Studi di archeoastronomia nel Genovesato
Pubblicato negli atti del I° Convegno della
Società Italiana di Archeoastronomia (S.I.A.) - Padova 28-29/09/2001.
MARIO CODEBO':
membro A.L., I.I.S.L., S.A.It, S.I.A.
HENRY DE SANTIS (1):
membro A.L., A.L.A.P, A.L.S.S.A., I.I.S.L., S.A.It, S.I.A. (2)
http://www.archaeoastronomy.it
Summary.
In this article of territorial archaeoastronomy we refer our studies about
nine places, in the Province of Genoa, which may have astronomical orientations
and two which have ethnoastronomical importance.
The most important results are the setting in a row of the Benedictian
churches and the likely identification of the site of the castle of the
viscount of Genoa Ydus Carmandini.
Introduzione.
Nel presente lavoro abbiamo raccolto i risultati di rilievi archeoastronomici
su strutture di varie epoche e destinazioni, caratterizzati dalla comune
ubicazione nel territorio dell’attuale Provincia di Genova, un tempo della
Repubblica marinara. A parte quest’ultimo, il criterio che ci ha guidato
è stato quello dell’archeologia del territorio, ossia la catalogazione
delle emergenze indipendentemente dalla loro appartenenza cronologica,
pratica e culturale, in vista di future analisi archeologiche dettagliate.
Questo metodo – di consolidata tradizione, tra l’altro, proprio nell’Istituto
Internazionale di Studi Liguri – consente la stesura di vere e proprie
mappe delle emergenze archeologiche (come la C.E.S.A. (3) della Regione
Liguria), cui auspichiamo i nostri lavori possano contribuire per l’aspetto
archeoastronomico.
Per carenza di spazio editoriale abbiamo rinunciato a pubblicare, come
nostra costante abitudine, i dati sui quali i calcoli sono stati effettuati,
saltando direttamente ai risultati. Di questi ultimi discuteremo brevemente
nella conclusione. I dati omessi sono tuttavia a disposizione di chi li
desiderasse.
Termine della Tavola di Polcevera (foto n. 1).
Lat. 44°30’33”N; long. 8°49’43”E; q. m. 834 s.l.m. [
I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.1-
Posto in località Prato del Gatto, in una radura facilmente accessibile
dalla strada provinciale dei Piani di Praglia, è ritenuto (Boccaleri
1989; 1993) l’unico superstite dei quindici cippi confinari eretti nel
117 a.C. su sentenza del Senato Romano dirimente la contesa di proprietà
tra i Ligures Viturii Langenses ed i Ligures Genuati, fissando dettagliatamente
i confini dell’agro privato e dell’agro pubblico. Tale sentenza fu incisa
sulla tavola bronzea ritrovata nel 1506 nel greto del torrente Pernecco
a Pedemonte di Serra Riccò (Ge) dall'agricoltore Agostino Pedemonte.
Oggi la tavola è custodita nel Museo Archeologico di Villa Durazzo
Pallavicini a Genova Pegli.
Nella ricognizione effettuata da noi il 22/04/00 è stato misurato,
con lo squadro sferico graduato a lettura diretta di 0,05g, l’asse maggiore
del termine (che è di forma grossolanamente paralleloipipedale),
ottenendo AaM 218,69°<->38,98°, con, rispettivamente, ee.qq.mm.±2,24°<>0,21,
hv 1,89°<>1,36° e decl.M -32,2°<> +34,80°.
L’azimut dell’asse minore è stato dedotto ortogonalmente a quello
maggiore: 308,69°<->128,98°. Poiché in tali direzioni
le altezze osservate sono, rispettivamente, ho 4° e ho 0°, ne risultano
sottese le declinazioni +28,85° e –27,71°.
In base alla formula di Laskar (Meeus 1998, pp. 147-148), nel II secolo
a.C. le declinazioni estreme che la Luna raggiungeva ogni 18,61 anni erano
±28,85°, esattamente (e curiosamente!) pari alla declinazione
sottesa dall’azimut 308,69°. Il termine, perciò, sembra avere
l’asse minore orientato in questa direzione, ma con due incertezze:
1) una differenza di 4,48° tra i valori d’azimut misurati per l’asse
maggiore, che impone la ripetizione delle misure con la massima accuratezza;
2) la casualità o l’intenzionalità dell’orientamento
Lunare, che non può, al momento, essere valutata statisticamente.
