Delle circa quaranta tombe che costituiscono l'intera necropoli scavata
(fig. n. 2) (3), poiché quelle ad incinerazione sono semplici pozzetti
circolari, sono state misurate solo quelle ad inumazione, di forma parallelepipedale.
Gli scheletri in esse rinvenuti erano tutti rivolti con il volto verso
sud o verso est, come si desume dalla pianta di Nino Lamboglia qui riprodotta
in fig. n. 3 da "Lamboglia - Ugo 1956", per completezza documentaria e
per cortesia dell'I.I.S.L. (2).
Fino ad oggi sono state rinvenute circa venticinque tombe ad inumazione,
ma non è stato possibile misurarle tutte: le tombe nn. 17, 18, 19
della numerazione attuale, essendo lungo il margine
della costruenda strada, sono state da essa mozzate, mentre la n. 2
della numerazione di Lamboglia, scavata lungo il tracciato, è andata
completamente distrutta. Non è stato possibile rinvenire neppure
le tombe nn. 15, 20, 24, 31, 32, e 37 di Lamboglia (quest'ultima corrisponde
alla n. 28 della numerazione attuale), mentre la n. 38 (n. 34 della numerazione
attuale), di forma quadrangolare e molto ampia, essendo assai poco profonda
e praticamente priva di terriccio o humus, non ha permesso
l'impianto delle paline per la misurazione. Di conseguenza il numero
delle tombe effettivamente misurate si riduce a diciassette.
Di ogni tomba è stato preso il maggior numero possibile di misure,
nel senso che, ogni volta che si è potuto, si sono fatte almeno
due battute di ciascun asse tombale, una da ogni estremo (vale a dire due
azimut dello stesso asse a -180°). Nelle tombe più larghe si
sono misurati due assi (possibilmente in doppia battuta a -180°), uno
per ciascun lato della fossa, ed in quelle quadrangolari (in pratica solo
la n. 3 attuale, perché l'altra, la n. 38 di Lamboglia, ha opposto
i problemi di cui sopra) i quattro assi. Di fatto, purtroppo, lo scarsissimo
contenuto di terreno delle fosse, scavate nella roccia, ed altre accidentalità
del suolo hanno consentito in alcune tombe la misura di un solo azimut:
in questi casi la direzione opposta è stata calcolata con l'azimut
reciproco di quello effettivamente misurato.
E' stato misurato anche il muro coevo emerso durante gli scavi della
Soprintendenza Archeologica della Liguria. Poiché esso sembrerebbe
diviso in due tronconi tra loro leggermente sfalsati (muro W e muro E),
senza però che si abbia alcuna certezza di tale divisione, si è
scelto di misurare gli azimut e le relative declinazioni sia di ogni troncone
separatamente sia dell'insieme, considerato come un unico tratto di muro.
Le misure sono state prese con lo squadro sferico graduato dotato di
nonio ventesimale che consente una lettura diretta di 5 primi quattrocentesimali
(corrispondenti a 4'30"). L' orizzontalità dello squadro, montato
su un'apposita asta infissa nel terreno o, più raramente, sul treppiede,
veniva determinata, come di consueto, grossolanamente con la livella sferica
e finemente con la livella torica. Con lo squadro si sono misurati, volta
per volta, gli angoli tra l'allineamento di paline sull'asse (o sugli assi)
della tomba ed il sole. L'istante della lettura veniva determinato con
un orologio radiocontrollato.
