzione dell'ingresso, con azimut magnetico medio
126,9° ed ho 24,5°, sottende la
declinazione δ –5,6°che il Sole raggiungeva alla data giuliana 29/09,
ricorrenza della dedicazione della basilica di S. Michele sulla via Salaria
secondo il Martyrologio Romano (Bibliothecha Sanctorum IX, 429).
2)
l'azimut magnetico medio 215,56°
verso l'abside sottende, con ho 5,5°,
la declinazione –30,36°, assai prossima per eccesso di 1,77° a quella raggiunta
dalla Luna ogni 6798 giorni al suo lunistizio minimo, calcolata nel XIII secolo
in –28,69°.
Anche per S. Michele vale quanto detto per la pieve:
1) si può congetturare - a
maggior ragione - che l’asse minore ricalchi l’asse maggiore di un edificio
ortogonale preesistente;
2) gli allineamenti lunari non
si attagliano convincentemente agli edifici cristiani.
4.6) S. Maria
Maddalena di Mazin (sec. XVI).
E' la parrocchia del paese di Mazin, costruita nel
sec. XVI. Risulta priva di allineamenti astronomici..
4.7) S. Vigilio di Moena di Fassa (secc. XVI e XX).
S. Vigilio è già menzionata nel 1034 e fu consacrata
nel 1164. Fu ricostruita in stile gotico nel 1533. L’attuale edificio è un
rifacimento del 1929 con conservazione delle parti gotiche e della primitiva
abside.
Oggi la chiesa non presenta alcun orientamento verso festività patronali o religiose significative, essendo la festa di S. Vigilio, vescovo di Trento, celebrata in data 26/06; quella di Vigilio, vescovo di Brescia, in data 26/09 in antico ed il 20/04 oggidì; quella di Vigilio, vescovo di Auxerre, in data 11/03 e la traslazione delle sue reliquie in data 17/07. Si potrebbe tutt’al più ipotizzare che l’orientamento degli edifici precedenti fosse diverso.
4.8) S.
Volfango di Moena di Fassa (sec. XI).
Risale al 1025 ed è tradizionalmente considerata la
prima chiesa di Moena.
S. Volfango, vescovo di Ratisbona nel X secolo, è
celebrato il 30-31/10, mentre Volfango da Steinkirken, Germano da Kreitenach e
Urbano da Norimberga subirono il martirio per mano dei Turchi il 24/09/1529.
L’unico allineamento presente – con azimut 89,9° ed ho 21° - è quello
dell’asse maggiore verso il levare del Sole il 15/08, memoria dell’assunzione
della B. V. Maria, ma la ritengo del tutto casuale, sia perché è l’unica, sia
perché cade tra le date gregoriane dell’edificio, sia perché il dogma
dell’Assunta fu definito nel 1950.
Queste due chiese, affiancate l'una all'altra, non
presentano alcun allineamento realmente significativo e tuttavia hanno entrambe
l'abside rivolto verso la Valle di S. Pellegrino, in cui sorge il Sole agli
equinozi. Sono quindi da ritenersi genericamente orientate verso l’alba locale
del Sole equinoziale.
4.9)
Parrocchia di Arabba (sec. XVII).
La chiesa parrocchiale di
Arabba è intitolata ai SS. Pietro e Paolo Apostoli e fu edificata nel 1660. Le
misure furono prese il 24/08/2003 intorno alle ore 13:00 estive. Con azimut
159° ed ho 22°, il suo asse maggiore
verso l’abside risulta chiaramente orientato in direzione del sorgere del Sole
nella commemorazione della Cattedra di S. Pietro il 18/01, quando l’astro
raggiunge la declinazione δ –20,4°. Contemporaneamente l’asse punta anche
verso il colle di Porta Vescovo, principale passo verso il Piano Fedaia, da cui
si può raggiungere rapidamente l’alta Val di Fassa e pervenire a Trento.
L’orientamento verso l’azimut
magnetico 69° (con ho 7° e δ
18,3° raggiunta in data 31/07), benché rivolto verso il sorgere del Sole nel
giorno della commemorazione di S. Pietro in Vinculis celebrata alla data 01/08,
è meno convincente, trattandosi dell’asse minore.