Temiamo che questa incertezza sia destinata a restare per sempre tale,
data l’unicità dell’ortòstato, a meno che in futuro non vengano
trovati altri termini della Tavola di Polcevera, le cui accurate misurazioni
d’azimut possano fornire dati a quel calcolo delle probabilità che
ora risulta impossibile.
Petroglifo orientato dell’Osteria delle Baracche (foto n. 2).
Lat. 44°26’35,27”N; long. 8°56’08,40”E; q. m. 440 s.l.m.
[I.G.M.I. 1:25:000]
-foto n.2-
L’Osteria delle Baracche, presente nell’omonima località sulle alture
settentrionali di Genova da tempi molto antichi, secondo gli attuali proprietari
era un fabbricato adibito a ristorazione già nove generazioni fa.
La zona fu teatro di battaglie tra Genovesi ed Austriaci nel XVIII
secolo, come dimostrato dai resti di imponenti trinceramenti ancora visibili
nei dintorni del fabbricato, adiacente ai forti Sperone e Puìn.
Nelle immediate vicinanze si riscontrano anche ruderi di postazioni antiaeree
della seconda guerra mondiale con relativa strada di servizio.
Inciso su un lastrone di pietra facente parte di un muretto antistante
il fabbricato, il petroglifo cruciforme, riconosciuto e segnalato originariamente
da Giuseppe Novelli, ha i quattro “bracci” orientati sui punti cardinali
magnetici ed un quinto “braccio” verso 162° magnetici. (Codebò
1997c, p. 742; 1999 fig. 3/c).
L’incisione, data la finezza dei solchi (che, composti da due linee
parallele per ogni “braccio”, fanno assumere al manufatto una forma di
croce) sembra fatta con un oggetto acuminato e sottile.
Per accertarci del suo effettivo orientamento si è proceduto
alla misura astronomica il giorno 19/08/1998, ottenendo i seguenti risultati:
1) Asse E-W: Aa 079,58° <>259,58°; hv 1,60°<>9,79°;
decl. 7,41°<>0,47°
2) Asse N-S: AaM 173,02° (con e.q.m. ±1,21°); hv –1,24°;
decl. –46,35° (4)
3) Asse braccio laterale: Aa 154,54°; hv –1,24°; decl. –1,74°
Il petroglifo non ha, dunque, alcun orientamento significativo, apparendo
la declinazione equinoziale del “braccio” W del tutto casuale. Degna di
nota è la differenza tra valori d’azimut magnetici ed astronomici,
che prova ancora una volta la necessità di eseguire sempre le misurazioni
con quest’ultimo metodo.
L’orientamento magnetico verso i quattro punti cardinali ci induce
a pensare che l’incisione sia stata eseguita in passato con la bussola.
Castelluzzo di Molassana (foto n. 3).
Lat. 44°27’26”,35N; long. 8°59’28”,21E; q. m. 304 s.l.m.
[I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.3-
Il Castello di Molassana, posto su di uno sperone roccioso che si affaccia
sulla Valle del Bisagno e su parte della Valle del Geirato (Ge), era composto
da una torre quadrata, da una torre centrale semicircolare (per l’esattezza:
un quadrangolo con un lato ad arco di cerchio) e da una cinta di mura.
Oggi queste strutture sono ancora visibili, anche se molto dirute.
Esso sorge probabilmente sul luogo di un antico castellaro (Mannoni,
1970-1971, p.13-14), il cui toponimo kastelà, successivamente mutato
in Castelluzzo (Bazzurro et altri, 1974, p.52), è ancora presente
alcune centinaia di metri più a levante, illustrando il ben noto
fenomeno dello slittamento a valle del toponimo. A sostegno di questa ipotesi
viene il ritrovamento di frammenti ceramici dell’età del ferro,
databili intorno ai secoli V-VI a.C. (Mannoni, 1970-71, pp.3-26).Nella
C.E.S.A. il castellaro pre-romano è, invece, ubicato poco più
a SE (Regione Liguria 1991, p. 170 e carta 4.5).
Le sue funzioni probabilmente erano:
a intorno al sec. X fornire protezione dalle scorrerie dei Saraceni,
data l’ampia visuale;
b nel periodo dal XII al XIII secolo garantire protezione notturna;
c in epoca più tarda (sec. XIV-XV) non si esclude un utilizzo
nell’ambito delle lotte per il potere condotte dalla famiglia nobile Adorno.
(Bazzurro et altri, 1974, pp.52-53 ).