Grossi problemi si sono avuti per la determinazione dell'orizzonte
visibile ho a causa della fitta vegetazione d'alto e basso fusto, nonché
erbacea, che ricopre interamente il sito ed i rilievi circostanti. Infatti,
ad eccezione dell'orizzonte marino perfettamente visibile a sud, in tutte
le altre direzioni la macchia mediterranea ricopre completamente il profilo
montuoso ed il bosco, in cui è immersa la necropoli, ostacola ulteriormente,
sebbene in maniera assai meno uniforme, la visuale. Per ovviare almeno
in parte all'inconveniente si è scelto di determinare l'altezza
vera hv sulla media di due misure di ho: una presa sul terreno con un inclinometro
a disco con lettura diretta del grado sessagesimale e stima del quarto
di grado; l'altra determinata sulla carta tecnica regionale CTR 1:5.000,
elemento n. 246011 Varigotti. Della tomba n. 21 si è scartato il
valore ho misurato sul terreno (20°) perché estremamente diverso
dai due valori calcolati sulla carta e perciò frutto evidente di
un errore grossolano. Inoltre, l'angolo della tomba n. 12 misurato con
lo strumento il 15/03 alle ore 16h04m19s è certamente errato, come
si deduce dal confronto con le tombe nn. 13 e 14 misurate poco prima. D'altra
parte queste tre tombe sono pressoché parallele tra loro e perciò
i valori di ho, A e decl. ottenuti per le due ultime possono applicarsi
anche alla prima.
Infine si è proceduto con i metodi consueti a determinare gli
azimut e le relative declinazioni sottese (Codebò 1997a), utilizzando
le effemeridi nautiche 1998 dell'Istituto Idrografico della Marina militare
italiana (I.I.M. 1998).
Per la determinazione della rifrazione atmosferica si è utilizzata
la tavola n. 22 "refrazione media" delle Tavole Nautiche dell'I.I.M. (I.I.M.
1961, p. 160), senza però applicare le due correzioni per la temperatura
e per la pressione atmosferica perché la tavola è tarata
per il livello del mare e, d'altra parte, le correzioni da applicare sono
veramente minime, comunque inferiori alla sensibilità dell'inclinometro
usato ed all'incertezza di ho determinata dalla vegetazione. Poiché
la tavola n. 22 è divisa di grado in grado per i primi 4° di
ho, di 10' in 10' fino a 19°, di 20' in 20' fino a 27°, ecc., si
è scelto di interpolare i valori di ho trovati fino a 4° con
i valori tabulati e di approssimare al valore tabulare più vicino
quelli superiori a 4°.
L'altezza vera hv è stata calcolata, sulla base dei valori medi
di ho, senza tenere conto né della parallasse, né del semidiametro
del sole e/o della luna, ossia come se si cercasse la declinazione di un
astro puntiforme (stella). Ciò ci è parso giustificato dal
fatto che nessuno degli azimut calcolati pareva da subito sottendere un'alba
od un tramonto solstiziali, equinoziali o lunari correlati (stazioni estreme
ed intermedie). Come si vedrà dalle tabelle, ciò è
stato confermato dai calcoli. Di quelle declinazioni che maggiormente si
approssimano ai fenomeni suddetti, sono state calcolate nuovamente le hhvv
con i parametri precedentemente esclusi e le nuove declinazioni sottese
(tabella n. 3).
Di ciascuna tomba sono stati misurati anche gli azimut magnetici Am
con bussola prismatica a lettura diretta del grado sessagesimale e stima
del quarto di grado.
Ogni volta che si è potuto disporre di più di un valore
per ogni misura, si è calcolato l'errore quadratico medio e.q.m.
Le coordinate geografiche del sito, desunte dalla citata CTR, sono le seguenti:
lat. 44°11'36"N, long. 8°23'19"E. L'altezza sul livello del mare
è leggermente diversa tra le tombe a nord (nn. 22, 21, 20, 24, 26,
39, 01, 25, 02, 04, 06, 03, 10, 14, 13 e 12 della numerazione attuale)
e quelle a sud (n. 30 e muro della numerazione attuale) della strada. Per
le prime: q.m. 270 s.l.m.; per le seconde: q.m. 260 s.l.m.