Da segnalare in questa
stessa direzione il sorgere della Luna al suo lunistizio intermedio positivo
quando l’inclinazione della sua orbita si sottrae alla declinazione positiva
del Sole ogni 6798 giorni.
5) Conclusioni.
La Val di Fassa si è rivelata molto ricca di reperti
archeoastronomici: tra tutte le località fin’ora indagate è quella con il
maggior numero di cime meridiane,
avendone due di più della famosa meridiana
naturale di Sesto in Val Pusteria (Innerebner 1959; Romano 1986; Arborio
Mella 1990, p. 48-49), la quale, per altro, invece che nella preistoria - come
ipotizzato originariamente da Innerebner - pare avere avuto origine piuttosto
dalla topografia militare austro-ungarica (Lupato e Codebò 2005.), data la
presenza di un forte austriaco sulla cima della Heidenbühel o Collina Pagana,
suo punto di osservazione presso i Bagni di Moso.
Di particolare interesse si è rivelato il santuario
di S. Giuliana a Vigo di Fassa perché vi si riscontrano i marcatori delle due
fondamentali divisioni del Tempo – il mezzogiorno e l’inizio d’anno - ed almeno
due orientamenti architettonici significativi in un sito frequentato
assiduamente dal IV secolo a. C. ad oggi. Una delle due cime meridiane
costituisce un unicum nel suo genere, essendo fin’ora l’unica montagna deputata
all’indicazione degli equinozi. Voglio qui anticipare brevemente che meno di
due anni fa è emersa dal bosco del Finalese (SV) una struttura in pietre a
secco, d’incerta datazione, nella quale sono stati in questo caso costruiti
dalla mano dell’uomo gli stessi due indicatori del mezzogiorno e dell’inizio
d’anno (6).
Un bilancio dei risultati mostra che quattro delle
sette cime fassane meridiane - Sas da Mesodì, Sasso Vernale, Sas da le Dòudesc,
Bec de Mezdì – servivano una struttura identificabile. Delle altre tre, le due
cime del versante nord della Marmolada costituiscono ancora un enigma, mentre
il Sas da le Undesc, scartando la troppo fragile ipotesi del suo utilizzo da
parte dei Reti protostorici de I Pigui, si configura come un oronimo per analogia.
Degli otto edifici religiosi misurati, due – il
santuario di S. Giuliana e la parrocchia di Arabba – mostrano orientamenti
chiaramente intenzionali; cinque mostrano orientamenti più o meno dubbi; la
parrocchia di Mazin non ne mostra alcuno.
Con sette montagne meridiane, due chiese
indiscutibilmente orientate ed altre cinque con possibili orientamenti, la Val
di Fassa si configura al momento attuale come l’area alpina di maggiore
concentrazione di reperti archeoastronomici fra quelle da me studiate.
6) Ringraziamenti.
Ringrazio vivamente tutti coloro che hanno
contribuito, in qualsiasi modo, alla realizzazione di questo lavoro, ed in
particolare:
1)
il direttore dell’Istituto Culturale Ladino di Vigo di Fassa dott.
Fabio Chiocchetti, che mi ha fornito preziose informazioni toponomastiche e
linguistiche locali;
2)
la bibliotecaria pro-tempore dott.ssa Rosanna March che mi ha assistito
con grande pazienza e rara perizia per l’intera settimana della mia
frequentazione della biblioteca dell’Istituto Culturale Ladino di Vigo di Fassa
e successivamente via e-mail;
3)
il dott. Cristian Kollmann, dell’Archivio Provinciale di Bolzano, che
mi ha dedicato un’intera giornata di lavoro per guidarmi nella consultazione
delle carte militari e catastali austro-ungariche e teresiane ivi custodite;
4)
l’ing. Alessandro Veronesi che per primo mi ha segnalato anni or sono
il Sas da le Dòudesc ed il Sas da le Undesc di Pozza di Fassa.
7) Note.
1) Toponimi ed oronimi sono
tratti dalle Carte Tabacco 1:25000 nn. 6 e 14.
2) Quota desunta dalla Carta Topografica
Tabacco 1:25000 n. 6 perché assente sul foglio IGM 1:100000 M. Marmolada.