La C.E.S.A. (Regione Liguria 1991, p. 170 e carta 4.5) lo definisce
"...F8.Castelluzzo di Molassana. Castello alto-medioevale del Vescovo a
controllo della Curia di Molassana e della strada da Genova a Piacenza
per S. Siro di Struppa, nella sponda destra del [torrente] Bisagno...".
Lo studio dell’orientamento del sito è stato effettuato il 09/12/98,
misurando la direzione del lato rettilineo N-S della torre semicircolare
e risolvendo il teorema di Pothenot, date le condizioni meteorologiche
avverse e quelle topografiche favorevoli.
I tre punti considerati sono stati: la sommità del Forte Sperone
(lat. 44°26’30”N; long. 8°55’52,08”E; q. m. 507); il Forte Diamante
(lat. 44°27’43”N; long. 8°56’22,64”E; q. m. 672); la cima del Monte
Alpe (lat. 44°29’11,35”N; long. 9°00’21,87”E; q. m. 800).
Le coordinate sono state estratte dalla C.T.R. 1:50000 della Regione
Liguria.
Dai calcoli sviluppati l’azimut cercato è risultato pari a 12,85°<->192,85°
e gli angoli ortogonali relativi agli altri due lati della torre 102,85°
<-> 282,85°. Il quarto lato è un semicerchio.
Le altezze ho e le conseguenti declinazioni relative agli azimut sono:
Azimut 012,85° => ho 7° => decl. +50,11°
Azimut 192,85° => ho 1°30’ => decl. –43,50°
Azimut 102,85° => ho 2° => decl. –8,30°
Azimut 282,85° => ho 3°15’=> decl. +10,90°.
Le declinazioni ottenute non denotano alcun intento costruttivo inerente
la direzione del sorgere od il tramontare di Sole o Luna.
Certamente la struttura è stata edificata in tale posizione
in virtù di un compromesso tra il settore di visibilità disponibile
ed il poco spazio edificabile che offriva la conformazione rocciosa, per
di più soggetta a movimenti franosi.
Presunto circolo megalitico – Rovegno (foto n. 4).
Lat. 44°35’30”N; long. 9°17’30”E; q. m. 800 s.l.m. [Coordinate
stimate su I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.4-
Complessa ed enigmatica struttura (un presunto cromlech ed una pietra-altare)
sita in località Il Poggio, ai margini di una paleofrana molto estesa,
di cui sono stati utilizzati i massi. L’ipotesi più probabile è
che ne sia stata liberata un’area circolare di m. 20 x 16, mentre un parallelepipedo
squadrato di m. 1,60x0,60x0,50 sarebbe stato collocato in posizione soprastante
e dominante in funzione di altare. Si congettura che il complesso possa
risalire all’orizzonte culturale megalitico (Priuli e Pucci 1994, p.145).
I nostri rilievi astronomici si sono dimostrate molto incerti a causa delle
condizioni ambientali ed impongono nuove misurazioni.
La Benedicta (AL) (foto n. 5).
Lat. 44°33’52,70”N; long. 08°46’38,98”E; q. m. 694 s.l.m.
[I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.5-
Dall'XI al XVII secolo pare fosse monastero benedettino lungo l'importante
percorso che, staccandosi dalla via consolare Postumia poco oltre Pons
ad Decimum (oggi Pontedecimo), conduceva, attraverso i Piani di Praglia
e le Capanne di Marcarolo ad Aquae Statielle (oggi Acqui Terme). Nel sec.
XVII diventò una proprietà della famiglia nobile Spinola
con probabili funzioni di postazione stradale (depositi, magazzini, stalle,
alloggi) sul tipo della mansio romana (studi in corso): è questo
l’edificio che leggiamo tutt’oggi. Nel 1944 fu teatro di una violenta battaglia
tra partigiani e truppe tedesche e fu rasa al suolo (per maggiori dati
storici vedere sul sito http://www.isral.it).
Oggi ne sopravvive solo il perimetro rettangolare e parte dei muri orientali.
Pur appartenendo oggi alla provincia di Alessandria, l'abbiamo inclusa
in questo nostro lavoro perché da sempre appartenente all'area culturale
e tradizionale genovese.