Nella tabella n. 1 sono riportate, giorno per giorno, le misure ricavate
dai rilievi. Sono dati: il numero della tomba secondo la nuova numerazione
della Soprintendenza Archeologica Ligure (che è diversa da quella
di Lamboglia); l'ora esatta del rilievo; l'angolo quattrocentesimale misurato
in quell'istante tra le paline ed il sole; l'azimut magnetico misurato
in situ; la media fra le altezze osservate e quelle calcolate sulla CTR;
l'e.q.m. di ho quando, ovviamente, è stato utilizzato più
di un valore. Si noti che i valori di ho corrispondono, sullo stesso rigo,
unicamente, per esigenze compilative, all'azimut magnetico - che assume
qui valore orientativo - e non all'angolo astronomico misurato.
Nella tabella n. 2 sono dati i valori risultanti: gli azimut astronomici
A, la media degli azimut magnetici Am (quando sono più di uno),
le hhvv con il loro e.q.m., le declinazioni. In questa tabella A, Am, hv
e decl. sono tra loro corrispondente sullo stesso rigo.
Come si evince dalla tabella n. 2, non vi sono allineamenti esatti né
solari né lunari. Quelle poche declinazioni vicine a valori significativi
(1,3° della tomba n. 3; 0,1° del lato occidentale del muro E; 0,6°
del lato W del muro intero) esclusivamente equinoziali - sono certo casuali
e non intenzionali, visto che tutti le altre quaranta sono ben lontane
da qualsiasi altra declinazione solare o lunare significativa. Mancano
totalmente declinazioni prossime ai valori solari solstiziali, mentre solo
la tomba n. 30 sottende verso ponente una declinazione prossima a quella
della stazione lunare intermedia settentrionale. In sintesi, si riscontrano
solo quattro declinazioni potenzialmente significative contro quarantadue.
Volendo largheggiare, si potrebbero considerare relativamente prossime
alla significatività altre otto declinazioni (-25,2° della tomba
n. 24 verso ponente; -2,8° della tomba n. 39 verso ponente; -2,0°
della tomba n. 01 verso ponente; 3,8° della tomba n. 3 verso ponente;
22,6° e -17,4° della tomba n. 10; 3,4° e 2,2° delle due
estremità opposte del muro W). Ma, anche in questa più favorevole
ipotesi, dodici declinazioni più o meno vicine a quelle lunari e
solari contro la totalità delle quarantadue, che avrebbero potuto
coincidere tutte e con precisione con valori astronomici significativi,
ci paiono più casuali che volute. In fondo solo due (0,1° e
0,6°) possono considerarsi veramente coincidenti con declinazioni significative
- quelle equinoziali solari - a meno dell'errore strumentale, mentre tutte
le altre si approssimano soltanto! Nella tabella n. 4 sono date, per confronto,
le declinazioni più significative del sole e della luna nei secoli
di utilizzo della necropoli, partendo dall'obliquità dell'eclittica
23°26'21,448" nell'anno 2000,0 d.C. e dall'inclinazione media 5°09'
dell'orbita lunare su di essa. Più interessanti sembrano le ventitré
declinazioni al di fuori dell'amplitudine ortiva ed occasa del sole e della
luna e, quindi, potenzialmente stellari. Non sono stati fatti specifici
calcoli relativi alle stelle visibili dal sito all'epoca dell'utilizzo
della necropoli, ma l'ampia varietà delle declinazioni sottese sembrerebbe
pur sempre escludere l'allineamento verso una stella privilegiata (meno,
verso un asterismo). Tuttavia, per sicurezza e precisione, si prevede di
verificare nel prossimo futuro anche questa ipotesi. Si noti fin d'ora
come la relativamente alta frequenza di declinazioni al di fuori dell'amplitudo
ortiva ed occasa del sole escludano l'orientamento della fossa verso l'alba
od il tramonto solare nel giorno dell'inumazione e quindi l'andamento stagionale
dei decessi.
Più interessante sembra la distribuzione degli azimut, visibile
nel grafico di fig. n. 1 (in tratteggio i muri di levante e di ponente).
Benché vi sia indubbiamente una certa dispersione degli orientamenti,
tuttavia si notano due maggiori concentrazioni: una verso NNW-SSE, l'altra
verso ENE-WSW.