3) Devo questa informazione
alla cortesia del dott. Fabio Chiocchetti e della dott.ssa Rosanna March.
4) In Tito Livio: vere primo; in Catone Maggiore ed in Q.
Orazio Flacco: primo vere. In
entrambi i casi il significato è: “al principio della primavera”; da cui, in
Italiano: primavera. Gli equivalenti
vocaboli sono:
a)
in Greco ’′εαρ, da un originario
*ƒέσαρ con digamma;
b)
in Indoeuropeo uesr;
c)
in Sanscrito vasantah;
d)
in Antico Indiano vasar.
Ciò dimostra come il
vocabolo sia molto arcaico, in quanto presente nelle lingue antiche del ceppo
indoeuropeo.
5) Nei fogli IGM 1:100000 la longitudine di M. Mario da Greenwich è 12°27’08,40”E, mentre nella cartografia posteriore al 1950 sono adottati i dati dell’elissoide europeo 1950, in cui la longitudine di M. Mario da Greenwich è 12°27’10,93”E.
6) Una prima descrizione della struttura è pubblicata in Hoskin e Codebò c.s.
8) Bibliografia.
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AA.VV. Bibliothecha Sanctorum,
Città Nuova Editrice, Roma.
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Alberti A. e Bombanato G. (1993). Osservazioni
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Arborio Mella F. (1990) La misura
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Codebò M. (2003) Archeoastronomia
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·
Zagar F. (1984) Astronomia
sferica e teorica. Zanichelli, Bologna.
9) Tabelle delle chiese.
Nella tabelle
nn. 3-11 seguenti, di ciascuna chiesa misurata sono dati:
1) gli azimut
magnetici medi Amm, rilevati con bussola prismatica Recta, degli assi maggiore
e minore di ciascun edificio;
2) le altezze
medie osservate dell’orizzonte visibile, misurate con inclinometro Suunto;
3) le rispettive deviazioni standard σ±,
quando è stato possibile prendere almeno due misure. In caso di misura unica,
non è riportato alcuna deviazione standard;
4) le altezze
vere hv* senza correzione per parallasse e semidiametro solari;
5) le altezze
vere hv◓ del lembo superiore del Sole sull’orizzonte
visibile nella direzione azimutale misurata (perciò al suo sorgere per azimut
orientali ed al suo tramontare per azimut occidentali);
5) le
declinazioni δ, sottese dall’azimut misurato, calcolate per il 2003 e per
l’epoca della costruzione dell’edificio - queste ultime calcolate con la
formula di Laskar (Meeus 1998, pp. 147-148) - ove necessario distinguendo tra
stellari δ* (ossia senza correzioni per
parallasse e semidiametro), solari δ◓ (ossia con correzioni per
parallasse e semidiametro solari) e lunari δ◖ (ossia con correzioni per
parallasse e semidiametro lunari);
6) le
corrispondenti date dei calendari gregoriano e giuliano;
7) le
eventuali festività corrispondenti alle date gregoriane e giuliane;
8) gli
eventuali fenomeni astronomici connessi a particolari declinazioni.
Le
procedure di calcolo adottate sono generalmente quelle riportate in Codebò
1997, recentemente modificate, corrette e pubblicate sul sito
http://www.archaeoastronomy.it.
Le effemeridi utilizzate, quando necessario, sono
quelle dell’Italian Nautical Almanac 2003 (I.I.M. 2002).
Le festività religiose sono ricavate da Bibliothecha
Sanctorum e da Cappelli 1998.
Tab. n. 3: S. Giuliana (sec. XV)
asse maggiore: 62,5°Û245,25°; asse minore: 151,5°Û331°.
Φ 46°25'18"N; Λ 11°39'55"E; q.m.
1513 s.l.m.
Amm 151,5° 331° 62,5° 245,25°
σ ±1,5 ±1,5 ±1,25 ±1,25
ho 8° 23° 8,5° 12,5°
σ ±0,5
hv◓. 6,46° 21,53° 6,96° 11°
δ◓ 2003 -31,36° 55,76° 23,82° -8,34°
δ◓ sec. XV 23,89° -8,42°
δ◓ sec. XIII 23,92° -8,45°
calend. greg. 21/06 27/2 e 15/10
calend. giul. sec. XV 12/06 18/02 e 6/10
calend. giul. sec. XIII 13/06 19/02 e
07/10
festività gregoriane
festività giuliane S.