Vi abbiamo effettuato due campagne nei giorni 18/11/1998 (con squadro
sferico graduato) e 21/04/2000 (con squadro sferico graduato e teodolite
Meopta T1c 605-05), effettuando quindici misurazioni sui quattro muri perimetrali
e ottenendo le seguenti misure medie dei due assi:
1 E-W: AaM 056,96°<>237,61° (e.q.m. ±0,29<>0,95);
hvM 1,77°<>7,47° (e.q.m. ±0,21<>0,7); decl.M 24,15°<>-16,68°
(e.q.m. ±0,27<>0,87)
2 N-S: AaM 327,16°<>148,48° (e.q.m. ±0,91<>0,33);
hoM 10,48°<>11,44° (e.q.m. ±2,47<>0); decl.M 46,17°<>-27,13°
(e.q.m. ±2,58<>0,13)
Non si riscontrano, dunque, allineamenti significativi, benché
verso E la declinazione sottesa si avvicini, per eccesso, a quella del
Sole al solstizio d’estate e verso S, per difetto, alla minima stazione
Lunare. Certamente ciò è dovuto alla destinazione sostanzialmente
pratica dell’edificio seicentesco ma non possiamo escludere a priori che
probabili architetture sottostanti più antiche pertinenti al monastero,
al momento sepolte sotto le macerie, avessero più precisi orientamenti.
Il Cenobio di S. Tommaso – Rapallo (foto n. 6).
Lat. 44°21’38,11”N; long. 9°12’00”E ; q. m. 75 s.l.m.
[I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.6-
I ruderi del Cenobio, posti in località Santa Maria del Campo, rispecchiano
ancor oggi lo splendore dello stile romanico che ne caratterizzava la struttura
a due navate (una per gli uomini ed una per le donne ed i bambini, secondo
l’uso medioevale).
Secondo lo storico Arturo Ferretto il monastero fu fondato intorno
al 1160, e pare che fosse considerato una cappella senza cura d'anime,
affiancata alla parrocchiale di Santa Maria del Campo e ospitante in certi
periodi dell'anno le monache benedettine del convento di S. Tommaso di
Genova (oggi scomparso per far posto alla stazione marittima nel XIX secolo).
Nel 1582 il visitatore apostolico Mons. Vincenzo Bossio ordinò che
il monastero fosse sconsacrato e venduto, e poiché nel 1597 non
furono reperiti i fondi per l'improrogabile restauro, l’arcivescovo di
Genova Mons. Matteo Rivarola, decretò che i suoi beni fossero alienati
per permettere l’esecuzione di ristrutturazioni in Santa Maria del Campo,
destinandolo così alla lenta distruzione (Bacigalupo, Benatti, Carta
1999, pp. 71-74). La C.E.S.A. lo definisce: "...S3. S. Tomaso. Ruderi di
chiesa romanica su altura a coltura agricola..." (Regione Liguria 1991,
p. 178 e carta 4.10).
I nostri rilievi astronomici del 29/05/1999 hanno dato i seguenti risultati:
AaM 97,33°<>277,33° (e.q.m. ±0,62); ho M 6,96°<>10,16°
(e.q.m. ±0,62<<0,5); decl. –0,33°<>12,30°
L’asse della struttura, quindi, non giace sull’equinoziale ma punta,
dal lato dell'abside, nella direzione in cui sorge il Sole agli equinozi.
Se ne deduce che l'orientamento fu ottenuto con “l'osservazione” dell'alba
e non con l’uso di strumenti.
Per confronto, rammentiamo che, invece, la chiesa di S. Lorenzo ai
Monti (SP) (Bonòra, Calzolari, Codebò, De Santis 1999, pp.
285-292) giace esattamente sull'asse E-W, ma non mira al punto preciso
da cui sorge il Sole agli equinozi, perché è deviata a S
di alcuni gradi a causa dell'altezza dell'orizzonte visibile. Questa chiesa,
pertanto, fu evidentemente orientata "strumentalmente", probabilmente utilizzando
l'ombra di uno gnomone.
L'azimut astronomico reciproco medio 277,33° (con hoM 10,5°
ed e.q.m. ±0,5), invece, sottende la declinazione che il sole assumeva
allora (5) nei giorni 19-18/04 e 12-11/08 del calendario giuliano. Potrebbe
quindi essere, ma con scarsa convinzione, un orientamento verso la festa
di S. Lorenzo martire.
Le monofore laterali non descrivono orientamenti particolari.
Con S. Tommaso di Rapallo, S. Eugenio di Bergeggi (Bonòra, Calzolari,
Codebò, De Santis 1999), S. Michele di Noli (Bonòra, Codebò,
De Santis, Marano Bonòra 2000) ammontano fin’ora a tre le chiese
benedettine liguri da noi misurate: tutte sono risultate astronomicamente
orientate.
Monastero di Santa Maria in Valle Christi – Rapallo (foto n.
7).
Lat. 44°21’23,51”N; long. 9°12’10,65”E; q. m. 18 s.l.m.