Queste direzioni corrispondono bene ai quattro punti cardinali come
appaiono ad un osservatore ligure che si orienti più con la morfologia
del paesaggio che con precise osservazioni astronomiche. In Liguria, infatti,
il settentrione è "dietro i monti", il meridione "sul mare", il
levante ed il ponente "lungo la costa, alle sue due estremità opposte":
questo è da sempre il modo istintivo e popolar delle genti liguri
di orientarsi. Il sole, infatti, lo si vede sorgere a levante tra la costa
ed il mare, percorrere praticamente tutto il suo arco diurno sul mare e
tramontare a ponente di nuovo tra la costa ed il mare.
La visione diretta della necropoli, come anche della pianta generale
di scavo della Soprintendenza Archeologica Ligure (fig. n. 2) (3), conferma,
assai più delle misure, questa impressione: le tombe sembrano praticamente
tutte scavate sostanzialmente nelle due direzioni monti-mare e trasversalmente
ad essa. La misura strumentale degli orientamenti potrebbe così
avere subìto l'influenza amplificatrice e deformante della relativa
irregolarità dei perimetri delle fosse, determinando una fittizia
dispersione degli azimut che, nella realtà del terreno, appaiono
assai più omogeneamente raggruppati nelle due suddette direzioni
principali. Per esempio, nei due gruppi di tombe nn. 12, 13, 14 e nn. 20,
21, 22, 23, le fosse, pur risultando dalle misure non parallele tra loro,
lo sono di fatto ed in tutta evidenza sul terreno. Si noti, però,
come ciò rafforzi la possibilità di deliberati orientamenti
stellari o asteriformi.
Le misurazioni fin'ora condotte su altre strutture più o meno
coeve - cimitero paleocristiano di Acqui Terme, chiesa del V secolo d.C.
sull'isola di Bergeggi (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis
1999a) - sembrano sostanzialmente confermare questa predilezione, in area
culturale ligure, per gli "orientamenti geomorfologici" anziché
astronomici in questa prima metà del I millennio d.C., a differenza
di quanto risulta nel Basso Medioevo (Bonòra, Calzolari, Codebò,
De Santis 1999a). Nello stesso senso ci pare che, nonostante tutto (Gaspani
1998, pp. 34-41), si possa leggere anche la necropoli paleocristiana del
Priamàr di Savona. Tuttavia, come già detto altrove (Bonòra,
Calzolari, Codebò, De Santis 1999a), prima di trarre conclusioni
"definitive" circa le peculiarità orientative in ambito culturale
ligure nelle varie epoche dell'era cristiana, occorrerà ampliare
di molto la casistica dei monumenti misurati.
Un particolare interesse potrebbe avere il quasi-parallelismo del muro
con le tombe nn. 01 e 39. Non è stato infatti possibile datare archeologicamente
il primo, mentre la tomba n. 01 è chiaramente di epoca augustea;
ne potrebbe discendere che queste tre strutture, tutte orientate nella
stessa direzione, sono state edificate simultaneamente nella prima fase
di utilizzo della necropoli. Ci rendiamo conto che l'argomentazione è
debole, tuttavia non ci sembra scartabile a priori, almeno come ipotesi
di lavoro.
Degno di nota è il fatto che lo scarto tra gli azimut astronomici
e quelli magnetici sia di soli 1,2°W, corrispondente alla declinazione
magnetica tra Savona (1°10'W) ed Imperia (1°20'W) riportata sulla
edizione 1985 della Carta Magnetica d'Italia dell'Istituto Geografico Militare
e dell'Istituto Nazionale di
Geofisica (I.G.M. 1988). Ciò dimostra come misure di azimut
attendibili ed utilizzabili in archeoastronomia si possano rilevare, in
condizioni ottimali, anche con metodi magnetici (Codebò 1997b, pp.