Giuliana m. di Nicomedia 16/2 e S. Giulia m. di Augusta 07/10
eventi astronomici alba del solstizio d’estate
Tab. n. 4: S. Maurizio (sec. XIII)
asse maggiore: 39°Û219°; asse minore: 123°Û313,5°.
Φ 46°25'18"N; Λ 11°39'55"E; q.m.
1513 s.l.m.
Amm 219° 39° 123,5° 313,5°
σ ±1 ±0,75 ±1,5 ±3,5
ho 8° 10,75° 17° 23°
σ ±0,75 ±0 ±0
hv◓. 6,46° 9,24° 15,52° 21,53°
δ◓ 2003 -26,8° 40,17° -9,95° 45,01°
δ◓ sec. XIII -26,9° 40,27° -10,05° 45,12
calend. greg. 23/02 e 19/10
calend. giul. sec. XIII 15/02
e 11/10
festività gregoriane S.
Maurizio e LXVII compagni,
soldati
e martiri in Apamea 21-22/2
festività giuliane Nessuna
eventi astronomici tramonto al solstizio invernale?
Tab. n. 5: Capitello di S. Giuliana (sec. XVI)
asse maggiore: 42,5°Û222,5°; asse minore:
133,875°Û318,875°.
Φ 46°25'18"N; Λ 11°39'55"E; q.m.
1513 s.l.m.
Amm 42,5° 222,5° 133,875° 318,875°
σ ±0,25 ±0,25 ±0,625 ±0,625
ho 9° 8,5° 14,5° 22,75°
σ ±1,5 ± ±0 ±0,25
hv◓. 7,47° 6,97° 13° 21,28°
δ◓ 2003 36,74° -24,62° -17,61° 48,31°
δ◓ sec. XVI 36,8° -24,69° -17,67° 48,38°
calend. greg. 30/01 e 12/11
calend. giul. sec. XVI 20/01
e 2/11
festività gregoriane nessuna
festività giuliane S.
Sebastiano 20/01; Assunzione della B. V. Maria18/01; Commemorazione di tutti i defunti
02/11
eventi astronomici solstizio invernale?
Tab. n. 6: pieve dei SS. Giovanni Battista ed
Evangelista della Val di Fassa (sec. XV)
asse maggiore: 37,2°Û217,2°; asse minore:
128,875°Û308,875°.
Φ 46°25'16"N; Λ 11°40'58"E; q.m.
1325.
Amm 37,2° 217,2° 128,875° 308,875°
σ ±0,2 ±0,2 ±0,625 ±0,625
ho 10,125° 5,5° 24,5° 19°
σ ±0,375
hv * 4,26°
hv◓. 8,68° 23,11° 17,60°
δ* 2003 -29,59°
δ◓ 2003 40,70° -6,52° 39,15°
δ* 1482 -29,66°
δ◓ 1482 40,77° -6,59° 39,22°
δ* 962 -29,72°
calend. greg. 04/03 e 10/10
calend. giul. sec. XV 22~23/02
e 01/10
festività gregoriane nessuna
festività
giuliane 24/02
prima inventio capitis e 24/09 concepimento S. G. Battista; 29/09 S. Michele
Arcangelo
δ◖ 2003 -28,59°
δ◖ 1482 -28,66°
δ◖ sec. XIII -28,69°
δ◖ 962 -28,72°
evento astronomico minimo
lunistizio?
Tab. n. 7: cripta di S. Michele Arcangelo (romanica
su preesistenza carolingia)
asse maggiore: 35,56°Û215,56°; asse minore: 126,9°Û306,9°.
Φ 46°25'16"N; Λ 11°40'58"E; q.m.
1325.