[I.G.M.I. 1:25000]
-foto n.7-
L’edificio era un imponente monastero femminile di clausura, edificato
dall’ordine cistercense tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII,
su donazione di due nobildonne genovesi. Alle dirette dipendenze della
Santa Sede, ospitò la preziosa reliquia di San Biagio, poi conservata
fino ad oggi nella Basilica di Rapallo.
Il complesso fu abbandonato per decreto 3 ottobre 1568 di Papa Pio
V, che ne dispose la chiusura. Fu infine venduto all'asta "con li beni
e claustro" a tale Nicolò Bardi. Già nel 1688 era del tutto
disabitato (Bacigalupo, Benatti, Carta 1999, pp. 65-70). La C.E.S.A. lo
classifica: "...S2. alle Christi. Resti di monastero tardomedioevale in
fondovalle bonificato..." (Regione Liguria 1991, p. 178 e carta 4.10).
L’asse centrale della chiesa, misurato il 29/05/1999, risulta orientato
nelle seguenti direzioni:
AaM: 101,56°<>281,56° (e.q.m. ±0,06<>0,06); hv
4,70°<>13,80°; decl.M sec. XII –5,36°<>17,95° (e.q.m.
±0,32<>0,48) (5).
La declinazione –5,26° era raggiunta dal Sole il 28/02 ed il 29-30/09,
feste, queste due ultime, di S. Michele Arcangelo (in antico festeggiato
in data 08/06. Crf. Bonòra, Codebò, De Santis, Marano Bonòra
2000) e S. Girolamo Dottore della Chiesa.
La declinazione +17,95° era raggiunta dal Sole il 04/05 ed il 26/07,
feste, rispettivamente, di S. Monica, madre di S. Agostino, e S. Anna,
madre della B. V. Maria. Trattandosi di un monastero fin dall’inizio femminile
è possibile che si sia voluto deliberatamente orientare la chiesa
verso il tramonto del Sole nella ricorrenza di queste due insigni Sante.
Sono state infine prese le altezze e gli azimut di tutte le monofore
della struttura da tre punti di stazione differenti: il limite interno
dell’abside, il limite esterno dell’abside (presunto transetto) e l’atrio
della chiesa. L’unico dato interessante è la declinazione –23,43°
fornita dalla finestra E della navata S che permetteva l’ingresso della
luce del sole al solstizio d’inverno.
Bric di Mezzogiorno (foto n. 8).
Lat. 44°27’47”N; long. 8°55’11”E; q. m. 340 s.l.m. [I.G.M.I.
1:25000]
-foto n.8-
Il Bric di Mezzogiorno era già stato oggetto di un'indagine e di
due segnalazioni (Codebò 1997a; 1997d), che però si limitavano,
allora, alla semplice descrizione del sito: il meridiano, passante per
la cima, attraversa a nord la località Castellazzo o Castellaro,
dove si erge una casa, che sarebbe, secondo talune testimonianze orali
raccolte localmente nel 1996 da E. Casini e M. Codebò, la più
antica del paese e sede, nei secoli XVII-XIX, di una guarnigione militare.
Dalle successive nostre indagini storiografiche (AA.VV. 1870; Cambiaso
1907; Cappellini 1936; Odicini 1974) e toponomastiche (Pastorino 1967),
risulta che nel sec. X venne ad abitare in Cremeno (in antico Ceremoen;
nel medioevo Carmandinum, Carmadinum, Carmedinum, Carmainum) Ydo, vicecomes
del comes Oberto, titolare della Marca Obertenga, cui Genova (allora chiamata
Janua) apparteneva. Dalla località il vicecomes trasse il cognome
Carmandinus.
La sua presenza a Genova sarebbe attestata nel 952 dall'atto di possesso
di una vigna presso la chiesa di San Siro (Cambiaso 1907, p.14; AA.VV.
1870), mentre da due atti notarili - uno dell'aprile 1020 e l'altro del
settembre 1026 - risulta che suo nipote Vido II, detto anche Ido, Idone,
Ingo, rispettivamente donò e vendette terreni al monastero di S.
Stefano. Entrambi questi atti furono rogati "...infra castro Carmandino...".
In sostanza, l'avìto castello dei Carmandino era in Cremeno
e Don Cambiaso riteneva che esso fosse ubicato proprio nella località
Castellaro, la stessa dove noi abbiamo misurato passare il meridiano del
Bric di Mezzogiorno.