323-335). Infine ci pare opportuno evidenziare come la pur accuratissima
planimetria generale del 1993 (fig. n. 2) (3) riporti un errore di orientamento
cardinale pari a circa + 1,5°: molto modesto, ma che falserebbe un
futuro, eventuale, rilievo archeoastronomico nel caso in cui le fosse accidentalmente
non fossero più visibili nel terreno (4). Ciò conferma l'opportunità,
già emersa in numerose sedi (Romano 1991, pp. 23-29; 1992, pp. 54-57;
1998, p. 207), di orientare sempre preventivamente le piante di scavo con
metodi astronomici, considerata la natura sostanzialmente ed irrimediabilmente
"distruttiva" dello scavo archeologico.
Si ringraziano tutte le persone e le istituzioni che hanno in qualche
modo ed a qualunque titolo contribuito a questa ricerca ed in particolare:
il Civico Museo Archeologico del Finale;
il Sig. Oscar Giuggiola, ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica
Ligure e direttore del Civico Museo Archeologico del Finale;
l'Istituto Internazionale di Studi Liguri;
I proprietari del fondo;
la Soprintendenza Archeologica della Liguria;
Il Prof. Carlo Varaldo, direttore dell'I.I.S.L.
1) I dati storico-archeologici sono della Dott.ssa Francesca Bulgarelli;
i rilievi sul terreno ed il grafico di fig. n. 1 sono di Mario Codebò;
le misure di ho sulla CTR sono di Henry De Santis; i calcoli sono di M.
Codebò e di H. De Santis.
2) La planimetria riprodotta in fig. n. 3 è stata tratta, per
gentile concessione dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri, dall'articolo
di N. Lamboglia e B. Ugo "La necropoli romana di Isasco presso Varigotti
nel Finalese", pubblicato sulla Rivista di Studi Liguri, XXII, 1, gen.-mar.
1956. Si ringrazia L'I.I.S.L. per la cortesia.
3) Per esigenze tipografiche siamo stati costretti a modificare parzialmente
l'originale, misurante cm. 62x62. Abbiamo aggiunto anche gli assi azimutali
misurati astronomicamente per evidenziare l'errore causato dalle misure
magnetiche. Ci scusiamo per l'eventuale difficoltà di lettura, per
ovviare alla quale saremmo stati costretti a ricorrere ad un inserto pieghevole
di dimensioni maggiori della pagina della rivista.
4) La planimetria finale, qui non riprodotta, presenta un errore -
molto probabilmente di riporto grafico - anche maggiore, pari a circa -7°.
Bonòra V., Calzolari E., Codebò M., De Santis H. (1999a). Gli orientamenti delle chiese del Caprione (SP) e dell'isola di Bergeggi (SV). In: Atti del XVIII congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia.
Bulgarelli F. (relazione inedita). Nuove ricerche nella necropoli romana di Isasco.
Codebò M. (1997a). Corso elementare di archeoastronomia. Lezione I: problemi generali del rilevamento archeoastronomico. In: Atti del I seminario A.L.S.S.A. di Archeoastronomia, Genova.
Codebò M. (1997b). Uso della bussola in archeoastronomia. In: Atti del XVI congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia.
Gaspani A. (1998). La necropoli del Priamàr. in: l'Astronomia, n. 192.
Istituto Geografico Militare Italiano, Istituto Nazionale di Geofisica (1988). Carta Magnetica d'Italia al 1985.0. I.G.M., Firenze.
Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana (1988). Effemeridi Nautiche. I.I.M., Genova.
Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana (1961). Tavole Nautiche. I.I.M., Genova, ristampa 1993.
Lamboglia N., Ugo B. (1956). La necropoli romana di Isasco presso Varigotti nel Finalese. In: Rivista di Studi Liguri, XXII.
Murialdo G. (1988). Necropoli e sepolture tardo-antiche del finale. In: Rivista di Studi Liguri, LIV.
Romano G. (1991). Orientamenti magnetici ed astronomici nelle mappe archeologiche. In: Rivista di Archeologia, Supplemento n. 9.
Romano G. (1992). Archeoastronomia italiana. C.L.E.U.P., Padova.
Romano G. (1998). Archeoastronomia in Italia ed in Europa. In: Atti
dei Convegni Lincei n. 141.
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