σ ±0,3125 ±0,3125 ±0,5 0,5
ho 10,125° 5,5° 19° 24,5°
hv * 4,26°
hv◓. 8,68° 3,99° 17,60° 23,11°
δ * 2003 -30,36°
δ◓ 2003 41,58° 37,86° -5,54°
δ * sec. XIII -30,47
δ◓ sec. XIII -5,63°
δ * 962 -30,50°
δ◓ 962
calend. greg. 07/03
e 07/10
calend. giul. sec. XIII 28/02
e 30/09
festività giuliane S.
Michele Arcangelo 29/09
δ◖ 2003 -28,59°
δ◖ sec. XIII -28,69°
δ◖ 962 -28,73°
evento astronomico lunistizio minimo o
inferiore
Tab. n. 8: S. Maria Maddalena di Mazin (sec. XVI)
asse maggiore: 51,875°Û231,875°; asse minore: 142°Û322°.
Φ 46°27'24"N; Λ 11°42'05"E; q.m.
1372; Tab. n, 8
Amm 51,875° 231,875° 142° 322°
σ ±0,375 ±0,375
ho 8,25° 13,25° 24° 3,5°
σ ±0,25 ±0,75
hv◓. 6,77° 11,81° 22,59° 1,91°
δ◓ 2003 30,52° -15,54° -12,87° 34,52°
δ◓ sec. XVI 30,58° -15,61° -12,94° 34,58°
calend greg. 06/02 e 05/11 15/02 e 27/10
calend. giul. sec. XVI 27/01
e 26/10 05/02 e 17/10
festività nessuna nessuna
Tab. n. 9: S. Vigilio (secc. XVI e XX)
asse maggiore: 85,1°Û265,1(6)°; asse minore: 174,5°Û354,5°.
Φ 46°22'31,62"N; Λ 11°39'22,25"E; q.m. 1180.
Amm 85,1(6)° 265,1(6)° 174,5° 354,5°
σ ±0,8(3) 0,8(3) 0 0
ho 20,5° 22,5° 19,5° 11,5°
σ ±0 0,5 0 0
hv◓. 19,16° 21,17° 18,16° 10,13°
δ◓ 2003 17,01° 11,96° -25,27° 53,45°
δ◓ sec. XVI 17,07° 12,02° -25,34° 53,52°
calend. greg. 08/05 e
05/08 21/04 e 22/08
calend. giul. sec. XVI 28/04 e 26/07 11/04 e 12/08
calend. giul. sec. XI 02/05 e 31/07 15/04 e 16/08
festività nessuna nessuna
eventi astronomici solstizio
invernale?
S. Volfango (sec. XI)
asse maggiore: 89,875°Û269,875°; asse minore:
6,125°Û186,125°.
Φ 46°22'31,62"N; Λ 11°39'22,25"E; q.m. 1180.
Amm 89,875° 269,875° 6,125° 186,125°
σ ±0,875 ±0,875 ±1,625 ±1,625
ho 21° 22,25° 8,5° chiesa S. Vigilio
σ ±0 ±0,25 ±0,5
hv◓. 19,66° 20,92° 7,10° ?
δ◓ 2003 14,18° 14,89° 50,37° ?
δ◓ sec XI 14,31° 15,02° 50,50° ?
calend. greg. 28/04 e 15/08 04/05 e 12/08 ?
calend. giul. sec. XI 22/04 e 09/08 29/04 e 06/08 ?
festività gregoriane Assunzione
B.V. Maria 15/08?
festività giuliane nessuna
Tab n. 11: SS. Pietro e Paolo di Arabba (sec. XVII)
asse maggiore: 159°Û338,5°; asse minore: 69°Û249°.
Φ 46°29'46,67"N; Λ
11°52'29,17"E; q.m. 1620; tab n. 11
Amm 159° 338,5° 69° 249°
σ ±2 ±0,5
ho 22° 16,5° 7° 9,5°
hv◓. 20,49° 14,98° 5,41° 7,94°
δ◓ 2003 -20,37° 53,73° 18,3° -8,29°
δ◓ sec. XVII -20,41 18,34° -8,33°
calend. greg. 19/01 e 23/11 13/05 e
31/07 27/02 e
15/10
festività gregoriane Cattedra
di S. Pietro 18/01
S.
Pietro in Vinculis 01/08
eventi astronomici lunistizio
intermedio sup.