Ricerche condotte da De Santis all'archivio di stato di Genova, hanno
permesso di accertare che già o ancora nei catasti del 1798, chiuso
nel 1814 (ASG – Fondo catasti - n. registro generale 12), e del 1831 (ASG
– Fondo catasti - n. registro generale 13) erano usati i toponimi "castellaro",
"monte di mezzogiorno", "monte di mezzo giorno", "monti di mezzogiorno",
"monte mezzano", come pure – unici riportati nell’attuale cartografia IGM
- "monte cucco" e "montecucco".
Ci pare perciò probabile che il Bric di Mezzogiorno fosse la
cima sulla verticale della quale si vedeva il Sole culminare a mezzogiorno
dal castello dei Visconti Carmandino e riteniamo altresì che la
nostra ricerca corrobori tendenzialmente l'ipotesi identificativa del Cambiaso.
Un'ulteriore conferma ci arriva da altri orònimi del mezzogiorno
- di prossima pubblicazione - nell'odierna provincia di Cuneo, nei quali
i siti a nord sul meridiano sono in due casi castelli ed in uno la grangia
di una certosa: mai villaggi contadini, ma sempre abitati per così
dire "colti".
Quanto sopra è confermato ed integrato (con il riconoscimento,
nello stesso sito, di un preesistente castellaro protostorico) dalla
C.E.S.A.:"...F7. - Castellaro di Cremeno. Insediamento arroccato preromano
ed altomedioevale a tutela della Strada proveniente da Genova per Granarolo
e Begato e diretta a Tortona, per Mòrego-Bocchetta o passo della
Vittoria..." (Regione Liguria 1991, Relazioni p. 170 e CTR 4.5).
La Prïa du Diaü (foto n. 9).
Lat. 44°39’N; long. 9°00’E; q. m. 700 s.l.m. [I.G.M.I.
1:25000]
-foto n.9-
Questo spuntone naturale di roccia (il cui nome, in dialetto ligure, significa:
Pietra del Diavolo), ergentesi una decina di metri sopra la piatta campagna
circostante nella frazione Piazzo del Comune di Isola del Cantone, è
da tempi remoti usato dai contadini locali per determinare le ore del giorno
in base all’ombra proiettata sui campi circostanti. Costituisce un esempio
ancora vivo di etnoastronomia, tramandata oralmente di generazione in generazione,
che non è stato purtroppo possibile approfondire. Temiamo che, con
la scomparsa degli ultimi anziani (come nel caso del Bric di Mezzogiorno
e della comunità imperiese di Carnino), queste preziose tradizioni
vadano irrimediabilmente perdute.
La Pietra Cavallina.
Lat. 44°27’40”N; long. 9°12’45”E; q. m. 1077 s.l.m.
[C.T.R. 1:50000]
E’ una roccia isolata e panoramica sul crinale WNW del M. Càucaso,
nel Comune di Neirone. Da tempo ritenuta popolarmente una specie di altare
pagano o preistorico (forse anche per un petroglifo incisovi), non presenta
alcuno specifico allineamento astronomico. Infatti la visuale che da essa
si gode spazia libera per quasi 360° e, pertanto, tutti i fenomeni
significativi dei moti apparenti solare e Lunare sono visibili, senza,
per altro, particolari "mire" artificiali.
La torre del castello di Torriglia (foto n. 10).
Lat. 44°31’22”N; long. 9°09’41”E; q.m. 854 [GPS Magellan
310; CTR 1:50 000]
-foto n.10-
Già abitata in epoca preromana e romana, Torriglia è un borgo
appartenuto ai Feudi Imperiali fino al XVIII secolo e non alla Repubblica
di Genova, nonostante la vicinanza e gli stretti rapporti. La sintetica
successione cronologica dei dominii è la seguente: i monaci di Bobbio,
poi il vescovo di Tortona nei secoli X-XII; i Malaspina nei secoli XII-XIII;
i Fieschi nei secoli XIII- XVI; i Visconti e gli Sforza di Milano nel secolo
XV; i Doria dalla celebre congiura dei Fieschi del 02/01/1547 fino al 1797;
la Repubblica bonapartista fino al congresso di Vienna; il regno di Sardegna
poi regno d’Italia.
Il castrum Turriliae è citato per la prima volta in un documento
pontificio del 1153 con l’abbazia di Patrania (7) (Casale 1985, 1995; Stringa
1989, pp. 129-131). La C.E.S.A. dà la seguente definizione: "...F2.
Castello di Torriglia. Ruderi medioevali e d'Età Moderna, sull'antica
strada da Genova per Piacenza o Tortona, dominante il borgo..."
La torre quadrata è certamente la parte più antica
tra quelle oggi visibili, con il basamento in grosse pietre ben squadrate
e bugnate. In vista dei prossimi lavori di restauro ne abbiamo misurato
gli azimut e le declinazioni degli assi, anche ai fini di un ottimale
orientamento delle piante di scavo, con i seguenti risultati:
1) Asse N-S:
AaM 14,84°<>194,54° (6) (e.q.m. ±0,2<>0,09); hv
11,3°<>0,26°; decl.M 54,4°<>-43,41° (e.q.m. ±0,06<>0,08)
2) Asse E-W:
AaM 105,54°<>285,54° (e.q.m.±0,30); hvM 6,84°<>11,74°
(e.q.m. ±1,87<>1,12); decl.M –6,62°<>19,14° (e.q.m.
±1,35<>0,77).
Il risultato più interessante è l’azimut dell’asse W,
che sottende una declinazione molto vicina a quella della stazione intermedia
positiva della Luna, che, nel secolo XI, era 18,42°. Nelle due direzioni
E e W, come si deduce dai valori piuttosto alti degli errori quadratici
medi delle altezze vere, l’altezza dell’orizzonte visibile è molto
accidentata, variando anche di 1° in uno spazio brevissimo. Non avendo
potuto salire sulla terrazza della torre a causa dei lavori in corso, siamo
stati inoltre costretti ad accontentarci di quattro valori di ho (per ciascuna
delle due direzioni) presi al suolo, in mezzo ad infrastrutture edilizie
che rendevano molto problematiche le mire. E’ però rimarchevole
che due altezze verso W (hv 11,24° e 10,23°) abbiano dato, rispettivamente,
decl. 18,90° e 18,21°. Occorrerà attendere la fine dei lavori
di restauro per una più precisa misurazione, ma fin d’ora si può
dire che, di fatto, l’asse W della torre punta nella direzione in cui tramonta
la Luna quando, ogni 6798 giorni, raggiunge la sua declinazione intermedia
positiva. Sul significato di questo allineamento (che riteniamo casuale)
discutiamo nelle conclusioni.
Conclusioni.
L'eterogeneità dei monumenti studiati non consente, ovviamente,
conclusioni “globali”.
In generale, gli edifici "laici" sono risultati sostanzialmente privi
di allineamenti, come era, del resto, prevedibile. Anche la torre del castello
di Torriglia ci pare rientrare in questa condizione: un solo allineamento
su quattro possibili ha elevatissime probabilità di essere casuale.
Per di più la Luna alla sua stazione intermedia è il fenomeno
astronomico meno frequente in archeoastronomia fin dalla preistoria, il
meno "vistoso" ed il meno utile dal punto di vista crono-calendariale.
Il "termine della tavola di Polcevera" é, come già detto,
unico e perciò non è possibile pronunciarsi sulla casualità
o meno delle declinazioni sottese in assenza degli altri ortòstati,
conditio sine qua non per concludere se il limes dell’ager publicus dei
Ligures Viturii Langenses era astronomicamente orientato .
Il Bric di Mezzogiorno continua a rivelarci una ricca documentazione
mano a mano che ne approfondiamo l'indagine, contemporaneamente inserendosi
in una casistica tipologica che annovera altri consimili reperti delle
Alpi sud-occidentali, fin'ora tutti senza eccezione orientati. Preannunciamo
che, in questi stessi giorni di maggio 2002 durante i quali stiamo completando
le correzioni delle bozze del presente poster, abbiamo individuato una
seconda montagna-meridiana in alta Val Polcevera, della quale daremo conto
dettagliatamente in un prossimo lavoro.
Con S. Tommaso di Rapallo ammontano a tre le chiese benedettine liguri
da noi misurate: tutte si sono rivelate astronomicamente orientate. Pare
dunque potersi dedurre, pur ancora nella scarsezza dlle testimonianze materiali
raccolte, che quest'ordine religioso avesse, almeno nella nostra regione,
una particolare attenzione a questi aspetti.
Più enigmatico appare il monastero di Valle Christi. Non è
chiaro se gli orientamenti trovati siano casuali o meno. Da un alto, pur
in numero di quattro-cinque, sono comunque pochi rispetto all’elevato numero
di strutture (monofore, ecc.) potenzialmente orientabili. Dall’altro tre
allineamenti “religiosi” rinvenuti hanno una certa coerenza con l’origine
del monastero: S. Girolamo resse a Betlemme una comunità di monache
che lo avevano seguito; S. Anna e S. Monica sono, come detto, due insigni
figure del Cristianesimo femminile. Ma quante probabilità ci sono
che su due direzioni opposte – qual è l’asse della chiesa – si possano
sottendere contemporaneamente quattro festività religiose? Pochissime
crediamo, a meno di sostenere che il luogo sia stato scelto proprio in
funzione di ciò. Più probabilmente questi orientamenti sono
casuali ed il monastero nacque senza speciali intenzioni astronomiche.
In tal caso, però, dovremmo chiederci il motivo di quest’assenza:
forse perché femminile fin dalle origini? Ovvero: possiamo concludere
che, a differenza dei coevi monasteri maschili, quelli nati per accogliere
comunità femminili escludevano la ricerca architettonica di allineamenti
e fenomeni astronomici? La domanda – legittima - ci pare resti al momento
senza risposta.
Ringraziamenti.
Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito in qualsiasi modo all'esecuzione
di questa ricerca ed in particolare: Ettore Bianchi, Edilio Boccaleri,
Piero Bordo, Carlo Cipriani, Luigi Felolo, Alessandra Frondoni, i gestori
dell'Osteria delle Baracche, Renato Lagomarsino, Tiziano Mannoni, Giovanni
Mennella, Romano Nestori, Giuseppe Novelli, il personale dell'Archivio
di Stato di Genova, Gian Luca Pesce, Giuseppe Poggi, Italo Pucci, Umberto
Torretta.
Un ringraziamento particolarmente sentito:
1) al parroco di Cremeno, che ci ha prestato l'ormai introvabile libro
di Don Cambiaso;
2) al comune ed al sindaco di Rapallo, che ci hanno fatto cortesemente
omaggio del prezioso volume "Rapallo. Le pietre che parlano";
3) a Mauro Casale, vicesindaco di Torriglia e membro del nostro I.I.S.L.
Sez. di Genova, che ci ha fatto dono dei suoi due libri citati in bibliografia.
Note ed abbreviazioni.
1) Per i calcoli ci siamo avvalsi delle Effemeridi Nautiche e delle
Tavole Nautiche dell’Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana
I.I.M. ed abbiamo seguito le procedure descritte in Codebò 1997
b, p. 41-109.
2) A.L.: Archeoastronomia Ligustica;
A.L.A.P.: Associazione Ligure Astrofili Polaris.
A.L.S.S.A.: Associazione Ligure per lo Sviluppo
degli Studi Archeoastronomici.
I.I.S.L.: Istituto Internazionale di Studi
Liguri.
S.A.It.: Società Astronomica Italiana.
S.I.A.: Società Archeoastronomica Italiana
3) Significato dei simboli e delle abbreviazioni usate:
C.E.S..A.: Carta delle Emergenze Storico-Archeologiche,
Regione Liguria 1991, vol. 4.
lat.: latitudine
long.: longitudine
q.m.: quota in metri sul livello del
mare
alfa: angolo misurato con lo strumento
in gradi (quattro)centesimali, tra il reperto oggetto di indagine
ed il Sole.
decl.: declinazione astronomica
M: media dei valori
e.q.m.: errore quadratico medio
g: grado (quattro)centesimale
ho: altezza osservata (altrimenti detta
apparente e/o misurata)
hv: altezza vera
tm: tempo medio locale
Amg: azimut magnetico
Aa: azimut astronomico
o.m.: orizzonte marino
IGM: Istituto Geografico Militare Italiano
CTR: Carta Tecnica Regionale della Liguria
4) Non è stato possibile misurare l’orientamento N.
5) Nelle declinazioni degli edifici religiosi, in cui può esistere
l’orientamento verso la “memoria” del S. Patrono Titolare, abbiamo già
effettuato la riduzione dell’obliquità dell’eclittica con la formula
di Laskar (Meeus 1998, pp. 147-148) e della data gregoriana a quella
giuliana.
6) I due azimut N e S differiscono di poco tra loro perché è
stato possibile misurarli separatamente anziché
ricavare uno dall’altro aggiungendo o sottraendo a quest’ultimo 180°,
come siamo invece stati costretti a fare in altre occasioni, facilmente
identificabili dal fatto che i due valori d’azimut sono perfettamente simmetrici.
7) Un’esauriente rassegna della storia del borgo è data nelle
due eccellenti opere di Mauro Casale citate in bibliografia. E’ auspicabile
che ogni centro storico trovi analoghi studiosi che sappiano raccogliere,
conservare e tramandare ai posteri il patrimonio culturale locale.
Bibliografia.
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